L'Olocausto misconosciuto

L’altro olocausto dimenticato: le persecuzioni e i massacri contro rom e sinti

Dai campi di sterminio tedeschi alle leggi razziali: in migliaia furono deportati e uccisi. Ma l’orrore non finì con il nazifascismo: in molti Stati d’Europa prese piede la sterilizzazione

Editoriali - di Redazione Web

25 Gennaio 2025 alle 12:00

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Photo credits: Benvegnù Guaitoli/Imagoeconomica
Photo credits: Benvegnù Guaitoli/Imagoeconomica

PORRAJMOS – percorso storico

30 gennaio 1933 presa del potere da parte di Hitler

21 Marzo 1933 Sulla prima pagina del Münchner Neuesten Nachrichten Himmler: “Mercoledì 22 Marzo 1933 verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio”.

15 settembre 1935 Le tre leggi di Norimberga – Nei confronti del popolo ebreo la categoria di nemico della Volksgemeinschaft, era univoca, e quindi la sequenza delle disposizioni normative assunte dai nazisti immediatamente dopo la presa del potere, è lineare nella pratica e nel tempo. Per rom e sinti, pur portando allo stesso esito, la definizione di razza estranea e quindi alle camere a gas, il percorso è stato diverso nella definizione del problema razziale, negli aspetti normativi, nei tempi dell’attuazione. Rom e sinti subiscono un doppio razzismo, collocati nel punto di incontro delle due varianti del razzismo: quella etnica, biologico-razziale e quella sociale, di igiene razziale. Questo doppio razzismo si collegava senza soluzione di continuità con i pregiudizi tradizionali di cui rom e sinti sono vittime da secoli. Dal 1933 al 1937 la “questione zingara” non è oggetto di interventi legislativi o normativi specifici ma rom e sinti vengono compresi in norme e disposizioni di ordine pubblico, come la legge approvata il 23 Marzo 1934 per l’espulsione dal Reich degli stranieri colpevoli di accattonaggio e nomadismo abituale.

1936 La svolta per la soluzione finale

3 Gennaio 1936, il ministro dell’interno, a proposito dell’applicazione delle leggi di Norimberga:In Europa sono di sangue estraneo alla specie oltre agli ebrei solo gli zingari”.

Agosto 1936 Marzahn, il primo campo per zingari e la Centrale di ricerca sull’igiene razziale e la biologia della popolazione la fine di individuare, identificare e catalogare rom e sinti secondo le caratteristiche razziali (i 5 gradi). Rom e sinti non sono più oggetto solo di misure di ordine sociale. Arriva la tesi di Robert Ritter ed Eva Justin.

8 Dicembre 1938 Himmler emana il decreto per il contrasto alla piaga zingara. Obiettivo: “rompere con il precedente trattamento della questione zingara. Le esperienze raccolte fino ad ora nella lotta alla piaga zingara e le conoscenze ottenute attraverso le ricerche di biologia razziale fanno apparire appropriato affrontare la sistemazione della questione zingara dall’essenza della razza”.

7 Ottobre 1939, l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich diretto dal Generale delle SS Reinhard Heydrich emana il decreto di stabilizzazione, in base al quale non possono lasciare il luogo in cui si trovano e rom e sinti devono essere censiti sul territorio nazionale.

1942 I decreti RSHA V 251/42 e RSHA V AZ 2551/42 estendono a rom e sinti la normativa sul lavoro e l’espulsione dall’Esercito già in vigore per gli ebrei.

16 Dicembre 1942. Himmler, Decreto Auschwitz in base al quale tutti i rom e sinti, senza eccezione, entro il 1° Aprile 1943 devono essere internati nel Familienlager di Auschwitz. Dal Febbraio 1943 entra in funzione nella sezione B IIe lo Zigeunerlager. Nei territori degli alleati (Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Crazia) e in quelli occupati si procede al rastrellamento, all’internamento e all’uccisone, spesso con fucilazioni sul posto o con le camere a gas mobili (Polonia, unione sovietica)

16 Maggio 1944 viene decisa la liquidazione dello Zigeunerlager per far posto agli ebrei ungheresi, impedita dalla rivolta di rom e sinti. Le SS procedettero allora prima all’evacuazione dei circa 3000 tra donne e uomini ancora sfruttabili per il lavoro forzato.

2 Agosto 1944. In una sola notte vengono passati per il camino dei crematori i circa 4300 vecchi, donne e bambini rimasti.

27 Gennaio 1945. L’Armata Rossa entra ad Auschwitz–Birkenau: trova vivi solo 4 sinti.

UNA PAGINA OSCURA DELLA STORIA ITALIANA

La difesa della razza – Dopo Lombroso, Eugenetica condivisa dal mondo scientifico. La teoria razziale fascista si condensa nel Manifesto della razza. Pubblicato su Il Giornale d’Italia del 14 Luglio 1938. Il Manifesto, anticipa di poche settimane la legislazione razziale antiebraica del Novembre: “I caratteri fisici e psicologici (Lombroso) puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo”, impostando in questo modo il problema della lotta contro il meticciato.

