Strage nella baraccopoli
Muore il figlio di 7 anni, il boss accusa la comunità voodoo della malattia: uccise oltre 184 persone ad Haiti
I massacri a colpi di machete e coltelli. "Sarebbero stati in grado di lanciare un incantesimo negativo su suo figlio". I riti voodoo sono tra le religioni ufficiali ad Haiti
Esteri - di Redazione Web
Almeno 184 persone sono state uccise ad Haiti, nella comunità voodoo di Port-au-Prince, la capitale, secondo quanto ricostruito finora per volere del capo di una banda criminale locale. A rendere nota la notizia l’organizzazione civile Comitato per la Pace e lo Sviluppo (Cpd). La maggior parte delle persone uccise sono state massacrate a colpi di machete e coltelli. La strage si iscrive nel clima di violenze e tensioni che negli ultimi mesi si stanno perpetrando ad Haiti.
Il massacro sarebbe durato almeno due giorni, è iniziato nella notte di venerdì scorso. “Ha deciso di punire crudelmente tutti gli anziani e i praticanti del voodoo che, nella sua immaginazione, sarebbero stati in grado di lanciare un incantesimo negativo su suo figlio”, ha dichiarato in un comunicato l’organizzazione che ha sede ad Haiti. Il boss della gang che avrebbe ordinato il massacro si chiama Monel Felix, noto anche come Micanor Altes o King Micanor.
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Aveva un figlio di sette anni, morto sabato scorso a causa di una grave malattia. A suggerire che il male del bambino fosse stato causato dai riti voodoo sarebbe stato un sacerdote. Il voodoo è una delle religioni ufficiali di Haiti. È nata in Africa ed è arrivata nel continente Americano tramite gli schiavi. Assegna un’anima a ogni essere vivente, compresi animali e piante. Bersaglio dei raid praticanti dei riti. Anche anziani, secondo le stime almeno 127, e donne tra le vittime.
Le vittime erano residenti della baraccopoli di Cité Soleil, una delle più grandi della capitale haitiana. Soltanto venerdì ne erano state uccise 60, la strage è continuata tra sabato e domenica. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato la violenza “orribile”. Lo scorso giugno era arrivato il primo gruppo di agenti di una missione internazionale sostenuta dall’ONU per aiutare le autorità locali. 400 agenti quando ne erano attesi 2.500. Le violenze consumate dalle bande criminali negli ultimi mesi sono diventate infatti ancora più intense, hanno peggiorato ulteriormente una situazione umanitaria già critica da anni.