Non ha convinto lo spettacolo della Rai
La regia di Maurizio Pagnussat di Sanremo è un flop: tra scelte incomprensibili e incidenti di percorso c’è molto da migliorare
Pronti via e c'è il primo problema grave: 30 secondi di Carlo Conti in mute. Ma la serata prosegue con altri errori e scelte azzardate
Spettacoli - di Piero de Cindio

Parte il Sanremo targato Carlo Conti edizione 2025 ed è subito polemica. L’inizio della kermesse ieri sera è stato decisamente imbarazzante con i primi 20 o 30 secondi in cui il buon Carlo è rimasto muto a causa di un problema tecnico in regia o forse all’impianto audio. Ma questo è stato solo il primo di una serie di scelte incomprensibili e incidenti di percorso. La regia, che quest’anno è stata affidata a Maurizio Pagnussat da sempre il regista delle trasmissioni targate Carlo Conti fin dai tempi di “Big!” trasmissione del 1988. Uno dei massimi esperti di produzioni per la TV che ha accompagnato il presentatore fiorentino nel trienni tra il 2015 e il 2017.
La serata ci ha proposto moltissime “dissolvenze al nero” incomprensibili ed utilizzate in modo che agli spettatori è sembrato addirittura casuale così come le scelte di effetti da “video matrimoniale“. L’audio poi è sembrato molto al di sotto degli standard degli ultimi Sanremo. Da una regia di un prodotto per la TV ci si aspetta di ritrovare un montaggio che crei un senso e una dimensione temporale di cosa sta accadendo in quel preciso momento sul palco, unendo inquadrature che ne colgano dettagli e particolari dando cosi una forma ed un ritmo narrativo. Le regole dovrebbero essere quelle classiche della grammatica cinematografica e sono quelle che lo spettatore si aspetta di ritrovare per comprendere il senso dell’evento.
Inserire delle “dissolvenze al nero” è sembrata una scelta non azzardata ma del tutto incomprensibile e del tutto casuale. La grammatica e la sintassi cinematografica sono assolutamente alla base di qualsiasi produzione audiovisiva. Per un evento live la scelta dovrebbe ricadere su un tipo di montaggio “invisibile” che restituisca una continuità del racconto ed è questo che ieri nella regia di Maurizio Pagnussat è sembrato saltato. Lo spettatore ha avuto la percezione nitida e chiara del lavoro di montaggio che è in completa contraddizione con un montaggio non percettibile e questo principalmente per le scelte dei raccordi e dissolvenze che per chi scrive sono state completamente no-sense.
Da una regia di un evento come Sanremo il montaggio “invisibile” è l’unica strada percorribile con raccordi utilizzati per mascherare il montaggio stesso in modo da dare quella sensazione live e di continuità e non dare la sensazione allo spettatore degli stacchi tra le varie inquadrature e scene. Anche le transizioni assumono un importanza fondamentale, definite come la punteggiatura, dovrebbero servire a determinare la struttura narrativa, il ritmo e anche il significato di cosa si sta vedendo. La dissolvenza utilizzata più volte da Pagnussat si configurerebbe come una “dissolvenza in chiusura” ovvero una transizione graduale al nero totale. Non ci ha convinto lo spettacolo televisivo che ci ha restituito la regia ieri sera. Serata da 4 in pagella sperando nelle prossime serate.