La strage

Quando i bimbi rom furono sterminati, la Shoah dimenticata dei Sinti ad Auschwitz: “Vi portiamo in gita”

I piccoli erano stati sottratti alle loro famiglie e chiusi nell’orfanotrofio di Mulfingen, dove furono usati come cavie in un esperimento che doveva dimostrare “l’inferiorità razziale degli zingari”. Finiti gli studi, i piccoli furono condotti ad Auschwitz.

Editoriali - di Dijana Pavlovic

2 Febbraio 2025 alle 17:30

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Quando i bimbi rom furono sterminati, la Shoah dimenticata dei Sinti ad Auschwitz: “Vi portiamo in gita”

La storia dimenticata dei bambini di Mulfingen e la rivolta del 16 maggio 1944

Tra le tante tragedie della persecuzione nazista contro i Rom e i Sinti, la vicenda dei bambini di Mulfingen rappresenta un capitolo di inganno e sofferenza che non deve essere dimenticato. Questi 39 bambini Sinti, sottratti alle loro famiglie e affidati all’orfanotrofi o cattolico St. Josefspflege, divennero inconsapevolmente cavie di un’ideologia razzista travestita da scienza.

La figura di Eva Justin e l’inganno di Lolichai

I bambini chiamavano “Lolichai” Eva Justin, l’assistente di Robert Ritter presso l’Istituto di Biologia Razziale del Reich. Con i suoi capelli rossi e i modi affabili, Justin si guadagnò la fiducia dei piccoli, distribuendo caramelle e coinvolgendoli in attività apparentemente innocue, come raccogliere mele o infilare perline. Tuttavia, dietro quella facciata amichevole si nascondeva un obiettivo spietato: dimostrare che i Sinti, anche se cresciuti in ambienti non appartenenti alla loro cultura, erano intrinsecamente “inadatti” a integrarsi nella società tedesca. Justin condusse studi approfonditi su questi bambini per completare la sua tesi di dottorato, concludendo che l’educazione di individui appartenenti alla “razza zingara” fosse inutile. Questa conclusione fornì una base pseudoscientifica alle politiche di sterminio naziste, condannando i bambini di Mulfingen a un destino già scritto.

La falsa gita e il viaggio verso Auschwitz

Nel maggio 1944, con la tesi ormai completata, i bambini furono informati che avrebbero partecipato a una gita. Furono lavati, vestiti con abiti nuovi e ricevettero un panino e una mela ciascuno. Salirono pieni di fiducia su un autobus, ma quel viaggio li condusse a una stazione ferroviaria. Da lì, furono caricati su un treno diretto ad Auschwitz-Birkenau, nel famigerato settore Zigeunerlager (“campo degli zingari”). Angela Reinhardt, l’unica bambina a non salire sull’autobus, si salvò perché era registrata con il cognome tedesco della madre e il suo nome non compariva nell’elenco dei deportati. La sua testimonianza sarebbe divenuta anni dopo una preziosa fonte per comprendere il destino dei suoi compagni.

La rivolta del 16 maggio 1944

I bambini di Mulfingen arrivarono ad Auschwitz il 9 maggio 1944, una settimana prima di uno degli episodi più significativi nella storia del campo. Il 16 maggio, i prigionieri dello Zigeunerlager, circa 6.000 Rom e Sinti, opposero resistenza armata alle SS, che avevano pianificato la “liquidazione” del settore. Allertati in anticipo, uomini, donne e bambini si armarono con utensili, bastoni e tutto ciò che avevano a disposizione. Il loro coraggio costrinse le SS a ritirarsi temporaneamente, temendo che la rivolta potesse diffondersi nel campo. La rivolta rappresentò una delle rare occasioni in cui i prigionieri riuscirono a opporsi collettivamente ai loro carnefici. Tuttavia, fu solo un rinvio dell’inevitabile: nei mesi successivi, la maggior parte degli abitanti del Zigeunerlager, inclusi i bambini di Mulfingen, trovò la morte nelle camere a gas o per le terribili condizioni di vita nel campo.

Il peso della memoria

Dopo la guerra, Angela Reinhardt sopravvisse per raccontare la storia dei suoi compagni. La sua testimonianza, raccolta in un libro, è un monito contro l’indifferenza e il razzismo. I nomi di quei bambini – Otto Horn, Adolf Reinhardt, Helene Reinhardt, Maria Franz, Anna Winterstein, Johanna Reinhardt e molti altri – sono simboli di vite spezzate e della brutalità di un sistema che vedeva la scienza come strumento di oppressione. La vicenda dei bambini di Mulfi ngen e la rivolta del 16 maggio 1944 sono un richiamo a riconoscere il Porrajmos, il genocidio dei Rom e dei Sinti, come parte integrante delle atrocità naziste. Ricordare queste storie è essenziale non solo per onorare le vittime, ma per combattere l’odio e l’intolleranza che ancora oggi colpiscono queste comunità.

 

Ecco i nomi dei 39 bambini di Mulfingen trasferiti a Buchenwald e Ravensbrück e alcune delle loro foto:

1. Karl Mai
2. Albert Kurz
3. Otto Kurz
4. Thomas Kurz
5. Josef Köhler
6. Anton Köhler
7. Franz Köhler
8. Johann Köhler
9. Wilhelm Georges
10. Ferdinand Georges
11. Heinz Winter
12. Josef Winter
13. Reinhard Weiss
14. Anton Reinhardt
15. Adolf Reinhardt
16. Andreas Reinhardt*
17. Friedrich Eckstein
18. Martin Eckstein
19. Amandus Eckstein
20. Hildegard Reinhardt
21. Sophie Reinhardt
22. Anna Reinhardt
23. Rosina Weiss
24. Maria Weiss
25. Scholastika Reinhardt
26. Amalie Reinhardt*
27. Ottilie Reinhardt
28. Klara Reinhardt
29. Martha Mai
30. Louise Mai
31. Elisabeth Mai
32. Sonia Kurz
33. Johanna Köhler
34. Olga Köhler
35. Elise Köhler
36. Rosa Georges*
37. Sofie Georges
38. Rudi Selig
39. Maria Selig
40. Luise Würges*

 

 

 

2 Febbraio 2025

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