Il sit-in a Montecitorio
I dati allarmanti del femminicidio in Italia: il patriarcato esiste eccome
Alla Camera un minuto “di rumore” per Giulia Cecchettin, sit-in di ‘Non una di meno’ a Montecitorio. Mattarella: “Quanto fatto finora non è sufficiente”
Cronaca - di Graziella Balestrieri
Manifestazioni, sit-in e rumore contro chi vorrebbe mettere a tacere la lotta al patriarcato. Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha portato con sé anche una scia di polemiche.
La manifestazione di sabato a Roma, che ha visto migliaia di partecipanti, ha ribadito ancora una volta quanto le donne non si sentono tutelate e protette dallo Stato e dalle istituzioni. Solo pochi giorni prima, in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, il ministro dell’Istruzione Valditara aveva dichiarato che il patriarcato non esiste più e le violenze sono da imputare alla presenza degli immigrati. Ieri si è schierata con lui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Adesso verrò definita razzista, ma c’è una incidenza maggiore, purtroppo nei casi di violenza sessuale, da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente, perché quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte. C’è un lavoro qui che è soprattutto securitario, la dimensione culturale c’entra di meno”, ha affermato la premier.
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«Gli esponenti di governo che non prendono atto del fenomeno del patriarcato come un fenomeno cruciale nella lotta alla violenza di genere, fanno un enorme errore e dimostrano di non avere proprio gli strumenti per gestire questa materia», dice a l’Unità la deputata dem Laura Boldrini. «Vogliono, per motivi ideologici, negare il fatto che la mentalità patriarcale che sta alla base della violenza è un danno anche per la società, perché non corrisponde al vero. Il punto è che chiunque commette un reato di questo tipo, è un problema culturale per chiunque di noi. Non si può basare la valutazione sulla provenienza dei criminali. È un approccio completamente sbagliato, è voler allontanare dalla nostra società un problema che invece è parte integrante di questa società», continua la dem. «Se una donna viene ammazzata ogni tre giorni per mano di chi invece dovrebbe amarla, è evidente che non si è fatto abbastanza, perché non bastano le leggi, ci vuole una grande rivoluzione culturale: bisogna prendere e resettare il nostro modo di pensare e di vedere i rapporti tra sessi. Questo dimostra che il problema è legato ad una mentalità retriva, dettata dal patriarcato», conclude Boldrini.
E proprio le deputate del Partito democratico, alla presenza di Gino Cecchettin ieri alla Camera dei deputati, hanno “fatto un minuto di rumore”, per sottolineare la volontà di farsi sentire, soprattutto nelle sedi istituzionali, e rispondere a chi nega l’esistenza del patriarcato. La ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Eugenia Roccella, ha rivendicato quanto fatto finora dell’esecutivo: «La strada è quella giusta», «il governo ha agito concretamente fin dal primo giorno», ha dichiarato ieri, annunciando un testo unico sulla violenza di genere da presentare per l’8 marzo.
La denuncia di Mattarella
Ma che finora non si sia fatto abbastanza per contrastare la violenza lo denuncia anche il presidente della Repubblica: «La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano gli abusi, che si verificano in ambito familiare», ha dichiarato ieri Mattarella. La Convenzione di Istanbul, «è il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 2013, dotandosi di strumenti di tutela per garantire una piena protezione alle vittime di violenza di genere. Quanto fatto finora non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati», ha ammonito il Capo dello Stato. «È un’emergenza che continua. Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino. “Nessuna scusa” è il tema proposta dalla Nazioni Unite per la giornata del 25 novembre – ha aggiunto Mattarella – ed è addirittura superfluo sottolineare che non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. Occorrono azioni concrete. Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto. È un valore per l’intera società far sì che siano pienamente garantiti i diritti umani dell’universo femminile».
E ieri, in un sit-it a Montecitorio, il movimento “Non una di meno” è tornato in piazza per ribadire le ragioni del grande corteo di sabato scorso a Roma: «Abbiamo il diritto ad una vita felice, in cui poter scegliere sui nostri corpi senza discriminazioni o giudizi, in cui poterci autodeterminare. Rivendichiamo i percorsi di affermazione di genere che più desideriamo», si legge in un comunicato dell’organizzazione. «L’aborto fa parte delle scelte riproduttive della nostra vita e rispediamo al mittente le minacce e le fake news delle associazioni antiabortiste in merito alla pillola abortiva e ai farmaci betabloccanti. Rivendichiamo invece l’aborto nei consultori, a casa e in telemedicina».