Il caso Campania
Terzo mandato, prove di tregua tra De Luca e il Pd
Il governatore tratta con il Nazareno: se la Consulta dovesse dare ragione al governo e impedirgli di ricandidarsi, potrà scegliersi il candidato
Politica - di David Romoli

Il ricorso del governo contro la legge regionale campana che rende possibile la candidatura del governatore De Luca per un terzo mandato? “Non ho letto niente”, liquida sbrigativo la faccenda il diretto interessato e l’assenza di frecciate, dopo i fuochi artificiali di pochi giorni fa, sembra avvalorare le voci secondo cui sarebbe in corso una trattativa tra Pd e presidente della Campania alla ricerca dell’accordo su un candidato gradito a De Luca. Ove la Consulta desse ragione al governo sbarrando così la strada al terzo mandato De Luca avrebbe sempre la possibilità di mettere in campo un “suo” candidato, decretando così comunque la sconfitta del Campo di Elly.
Da parte del Nazareno la trattativa sarebbe comunque un passo nella giusta direzione: in Campania, forse anche per inesperienza, una segretaria del Pd allora appena arrivata aveva infatti affidato il caso a esponenti del suo partito molto ostili a De Luca, più crociati che diplomatici, come Misiani e Sandro Ruotolo. Decisamente non la via migliore per evitare uno scontro in campo aperto alle prossime regionali. Gli ostacoli, certo, non mancano. De Luca è furioso e non ha tutti i torti. In generale la storia del terzo mandato ha infatti assunto nella politica italiana caratteri molto meno limpidi di quanto non appaia, e lo stesso governatore nell’intemerata di alcuni giorni fa non aveva mancato di elencarli.
Il vincolo è tale per governatori e sindaci ma non per premier, ministri, parlamentari né per lo stesso presidente della Repubblica. È vero che molti partiti, come lo stesso Pd, in Parlamento hanno provveduto con un proprio codice interno, il quale però lascia aperta una porta di fatto discrezionale per le deroghe. Dunque ci sono partiti che consentono mandati illimitati e altri che vietano di andare oltre i due salvo grazia del capopartito, che acquista così un potere di fatto sovrano. Nella riforma Meloni, il premierato, il limite dei due mandati però c’è ma solo per il presidente del Consiglio eletto. Il vincolo, insomma, sembra essere collegato all’elezione diretta più che al notevole potere di cui dispongono i governatori ed è lecito sospettare che il problema non sia tanto il potere che finirebbero per assumere con un terzo mandato quanto quello che possono far pesare nel confronto con il governo centrale.
I precedenti governi, inoltre, non hanno impugnato leggi regionali affini, se non addirittura identiche a quella bocciata in Campania. Il caso più clamoroso è quello del Veneto, dove Luca Zaia è impegnato in un braccio di ferro parallelo a quello di De Luca in Campania. Il vicerè del Veneto, però, mira non al terzo ma al quarto mandato, avendo ottenuto il terzo senza impugnazioni di sorta. Per questo il collega campano ironizza: “Zaia sta bene, non ha problemi. Ha già finito il suo mandato”. In realtà la premier ha tirato sulla legge di De Luca soprattutto per colpire Zaia. FdI vuole il Veneto e non lo nasconde. Con il popolarissimo Zaia in campo non avrebbe alcuna possibilità e permettere la terza candidatura a De Luca avrebbe voluto dire spalancare le porte per la quarta a Zaia.
Il secondo, enorme, macigno sulla strada di un accordo tra Pd e governatore è il M5s. Conte mirava sin dall’inizio a mettere in campo l’ex presidente della Camera Fico e ancora culla quel sogno. I sondaggi però non lo confortano e con Fico candidato l’intesa con De Luca sarebbe impossibile. Ma anche se dovesse rinunciare all’ex presidente della Camera non è affatto detto, ed è anzi decisamente difficile, che i 5S accettino di appoggiare un candidato indicato dal presidente uscente rinunciando a una candidatura che da mesi danno per assolutamente certa.
Dunque, anche se ieri qualche segnale di maggiore serenità o almeno non tempestoso come al solito c’era, l’eventualità di una spaccatura in Campania, o con De Luca da solo, ma fortissimo, contro il Campo Largo, o con il Pd e De Luca contro i 5S è tutt’altro che fugata. Elly si può riconsolare pensando che la rivale Giorgia ha problemi simili in Veneto, anche se i due casi non sono realmente identici perché la frattura della destra sarebbe comunque meno irrecuperabile di quella della sinistra in Campania. Ma è una riconsolazione limitata e forse decidersi ad affrontare il nodo dei terzi mandati senza ipocrisie, come le definisce proprio De Luca, sarebbe il vero passo nella giusta direzione.