Il mandato di arresto della Corte dell'Aja

Perché il mandato di arresto per Netanyahu: cosa rischia adesso il premier israeliano

Il mandato di arresto è anche per il leader di Hamas. Sta ai 124 Stati che aderiscono alla Corte dell’Aja mettere in pratica questa sentenza. I Paesi Bassi hanno dichiarato che lo faranno

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

22 Novembre 2024 alle 07:00

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AP Photo/Ohad Zwigenberg
AP Photo/Ohad Zwigenberg

E ora come la mette l’“unica democrazia del Medio Oriente”? Ora che il suo Primo ministro è un ricercato internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità? Comunque la si voglia vedere, quella del 21 novembre 2024 è una giornata storica. Il giorno in cui la Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità nell’ambito del conflitto a Gaza. Un mandato di arresto è stato emesso anche per funzionari di Hamas, tra cui il leader Al-Masri, comunemente noto come Deif.

Questa decisione trasforma Netanyahu e Gallant in sospetti ricercati a livello internazionale. Netanyahu e altri leader israeliani hanno condannato la richiesta di mandati del procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan come vergognosa e antisemita. La Camera preliminare I della Corte penale internazionale “ha emesso all’unanimità un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, comunemente noto come Deif”, il capo militare di Hamas che Israele ritiene di aver ucciso in un bombardamento nella Striscia di Gaza lo scorso luglio. Lo si legge in una nota della Corte, la quale spiega che, dopo ulteriori richieste di informazioni a Israele e Palestina, la Camera preliminare “non è in grado di stabilire se Deif sia stato ucciso e sia ancora in vita”. Pertanto, ha emesso il presente mandato d’arresto contro Deif “per presunti crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina almeno dal 7 ottobre 2023”. La nota ricorda inoltre che la Procura aveva chiesto anche l’arresto di “altri due importanti leader di Hamas, vale a dire Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar”, ma le richieste sono state ritirate “dopo la conferma della loro morte”.

“L’accusa – prosegue la nota – continua a indagare sui crimini nel conflitto in corso e prevede che verranno presentate ulteriori domande di mandato d’arresto”. “La Camera ha ritenuto che vi siano fondati motivi per ritenere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità”, ha scritto il collegio di tre giudici nella sua decisione unanime di emettere i mandati di cattura. Aggiungendo poi che non è necessaria l’accettazione da parte di Israele della giurisdizione della Corte per far valere il mandato. Nella pratica la decisione della Corte penale internazionale non implica un immediato arresto di Netanyahu e Gallant. La Corte non ha una propria forza di polizia e fa affidamento sui singoli stati per arrestare le persone sottoposte a mandato di arresto.

Israele però non ha firmato lo Statuto di Roma, cioè il trattato che nel 1998 istituì la Corte penale internazionale, e quindi non ne riconosce la giurisdizione, e non arresterà i propri leader. Ma i paesi firmatari dello statuto sono 124, e ciascuno di questi avrebbe l’obbligo di arrestare una persona sottoposta a mandato di arresto se si trova sul proprio territorio, e di presentarla alla Corte.
Almeno in teoria questo significa che se Netanyahu venisse in visita in Italia (paese che riconosce l’Icc) il governo sarebbe obbligato ad arrestarlo e a presentarlo all’Aja, la sede della Corte, dove sarebbe messo sotto processo. Nella realtà le cose stanno però molto diversamente, perché la Corte non ha strumenti per costringere gli Stati a obbedire ai suoi ordini, ed è successo molto di frequente che persone sottoposte a mandato di arresto abbiano potuto viaggiare tranquillamente in paesi amici, benché firmatari dello Statuto di Roma, perché i governi si erano impegnati a non rispettare il mandato.

Ci sono poi paesi occidentali e alleati di Israele che non riconoscono la giurisdizione dell’Icc, come per esempio gli Stati Uniti, dove quindi Netanyahu potrebbe viaggiare liberamente. Viaggiare, ma non in Olanda. I Paesi Bassi eseguiranno il mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas, Deif. Lo ha detto il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp: «I Paesi Bassi collaborano pienamente con la Cpi», ha affermato, citato dall’agenzia Anp. I 124 Stati che aderiscono alla Cpi hanno l’obbligo di eseguire i mandati di arresto sul loro territorio, qualora Netanyahu o Gallant si recassero in questi Paesi, rendendo di fatto quasi impossibile per loro viaggiare all’estero.

«Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la corte. Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Business forum trilaterale a Parigi, riguardo alla decisione della Cpi di emettere mandati arresto per il premier israeliano e il capo di Hamas, ricordando che quella palestinese è “un’organizzazione terroristica”.

