L'offensiva contro la Striscia

Israele toglie l’elettricità a Gaza alla vigilia dei nuovi colloqui in Qatar, il ricatto per fare pressione su Hamas

Esteri - di Redazione

10 Marzo 2025 alle 13:27

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Israele toglie l’elettricità a Gaza alla vigilia dei nuovi colloqui in Qatar, il ricatto per fare pressione su Hamas

Partono col piede sbagliato i nuovi round di colloqui a Doha, in Qatar, tra Israele ed Hamas per il rinnovo del cessate il fuoco a Gaza e il passaggio alla “Fase 2”, incontri ai quali prenderà parte anche l’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che aveva proposto un suo progetto “alternativo” non accettato però dal gruppo palestinese.

Sul tavolo ci sarebbe infatti anche il suo piano, fortemente sostenuto dall’amministrazione Usa di Donald Trump, secondo il quale Hamas dovrebbe rilasciare 10 ostaggi ancora in vita, tra cui l’americano-israeliano Idan Alexander, in cambio di altri 60 giorni di cessate il fuoco.

In questo contesto da domenica 9 marzo il ministro dell’Energia israeliano Eli Cohen ha ordinato l’immediata interruzione delle forniture di elettricità alla Striscia di Gaza come parte di un’azione per fare pressione su Hamas affinché rilasci più ostaggi. Cohen ha spiegato di aver adottato il provvedimento in base ai poteri conferiti dalla licenza concessa alla Israel Electric Corporation nel 1997: il tutto avviene mentre a Gaza è in corso il Ramadan.

Un “puro e semplice ricatto”, come l’ha definito Izzat al-Risheq, membro dell’ufficio politico di Hamas. “La decisione dell’occupazione di interrompere le forniture di elettricità, chiudere i valichi, bloccare l’ingresso di aiuti, soccorsi e carburante e far morire di fame la nostra gente è un’insistenza sulla punizione collettiva, che equivale a un crimine a tutti gli effetti”, ha affermato al-Risheq in una dichiarazione su Telegram.

La prima fase dell’intesa tra Hamas e Israele si è conclusa ormai dal primo marzo, ma i negoziati sulla seconda fase, che dovevano prendere il via a febbraio, non sono mai di fatto iniziati. Al momento le posizioni sembrano distanti: il gruppo radicale islamico preme per entrare nella “Fase 2”, con la cessazione definitiva della guerra e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle sue mani, di cui 22 si ritiene siano ancora vivi; a Gerusalemme invece il premier israeliano Benjamin Netanyahu punta a un proseguimento della prima fase, con l’ulteriore liberazione di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi, ma senza la conclusione del conflitto o il ritiro dei soldati.

D’altra parte Netanyahu e il suo governo restano ostaggio dell’estrema destra religiosa, che con i suoi voti è fondamentale per non far cadere l’esecutivo. Dagli alleati continuano ad arrivare messaggi chiarissimi, col ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader del partito Sionismo Religioso, che in una intervista rilasciata oggi ha annunciato che Israele tornerà presto a combattere a Gaza e che il nuovo capo di Stato maggiore ha un piano più rapido e più intenso di prima: “Lui vuole una campagna molto più intensa, rapida e potente il cui obiettivo è l’occupazione della Striscia di Gaza, la completa distruzione di Hamas e il ritorno degli ostaggi. Non ripeteremo la follia del precedente capo di Stato maggiore”.

di: Redazione - 10 Marzo 2025

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