L'isolamento Usa
Trump dopo il disimpegno in Ucraina taglia i ponti anche con Ue e Nato: via i soldati in Germania e stop alle esercitazioni

Gli effetti del disimpegno americano fortemente voluto da Donald Trump in Ucraina si fanno sentire sul campo di battaglia, ma anche sui tavoli più importanti di confronto tra le potenze, a partire dal G7.
In Ucraina l’offensiva russa si fa devastante, con le forze militari del Cremlino che da due giorni stanno sferrando attacchi martellanti contro le difese ucraine, colpendo in particolare nel Donetsk e sfruttando la scelta dell’amministrazione Trump di stoppare l’invio di armi ma soprattutto di interrompere il flusso di informazione di intelligence all’alleato, che si trova di fatto scoperto di fronte alle offensive delle truppe di Vladimir Putin.
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Ma la situazione è critica anche sul piano diplomatico e politico. Gli Stati Uniti, sempre più disposti ad assecondare le volontà del Cremlino pur di fermare il conflitto in Ucraina, hanno posto il veto alla proposta del G7 di istituire una task force congiunta per contrastare l’elusione delle sanzioni in relazione alla “flotta ombra” russa.
Negli ultimi mesi le navi della flotta ombra sono state sospettate di aver compiuto operazioni di sabotaggio nel Mar Baltico, causando gravi danni ai cavi sottomarini. Oltre a porre il veto alla task force, l’amministrazione Trump sta facendo pressione per attenuare la retorica usata nei confronti della Russia e rafforzare il linguaggio nei confronti della Cina.
Disimpegno americano che coinvolgerà anche la Nato, da cui Trump e soci stanno man mano prendendo le distanze. Gli Stati Uniti, come rivela il quotidiano svedese ‘Expressen’, che diffonde le informazioni fornite da fonti non specificate, avrebbero notificato agli alleati che non intendono partecipare più alle esercitazioni militari in Europa oltre quelle già previste per il 2025. Lo stop riguarderà manovre attualmente in fase di “preparazione” e in programma in Svezia.
Non solo. Il Telegraph aggiunge che da Washington si starebbe anche valutando la possibilità di ritirare 35.000 soldati americani dislocati in ambito Nato in Germania e spostarli in Ungheria, il Paese guidato dall’autocrate filo-russo Viktor Orban, “testa di legno” di Putin nel cuore dell’Europa.