L'ira di Crosetto
Missili su base italiana fanno 4 feriti, l’ira di Crosetto: “Israele non usi Unifil come scudo”
I caschi blu coinvolti, della Brigata Sassari, non sono in pericolo di vita. I missili lanciati da Hezbollah o milizie affiliate miravano alle truppe israeliane posizionate accanto alle postazioni Onu. Tajani avvisa il gruppo sciita: “Non possono giocare con le armi, i nostri militari non si toccano”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Non è casuale. Quei missili raccontano di un “patto” che non regge più. Un patto non scritto ma che per anni ha evitato un conflitto armato tra Hezbollah e Unifil. E ora nel mirino sono entrati anche i caschi blu italiani.
“Due razzi da 122 millimetri hanno colpito il quartier generale del Settore Ovest a Shama, provocando il ferimento di quattro caschi blu italiani che stanno ricevendo assistenza presso l’ospedale della base. Fortunatamente nessuno dei feriti è in pericolo di vita”. È quanto si legge in una nota di Unifil, che – sui fatti di oggi, “il terzo attacco contro questa base Unifil a Shama in una settimana” – precisa come i “razzi, probabilmente lanciati da Hezbollah o gruppi affiliati”, abbiano “colpito un bunker e un’area logistica utilizzata dalla polizia militare internazionale, provocando danni significativi alle infrastrutture vicine”. “Una delle strutture colpite ha preso fuoco, ma – precisa il comunicato – l’incendio è stato spento rapidamente dal personale della base”.
Sono quattro caschi blu della Brigata Sassari i militari rimasti feriti, a quanto pare lievemente, nell’attacco alla base Unifil nel Libano. È quanto appreso dall’Ansa. La Brigata Sassari ha assunto il comando del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) ad agosto scorso e rimarrà nell’area operativa sino a febbraio. I 500 ‘dimonios’ della Sassari appartengono al Comando Brigata, al 151/o Reggimento fanteria, al Reggimento logistico, al 5/o Reggimento genio guastatori di Macomer e al 45/o Reparto Comando e Supporti Tattici “Reggio”. I razzi Grad non sono nella disponibilità dell’esercito israeliano, dunque sono stati lanciati o da Hezbollah o da una delle milizie affiliate agli sciiti. Non miravano sulla base ma sulle truppe israeliane che ancora una volta, e nonostante i ripetuti appelli dei governi che partecipano alla missione internazionale, si erano posizionati volutamente vicini alle postazioni Unifil.
«Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil nel sud del Libano, che hanno causato anche il ferimento di alcuni nostri militari impegnati in missione di pace. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili», afferma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il ministro della Difesa Guido Crosetto: «È intollerabile che la base Unifil sia stata colpita ancora una volta. Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano, cosa che è stata impossibile dal suo insediamento ad oggi, per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi Unifil come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile». «Ho immediatamente contattato il comandante del contingente, Stefano Messina, – ha aggiunto Crosetto – per sincerarmi delle condizioni dei quattro militari, che non destano preoccupazioni. Ho anche contattato la mia controparte libanese ribadendo che il contingente italiano di Unifil permane nel sud del Libano per offrire una finestra di opportunità alla pace e non può diventare ostaggio degli attacchi delle milizie».
Dalla difesa agli Esteri. Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani ha lanciato un avvertimento al movimento sciita libanese. «Così come lo abbiamo detto a Israele, di prestare la massima attenzione, di impedire che ci fossero proiettili, anche di artiglieria, che colpissero la nostra base, così diciamo con altrettanta fermezza anche a Hezbollah che i militari italiani non si possono toccare. Dev’essere molto chiaro che questa organizzazione non può pensare di giocare con le armi». E ha aggiunto: «Se pensano di continuare a fare danni alle basi italiane, hanno sbagliato». Tajani ha inoltre ricordato che i militari Unifil «sono forze di pace, non sono forze di guerra, e proprio per questo motivo nessuno deve toccarle». Ma a “toccarle”, anzi a bombardarle, o a farsene scudo, sono le milizie di Hazbollah come l’esercito d’Israele. Presi tra due fuochi. In un Libano invaso, trasformato in un campo di battaglia: oltre 3500 morti, 15mila feriti, più di 500mila sfollati dal sud, dall’inizio dell’invasione, a settembre. Libano, la nuova Gaza.