Washington conferma i rumors

Cosa prevede la tregua tra Israele e Hamas: la pace sembra vicina

Il consigliere per la sicurezza John Kirby spiega che c’è motivo di essere “cautamente ottimisti”. Ma è giallo sulla presenza di Netanyahu al Cairo

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

18 Dicembre 2024 alle 07:00

Condividi l'articolo

AP Photo/Ariel Schalit, File – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Ariel Schalit, File – Associated Press / LaPresse

La fumata bianca ancora non c’è. Ma mai come in queste ore un accordo per Gaza sembra possibile. Dopo che l’agenzia di stampa Reuters ha riferito che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è in viaggio verso Il Cairo per colloqui su tregua e rilascio degli ostaggi a Gaza, il portavoce del capo del governo ha dichiarato che Netanyahu non si trova attualmente nella capitale egiziana, ma non ha negato che sia in viaggio. “Contrariamente alle voci, il primo ministro Netanyahu non è al Cairo e non c’è nulla di nuovo riguardo a Eli Cohen”, ha twittato Omer Dostri.

Questa è anche la prima volta che la leadership israeliana ha negato che i resti dell’ex spia Eli Cohen siano stati rimpatriati dalla Siria da quando sono iniziate a circolare voci a riguardo. L’ufficio del primo ministro israeliano ha rivelato che ieri il premier si trovava sul Monte Hermon, al confine con la Siria, per fare il punto della situazione con il ministro della Difesa Israel Katz, il capo di Stato Maggiore delle Idf, Herzi Halevi, il capo dello Shin Bet Ronen Bar e il capo del Comando Settentrionale, maggior generale Uri Gordin. Netanyahu “ha esaminato i preparativi delle Idf sul campo e ha stabilito le regole per la fase successiva”, ha affermato il suo ufficio, secondo quanto riporta il Times of Israel. Le voci si rincorrono per ore dopo che è stato visto il premier partire in elicottero. Alla fine, arriva la smentita della presenza di Netanyahu in Egitto. «Intensi sforzi egiziani e qatarioti con tutte le parti per raggiungere un accordo di tregua nella Striscia di Gaza»: scrive su X l’emittente pubblica egiziana al-Qahera. Ma: «Una fonte egiziana informata ha smentito quanto affermato da alcune notizie di media riguardo una prossima visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Cairo», scrive il sito di Skynews Arabia.

Il secondo scambio di prigionieri in oltre 14 mesi di guerra potrebbe avvenire entro la festa ebraica di Hannukkah, che quest’anno comincia il 25 dicembre. Ad alimentare un certo ottimismo è stato il ministro degli Esteri Israel Katz che, stando ai resoconti dei media di un suo intervento alla Commissione Esteri e Difesa della Knesset, avrebbe riecheggiato le parole del premier Netanyahu, espresse domenica dopo la telefonata con Donald Trump. Il presidente eletto degli Stati Uniti è apparso sempre più determinato a far tornare gli ostaggi a casa entro il suo insediamento il 20 gennaio, considerando quella data come una sorta di ultimatum a Hamas. Altrimenti, ha ribadito, «si scatenerà l’inferno».

Un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri da oltre un anno nell’enclave palestinese è possibile se Israele smetterà di porre nuove condizioni. È la posizione di Hamas, che in un comunicato parla di “colloqui positivi”, secondo quanto riporta le tv satellitare al-Jazeera. La tregua a Gaza si starebbe avvicinando. È quanto afferma John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa. «Crediamo che ci stiamo avvicinando a un accordo per il cessate il fuoco a Gaza», ha detto il funzionario a Fox News. «Crediamo, e gli israeliani lo hanno detto, che ci stiamo avvicinando, e non c’è dubbio, ci crediamo, ma siamo anche cauti nel nostro ottimismo», ha detto ancora Kirby, «ci siamo già trovati in questa posizione in cui non siamo stati in grado di arrivare al traguardo».

Intanto, i familiari israeliani dei prigionieri ancora detenuti nella Striscia di Gaza hanno manifestato davanti al palazzo del partito al governo, il Likud, per chiedere un accordo che garantisca la liberazione dei prigionieri. Hanno anche bloccato King George Street nel centro di Tel Aviv e scandito slogan. «Sceglierai come sarai ricordato nelle pagine della storia: come qualcuno che ha salvato, è tornato e ha riabilitato, o come qualcuno che ha ostacolato e abbandonato», ha detto uno dei dimostranti in un discorso rivolto al primo ministro Netanyahu.
A Gaza è il 426° giorno di guerra. Sono 44.976 i morti e 106.759 i feriti dall’inizio del conflitto, secondo le autorità controllate da Hamas. Per autorevoli organismi internazionali sarebbero cifre in difetto.

18 Dicembre 2024

Condividi l'articolo