11 Settembre 1940. Circolare del capo della polizia, Arturo Bocchini ai prefetti: internamento su tutto il territorio italiano di rom e sinti in campi dedicati a loro. Venivano internati sia rom e sinti italiani, sia rom che tentavano di fuggire alla ferocia degli ustascia. Nascevano perciò campi di concentramento per rom e sinti ad Agnone, Berra (Ferrara), Prignano sulla Secchia (Modena), Torino di Sangro, Chieti, Fontecchio negli Abruzzi; Perdardefogus, Tossicia. Il destino di rom e sinti in Italia avrà tuttavia esiti meno funesti: si spezza in due.

8 Settembre 1943. Con l’armistizio e la cessazione delle ostilità contro gli alleati la storia dei campi italiani si spezza in due. Nell’Italia meridionale liberata, dove era il numero maggiore di campi di internamento, rom e sinti furono liberati. Nel 1943 era avviata la fase finale del genocidio di ebrei e di rom e sinti. Nell’Italia settentrionale, sotto il regime della repubblica di Salò, per rom e sinti si passò dall’internamento all’invio nei Lager tedeschi.

Paesi coinvolti e casi documentati di sterilizzazione forzata delle donne rom:

Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca e Slovacchia): durante il regime comunista (anni 70-80) e negli anni 90-’00, politiche ufficiali di sterilizzazione miravano a ridurre la popolazione rom. Le donne venivano costrette a firmare il consenso sotto anestesia o senza spiegazioni, spesso dopo il parto. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannò la Slovacchia nel 2009, e nel 2021 la Repubblica Ceca ha istituito un fondo di risarcimento.

Ungheria:
Casi documentati dagli anni 80 fino agli anni 2000. Sterilizzazioni coercitive in ospedali pubblici senza consenso informato. Sentenze giudiziarie favorevoli alle vittime, ma senza risarcimenti sistematici.

Romania:
Casi presenti dagli anni 70-90, con sterilizzazioni motivate da stereotipi razzisti. Nessun riconoscimento ufficiale o risarcimento ad oggi.

Svezia:
Tra gli anni 30 e 70, politiche di eugenetica portarono alla sterilizzazione di Rom e Sinti. Il governo svedese ha riconosciuto le responsabilità e risarcito alcune vittime.

Norvegia:
Anche in Norvegia, tra gli anni 30 e 70, le minoranze rom e sinti furono soggette a sterilizzazioni forzate nell’ambito di programmi di eugenetica. Il governo ha ammesso le violazioni e stanziato risarcimenti.

Spagna:
Durante la dittatura di Franco (1939-1975), furono segnalate sterilizzazioni mirate contro le donne rom. Non esistono riconoscimenti ufficiali.

Svizzera:
Tra gli anni 20 e 70, Pro Juventute gestì il programma “Kinder der Landstrasse” (Bambini della strada), che prevedeva la sterilizzazione delle madri rom e la rimozione dei loro figli. Il governo svizzero ha chiesto scusa e risarcito parzialmente le vittime.

Bulgaria:
Negli anni 70-90, le donne rom venivano sterilizzate spesso come condizione per ricevere assistenza sanitaria o sociale. Mancano riconoscimenti ufficiali.

Italia:
Negli anni 70-90 sono stati segnalati casi di sterilizzazioni forzate e rimozione dei bambini rom nell’ambito di politiche discriminatorie locali. Nessun riconoscimento ufficiale o indagini approfondite.

Le condizioni dei rom oggi in Europa

Le ricerche più recenti evidenziano che la popolazione Rom in Europa continua a vivere in condizioni di significativa deprivazione socioeconomica. Secondo un rapporto del 2022 dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), l’80% dei Rom intervistati è a rischio di povertà, una percentuale significativamente superiore alla media europea del 17%. Le condizioni abitative rappresentano un aspetto critico: il 22% dei Rom vive in abitazioni prive di acqua corrente e il 33% non dispone di servizi igienici interni. Solo il 44% dei bambini Rom partecipa all’educazione della prima infanzia, una cifra che rimane pressoché invariata rispetto alle rilevazioni precedenti e inferiore rispetto ai coetanei della popolazione generale.

Sul fronte occupazionale, il 43% dei Rom intervistati ha un lavoro retribuito, in netto contrasto con il tasso medio di occupazione dell’UE, che nel 2020 era del 72%. La discriminazione rimane una sfida significativa: il 25% dei Rom ha riferito di aver subito discriminazioni nell’ultimo anno in ambiti quali l’occupazione, l’alloggio, la salute e l’istruzione. 80% degli europei ha pregiudizi nei confronti dei Rom. Esiste una disparità nell’aspettativa di vita: gli uomini Rom vivono in media 9 anni in meno e le donne Rom 11 anni in meno rispetto alla popolazione generale.

25 Gennaio 2025

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