Le dichiarazioni del vicepremier
Mandato d’arresto per Netanyahu, governo in ordine sparso: Salvini gli dà il benvenuto, imbarazzo tra gli alleati
“I criminali di guerra sono altri”, dice il leader leghista. Che suscita imbarazzo nel governo. Tra vari distinguo, Meloni, Crosetto e Tajani specificano che l’Italia rispetterà il mandato d’arresto spiccato dall’Aja
Esteri - di Francesco Lo Dico
Matteo Salvini probabilmente è soltanto un nome d’arte. Deve nascondersi qualcun altro dietro il barbuto personaggio che come una qualsiasi zecca rossa ululava canti di pace dal palco di piazza del Duomo soltanto pochi mesi fa, a Milano, agitando le braccia in direzione di Mosca al ritmo di Give peace a chance di John Lennon e Yoko Ono. Un autentico provocatore, un avanzo di centro sociale, un ragazzo perduto di quelli che spopolavano al Leoncavallo, di quelli che l’altro Matteo Salvini avrebbe fatto arrestare e rieducare a Trapani, con il compiaciuto assenso di Delmastro, quello che quando vede i detenuti soffocare gli viene la bavetta alla bocca.
Matteo Salvini dev’essere qualcun altro. Perché non può essere la stessa persona, quella che si proclama pacifista ad oltranza, ricordando a tutti noi screanzati cittadini immemori della Costituzione che “l’Italia ripudia la guerra!” quando si tratta di difendere i crimini di guerra di Putin, per poi dirci che il criminale di guerra Netanyahu, ricercato dalla Corte penale dell’Aja, nell’Italia di Salvini che ripudia la guerra con lo stesso ardore con cui ripudia i migranti, “è il benvenuto” (che poi tecnicamente Bibi sarebbe pure un clandestino con qualche non irrilevante precedente penale). “Benvenuto”. Ha detto proprio così, il sedicente Matteo Salvini leader della Lega. “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri” (Domanda: non avrà mica voluto insinuare che “altri” stia per il pacifondaissimo Putin? Dio Po ce ne scansi e liberi).
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Matteo Salvini probabilmente è soltanto un nome d’arte. Non lo pensiamo soltanto noi, ma probabilmente anche i suoi esterrefatti colleghi di governo. Che proprio oggi hanno mandato a stendere il benvenutissimo criminale di guerra Bibi, in una giornata in cui Hezbollah ha sferrato un attacco alla Base della “Nazione” in Libano, la stessa presa di mira da Israele giorni fa, nel quale sono rimasti feriti alcuni militari italiani. “Intollerabile”, dice Giorgia Meloni. “Inaccettabile”, tuonano Crosetto e Tajani. Che hanno avuto modo di chiarire, già che c’erano, che per quanto riguarda loro, se Netanyahu mette piede in Italia sarà arrestato perché il diritto internazionale loro lo rispettano.
Meloni e Crosetto a onor del vero hanno fatto dei distinguo. Hanno detto che non può esserci nessuna equivalenza tra i crimini di Netanyahu e i crimini di Hamas, ma questo non cambia la sostanza. L’altro Matteo Salvini, non il pacifista che ripudia la guerra ma l’amico del guerrafondaio Bibi, ha capito che pure stavolta ha rimediato una figura un po’ così, tipo quella in Polonia, quando il sindaco di Przemysl a Salvini che diceva di essere lì “for helping refugees… (lui?) children… mums… pets” (gli animali domestici, esatto) sventolò sul naso la maglia con l’effigie di Putin, gridandogli in diretta video “Pagliaccio, buffone, vergognati!”.
Ma va bene così, il Matteo nazionale sa incassare bene. Dice che se pure ci sono differenze di vedute nel governo, sapranno trovare una sintesi. Quindi se Bibi viene a trovarci in Italia che fanno di preciso? Gli danno il benvenuto, gli offrono un caffè, gli regalano una stilografica come cadeau e poi fanno entrare le guardie nascoste sul retro? Matteo, fa’ il favore, “Give peace a chance” da un’altra parte, che qui non attacca. Qui funziona benissimo la storia dell’invasione, dei confini minacciati da donne incinte, neonati e zingaracce. Basta quella come storiella, non inventarti niente che sennò poi finisce che chiedi pieni poteri al Papeete, e ti svegli tutto sudato. Un’altra volta.