L’ira d’Israele

“La decisione antisemita della Corte penale internazionale equivale al moderno processo Dreyfus, e finirà così. Israele respinge con disgusto le azioni e le accuse assurde e false contro di lui da parte della Corte penale internazionale, che è un organismo politico parziale e discriminatorio”, è quanto dichiarato in una nota dall’ufficio del Primo ministro Benjamin Netanyahu. “Non c’è niente di più giusto della guerra che Israele conduce a Gaza dal 7 ottobre 2023, dopo che l’organizzazione terroristica Hamas ha lanciato un attacco contro di esso e ha compiuto il più grande massacro commesso contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”. “La decisione è stata presa da un procuratore capo corrotto che sta tentando di salvarsi da serie accuse di molestie sessuali e da giudici di parte mossi da odio antisemita contro Israele”. Così l’ufficio di Netanyahu attacca la Corte penale internazionale, ed in particolare il procuratore capo Karim Khan. “Israele rifiuta le assurde e false azioni e accuse della corte penale internazionale che è un organismo politico di parte e discriminatorio”.

“Questo è un giorno buio per la giustizia. Un giorno buio per l’umanità. Presa in malafede, l’oltraggiosa decisione della Corte penale internazionale ha trasformato la giustizia universale in uno zimbello universale. Si fa beffe del sacrificio di tutti coloro che lottano per la giustizia, dalla vittoria degli Alleati sui nazisti a oggi”. Lo ha scritto il presidente israeliano Isaac Herzog su X. “Ignora la situazione dei 101 ostaggi israeliani tenuti in brutale prigionia da Hamas a Gaza. Ignora l’uso cinico che Hamas fa del suo stesso popolo come scudo umano. Ignora che Israele è stato barbaramente attaccato”, ha aggiunto. “La decisione della Corte dell’Aja sarà ricordata per sempre: mette sullo stesso piano lo Stato di Israele e i leader assassini di Hamas e legittima così l’omicidio di bambini, lo stupro di donne e il rapimento di anziani dai loro letti. La decisione costituisce un pericoloso precedente contro il diritto all’autodifesa e alla guerra morale e incoraggia il terrorismo omicida”. Lo scrive su X l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, destinatario di uno dei mandati di arresto spiccati oggi dalla Corte penale internazionale per la guerra a Gaza.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha condannato gli “assurdi” mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. «Questi ordini non sono diretti solo contro di loro personalmente. Di fatto, costituiscono un attacco al diritto di Israele di difendersi», ha commentato, sostenendo che la Corte ha «perso ogni legittimità di esistenza e attività». “La decisione della Corte penale internazionale dell’Aja di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant è una vergogna morale, interamente contaminata dall’antisemitismo, e trascina il sistema giudiziario internazionale a un livello di bassezza senza precedenti. Questa vergognosa decisione è al servizio dell’Iran, la testa del serpente, e dei suoi proxy”. Scrive il ministro della Difesa israeliano Israel Katz. “Non permetteremo a un organismo ostile, ipocrita e illegittimo di danneggiare i nostri leader o i nostri soldati”, aggiunge, “continueremo a difendere i cittadini di Israele con determinazione e orgoglio, opponendoci a chiunque cerchi di minare il nostro diritto all’autodifesa”.

Il ministro per la Sicurezza nazionale israeliano e leader dell’estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha condannato la decisione della Corte penale internazionale di emettere, affermando che si tratta di “una vergogna senza precedenti, ma per nulla sorprendente”. “La Corte penale internazionale dell’Aja dimostra ancora una volta di essere antisemita dall’inizio alla fine. Questa è una follia di sistema completa. Sostengo il Primo ministro nella guerra giusta. La risposta: applicare la sovranità a tutti i territori di Giudea e Samaria (la Cisgiordania), l’insediamento in tutte le parti del Paese e la rottura dei legami con l’autorità terroristica (l’Anp), comprese sanzioni”.

Sul fronte opposto, Hamasaccoglie con favore” la decisione della Corte penale internazionale, che ha emesso mandati di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, segnando “una tappa importante verso la giustizia”. In una nota, il movimento di resistenza palestinese esorta la Cpi “a ritenere tutti i leader israeliani responsabili” e chiede a tutti i Paesi del mondo “di cooperare con la Corte per arrestare i criminali di guerra Netanyahu e Gallant e per fermare i crimini di genocidio contro i civili a Gaza”. I mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant sono “vincolanti” e per tanto tutti i membri della Ue devono garantirne l’applicazione. È quanto dichiara l’Alto rappresentate dell’Unione europea per la politica Estera, Josep Borrell. «Non è una decisione politica, è una decisione di un tribunale di giustizia internazionale e la decisione dei tribunali devono essere sempre rispettate e applicate», ha aggiunto il capo della diplomazia europea dalla Giordania, ricordando alla decisione della Corte è «vincolante» e tutti i Paesi della Ue, tanto più in quanto membri del Cpi, «sono vincolati ad applicare questa decisione giudiziaria». Con il mandato di arresto della Corte penale internazionale, «Netanyahu è ufficialmente un ricercato», ha dichiarato Amnesty International. Punto.

22 Novembre 2024

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