Il caso del cardinale
Papa Francesco dia giustizia al cardinale Becciu, come può tollerare la sua crocefissione?
Aprire la Porta Santa a Rebibbia è stato un gesto straordinario di vicinanza ai carcerati. Ma come può tollerare Bergoglio la crocefissione del Monsignore?
Cronaca - di Renato Farina
Caro Direttore,
apprezzo moltissimo il gesto del Papa, il suo totale immedesimarsi con i detenuti e la loro pena. E penso che la lettura che ne dai tu sia prossima al cuore di Francesco mentre picchia e direi sfonda a Rebibbia la Porta Santa, condotto da una forza più potente delle sue infermità. Grande e Santo Papa!
Mi chiedo però, un momento dopo, come sia possibile che lo stesso Papa abbia tollerato un esercizio dell’azione penale, nello Stato di cui è monarca assoluto, che ha calpestato le regole – frutto della civiltà cristiana – le quali hanno preso il nome di “habeas corpus”. Mi riferisco al processo contro il cardinale Angelo Becciu (e altri), che ha avuto come premessa il 24 settembre 2020 una sorta di “crocefissione cautelare” praticata dallo stesso Pontefice sulla base di prove fattegli apparire come incontrovertibili e poi totalmente screditate durante il dibattimento.
Crocefissione cautelare? La cruda espressione è dello storico della Chiesa Alberto Mellone, ma è la sola adeguata dinanzi al pubblico sfregio del cardinale sardo oggetto di una “character assassination” istantanea: appeso per i piedi davanti all’opinione pubblica mondiale dalla massima autorità morale del pianeta come “il cattivo ladrone” prima di poter esercitare qualsiasi forma di difesa, cosa che nel corso di questi quattro anni non ha mai di fatto – così come gli altri imputati – potuto praticare.
Si pensi che – in questo specialissimo processo – il procuratore (che in Vaticano si chiama promotore di giustizia) ha potuto agire senza alcun filtro di un giudice terzo, potendo usufruire di quattro disposizioni papali tenute segrete (rescripta) che hanno modificato la procedura penale vaticana solo per questa causa, allargando di volta in volta i poteri dell’accusa. Esse per inerzia, salvo sterzate dall’alto, condurranno in carcere – con palese ingiustizia – persone che, se devono essere sottoposte a giustizia umana, hanno diritto a un giusto processo.
Io ho fiducia. Come non averla? La figura del Santo Padre che entra a Rebibbia e la spalanca al Cielo mi commuove profondamente, e ritengo che un Papa di questa fatta saprà, secondo la genialità dei doni di Pietro in questo Anno Giubilare, correggere la tragica condotta degli organi giudiziari che da Monarca Vaticano ha finora avallato. Non attenda – mi permetto di implorare – di concedere la grazia sovrana a condanne sigillate. Sarebbe un sigillo squalificato. Basti dire che le motivazioni delle condanne di primo grado fornite dal Tribunale contengono la rivendicazione della non accettazione, da parte dello Stato Vaticano, dei principi della Convenzione europea dei diritti umani (Cedu) che non solo la Ue ma Russia, Turchia e altri hanno ratificato. Un passo in questa direzione sarebbe un atto politico? Di sicuro sarebbe un atto da Papa Francesco.