Oltre 100 accordi commerciali
Kamala Harris ha perso le elezioni per colpa di Israele, ma Biden insiste: veto sulla tregua
Bernie Sanders: “Il governo è complice delle atrocità di Netanyahu”. Nell’ultimo anno il presidente americano ha firmato oltre 100 accordi commerciali con lo Stato ebraico. L’astensionismo al voto delle comunità arabo-musulmane degli ‘Swing States’ ha determinato la sconfitta dei dem
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Ha pesato, eccome se ha pesato. Ha pesato nel non-voto di tanti giovani dem. Ha influito nella presa di distanze delle più importanti comunità arabo-musulmane, quelle risultate decisive in alcuni dei Swing States che hanno sancito la vittoria di Donald Trump. In uno di questi, il Michigan, che il tycoon aveva ceduto a Biden quattro anni fa, i voti arabi sono andati al Green Party guidato da Jill Stein per oltre il 20%.
In uno dei suoi post, la candidata dei verdi ha scritto: “I partiti istituzionali ci hanno deluso. Lavorano per Wall Street e per la macchina da guerra, spendendo miliardi di dollari in guerre senza fine, mentre i lavoratori lottano e il mondo brucia. Basta. È tempo di dimenticare il ‘male minore’ e di lottare per il bene superiore”. Posizione chiara e radicale che ha convinto gli arabi d’America. È nel Michigan che la deputata Rashida Tlaib, prima donna di origine palestinese al Congresso degli Stati Uniti, è stata rieletta per un quarto mandato come rappresentante dello Stato nordorientale, con il largo sostegno di Dearborn, la città del Michigan a maggioranza arabo-americana più grande degli Usa. Insieme ad Abdullah Hammoud, sindaco di Dearborn e parte, anche lui, della Camera dei rappresentanti del Michigan, Tlaib si è pubblicamente rifiutata di appoggiare Kamala Harris per via delle sue posizioni ambigue sull’invasione israeliana a Gaza e sulla mancanza di un piano concreto per superare il conflitto.
Una ferita che sanguina ancora. I senatori americani dell’ala sinistra del Partito democratico hanno accusato il governo di Joe Biden di essere “complice delle atrocità” commesse a Gaza e gli hanno chiesto di smettere di inviare armi a Israele. «Ciò che sta accadendo a Gaza è indescrivibile», ha detto il senatore Bernie Sanders in una conferenza stampa, riferendosi alla morte di decine di migliaia di civili nel territorio palestinese, alla distruzione di edifici e al blocco da parte di Israele di un aiuto umanitario «di cui c’è disperatamente bisogno». «Ma ciò che rende la situazione ancora più dolorosa è che la maggior parte di ciò che sta accadendo lì viene fatto con armi americane e con il sostegno dei contribuenti americani», ha lamentato. Insieme ad un gruppo di democratici, il senatore ha presentato diverse risoluzioni di condanna che saranno messe ai voti mercoledì. «Gli Stati Uniti sono complici di queste atrocità. Questa complicità deve finire, e questo è lo scopo di queste risoluzioni», ha dichiarato Sanders.
Armi americane nella mattanza dei gazawi
Secondo l’ultimo rapporto Costs of war della Brown University di Providence (Rhode Island), gli Stati Uniti avrebbero fornito a Israele circa 18 miliardi di dollari in armi solo nell’ultimo anno. Lo studio dell’Università di Rhode Island è stato pubblicato in occasione dell’anniversario del 7 ottobre, con i dati aggiornati al 30 settembre. Dalle analisi, emerge come in un solo anno, gli Stati Uniti abbiano speso almeno 22,76 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele, e nelle relative operazioni statunitensi nella regione. Di questi, 17,9 miliardi sono stati forniti direttamente allo Stato ebraico sotto forma di equipaggiamento militare, mentre 4,86 miliardi sono stati spesi nelle operazioni contro gli Houthi.
Dei 17,9 miliardi di dollari in armi, 3,8 vengono dall’annuale contributo militare fornito dagli Stati Uniti a Israele, che fa parte di un piano di aiuti decennale dal valore di 38 miliardi, che scadrà nel 2026. I restanti 14,1 miliardi rientrano nell’ambito dei vari pacchetti di aiuti emergenziali, e costituiscono dunque una voce di spesa straordinaria. Di questi ultimi: 4 miliardi di dollari sono serviti a ricostituire i sistemi di difesa missilistica Iron Dome e David’s Sling; 1,2 miliardi di dollari sono stati inviati a sostegno del sistema di difesa Iron Beam, sviluppato per contrastare razzi a corto raggio e colpi di mortaio; 3,5 miliardi di dollari sono stati destinati all’acquisto di armamenti avanzati e articoli per la difesa; 1 miliardo di dollari è stato diretto a potenziare la produzione e lo sviluppo di artiglieria e munizioni; gli ultimi 4,4 miliardi di dollari sono stati rivolti alla fornitura di ulteriori sistemi di difesa.
In totale, dal 7 ottobre, l’amministrazione Biden ha siglato oltre 100 accordi commerciali, che hanno portato alle basi israeliane: oltre 4 milioni di chilogrammi di carburante per aerei; 57mila proiettili di artiglieria; 36mila colpi di munizioni per cannoni; circa 14mila missili anticarro, e 3mila missili Hellfire a guida laser; circa 30mila bombe di tipo diverso; un totale di più di 3mila droni diversi. Tutto ciò senza contare armi, veicoli corazzati ed equipaggiamento. Il rapporto sottolinea come mai prima di quest’anno gli Stati Uniti avevano fornito così tanti aiuti a Israele. Un sostegno che i dem hanno pagato a caro prezzo: la perdita della Casa Bianca.
Dal 2019 al 2023 secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, che monitora il commercio globale di armi, il 69% delle armi importate da Israele proveniva dagli Stati Uniti. Già Peter Beinart, in un intervento apparso il 7 novembre sul New York Times (e intitolato “I democratici hanno ignorato Gaza e hanno fatto crollare il loro partito”) scriveva: “Il massacro e la condanna alla fame dei palestinesi da parte di Israele, azioni finanziate dai contribuenti statunitensi e trasmesse in diretta streaming sui social media, hanno innescato una delle più grandi ondate di attivismo progressista”. Protagonisti di questa ondata di attivismo sono stati soprattutto neri e giovani. Quei giovani che hanno voltato le spalle alla Harris. Per le colpe di Biden il “filo israeliano”.
Ieri, gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu preparata dai 10 membri non permanenti che chiede “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente a Gaza” e “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, e anche “un ingresso sicuro e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala”, pure nella parte nord di Gaza, denunciando qualsiasi tentativo di far morire di fame i palestinesi. Il testo ha ottenuto 14 voti a favore e il veto americano. Come dire: perseverare è diabolico.