Le parole della senatrice
Liliana Segre e “l’accoglienza”: la ricetta per evitare il ripetersi dell’orrore dei lager nazisti
Segre ha esortato i ragazzi ad approfondire: “Bisogna studiare la storia, la geografia e staccarsi dal telefonino. Bisogna studiare a fondo la storia dell’ultimo secolo, un testo di uno storico non di parte. Sono tre cose semplici”.
Politica - di Redazione Web

“Accoglienza. Accoglienza dell’altro, di qualunque colore, di qualunque religione, etnia, nazionalità. L’accoglienza risolverebbe tutti i problemi”. È questo il cuore dell’intervento che Liliana Segre ha pronunciato al Quirinale per il Giorno della memoria.
Incalzata dagli studenti, che le chiedevano in quale maniera si possa evitare che gli orrori nazisti dei lager si ripresentino anche in questo millennio, la senatrice a vita ha risposto così: “In una sola parola, vi dico: ‘accoglienza’”. Segre ha poi esortato i ragazzi ad approfondire: “Bisogna studiare la storia, la geografia e staccarsi dal telefonino. Bisogna studiare a fondo la storia dell’ultimo secolo, un testo di uno storico non di parte. Sono tre cose semplici”.
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Straziante il ricordo della deportazione: «Prima del 27 gennaio – ha raccontato – fu interrotto il lavoro nella fabbrica dove lavoravo per fare la “marcia della morte“, chiamata così perché chi non riusciva a camminare veniva ucciso. Io camminavo senza voltarmi. Io ero così abituata a quella visione che non mi voltavo, mettevo una gamba davanti all’altra e andavo avanti. Volevo vivere. Sono passati 80 anni e oggi son una vecchia ma sono sempre quella Liliana d’allora, con una gamba davanti all’altra. E così vado tra minacce, parolacce che mi vengono riferite e riportate tutti i giorni in grande abbondanza». «Quando mio figlio mi dice ‘sei depressa’ rispondo sempre ‘una gamba davanti all’altra’».