Il caso Cascina Spiotta

Brigate rosse a processo dopo mezzo secolo per l’omicidio del brigadiere D’Alfonso

La procura ha chiuso l’indagine per l’omicidio del brigadiere D’Alfonso alla Cascina Spiotta nel 1975, riaperta dopo un esposto. Era stata archiviata ma la sentenza era andata persa in una alluvione. E quindi i giudici l’hanno revocata senza leggerla

Giustizia - di Frank Cimini - 2 Marzo 2024

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Brigate rosse a processo dopo mezzo secolo per l’omicidio del brigadiere D’Alfonso

In questo paese esiste una struttura di antiterrorismo militante di cui fanno sicuramente parte i pm di Torino che hanno chiuso le indagini sui fatti del 5 giugno 1975 a Cascina Spiotta nell’Alessandrino quando venne uccisa Mara Cagol durante la liberazione dell’imprenditore Vallarino Gancia.

La procura vuole processare Renato Curcio, Mario Moretti, Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada per l’omicidio del brigadiere Giovanni d’Alfonso. Per la procura avrebbero avuto ruoli diversi, tra il sequestro dell’imprenditore e il conflitto a fuoco. Azzolini risponde per l’omicidio D’Alfonso. Moretti e Curcio avrebbero avuto un ruolo di concorso nell’organizzazione del sequestro di Gancia.

Le impronte di Zuffada oltre a quelle di Azzolini sarebbero state trovate nella relazione in cui si spiegavano ai militanti del gruppo le fasi del blitz. Giusto per le famose impronte era stato condannato, l’unico, Massimo Maraschi.

L’indagine era stata riaperta dopo un esposto presentato dagli eredi di D’Alfonso. In precedenza era stata archiviata. Questa sentenza venne revocata nonostante pm e gip non avessero potuto leggerla perché una alluvione l’aveva portata via.

E in questo modo arriviamo adesso alla chiusura dell’indagine nuova che prelude alla richiesta di processo. Ovviamente nel corso degli anni mai si è tentato di accertare se Mara Cagol fosse stata “finita” con un colpo di grazia mentre era a terra inerme.

La giustizia su quegli anni va in una sola direzione. Del resto la storia la raccontano i vincitori e i vinti non hanno diritto di parola. Si tratta della famosa memoria condivisa, appunto la verità raccontata da chi prevalse con i “pentiti”, le leggi speciali, la tortura a conclusione di un durissimo scontro sociale e politico sfociato in una guerra civile a bassa intensità e nemmeno troppo bassa.

L’avvocato Davide Steccanella difensore di Azzolini e Zuffada si limita a commentare: “Voglio sapere se in Italia è possibile revocare una sentenza di proscioglimento senza averla letta. È questa l’eccezione che riproporrò nel corso del procedimento dopo che la Cassazione l’aveva definita intempestiva”.

Curcio interrogato mesi fa come indagato aveva chiesto di essere illuminato sulla morte di sua moglie Mara. Il magistrato promise che si sarebbero messi in moto. Parole al vento. La sensazione è quella di andare verso la celebrazione di un processo per fatti di cinquant’anni fa con indizi molto labili considerando che c’era stato un non luogo a procedere. Ma i Torquemada manco una alluvione li ferma.

2 Marzo 2024

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