Le dichiarazioni del segretario di Md

Attacco della destra giustizialista a Stefano Musolino, stavolta sono i magistrati sul fronte garantista

A me non è piaciuta nemmeno la presa di posizione dell’Anm perché al solito si concentra nella difesa della magistratura e del suo potere, e non sul diritto dei cittadini e degli imputati. È un copione corporativo. Pericolosissimo.

Editoriali - di Piero Sansonetti

19 Novembre 2024 alle 09:00

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Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse
Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse

L’attacco al magistrato Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, da parte di alcune consigliere del Csm, è in modo evidentissimo un attacco politico. È mosso dalla volontà della maggioranza di governo di liberarsi da magistrati che sono considerati scomodi. In che senso scomodi? Nel senso che possono, utilizzando la legge, anteporre i diritti di alcune persone agli interessi politici del governo. Non viene cioè messa in discussione la capacità del magistrato, o una sua iniziativa giudiziaria faziosa o prepotente.

Viene messa in discussione la possibilità che il magistrato possa esprimersi sulla compatibilità di alcune leggi coi principi del diritto e della nostra Costituzione. In particolare – nel caso del magistrato Musolino – quello che è in discussione è la legge-sicurezza, che inasprisce le pene per le manifestazioni politiche non autorizzate, abroga qualsiasi diritto dei detenuti, compreso il diritto di parola, equipara la protesta verbale alla violenza fisica e – in termini di gravità della pena – equipara l’occupazione, per bisogno, di un appartamento di proprietà pubblica, ad alcune forme di omicidio o di stupro. Il dottor Musolino ha criticato questa legge. Non capisco dove sia la sua colpa.

Nelle dichiarazioni che ha rilasciato non c’è il rischio di alcuna sopraffazione nei confronti di un possibile indagato o imputato. Che è eccesso di potere, e che spesso può essere imputato a settori della magistratura. Al contrario. Dicono però le consigliere del Csm che lo accusano: “Le sue dichiarazioni tendono ad ostacolare l’azione del governo”. Non so se è così, ma a me pare che sia un particolare di nessuna importanza.  Un magistrato deve applicare la legge e deve rispettare i diritti degli imputati. Non deve abusare del suo enorme potere. Non deve avere pregiudizi che danneggino il presunto innocente, e non devono trattarlo da presunto colpevole. È questo il punto. Che poi ostacoli o favorisca il governo è questione di nessuna rilevanza. La battaglia garantista che è stata condotta in questi anni (da una esigua minoranza) è stata contro l’eccesso di potere dei magistrati, l’uso del sospetto come pre-giudizio, la tendenza alla repressione. Nel momento nel quale un magistrato contesta una legge evidentemente eccessiva sul piano repressivo e che riduce la libertà, non esercita nessun eccesso di potere.

Capisco qual è l’obiezione. Un magistrato deve apparire del tutto imparziale e dunque non deve mai esprimere le sue opinioni. Giusto. Ma questo riguarda l’equilibrio tra accusa e difesa. E riguarda i diritti della difesa. E spesso apre dei problemi molto seri in campo politico, quando pezzi di magistratura si scagliano contro pezzi della politica e abbattono pezzi di istituzioni democratiche essendo in modo più o meno dichiarato esponenti di un campo politico. Vi faccio un esempio sconosciuto e forse minore. Mi ricordo che il mio collega Augusto Minzolini (che è stato parlamentare di centrodestra) fu giudicato in un processo penale da un ex parlamentare (col quale si era scontrato) di centrosinistra. Andò in Cassazione è trovò come relatore l’ex capo di gabinetto del governo Prodi. Quello era uno scandalo. In quel caso il pregiudizio era evidente e intollerabile. La sopraffazione chiarissima. Nel nostro caso, invece, non viene messa in discussione la colpa o l’innocenza di un imputato, ma una legge evidentemente repressiva e illiberale (a me sembra anche fascista).

Voi dite: ma allora tu giudichi i magistrati solo sulla base delle sentenze che emettono? Certamente. È quello il loro lavoro. Un magistrato che emette sentenze giuste e che non si accanisce contro l’imputato, è un buon magistrato; il magistrato che usa la sentenza o per punire, anche se non è certo della colpa, o per indirizzare la politica, o l’economia, o la cultura, è un pessimo magistrato.
Per questa ragione credo che vada difeso il dottor Stefano Musolino e non altri magistrati (i quali però, di solito, non sono mai disturbati). E in particolare vanno difesi i magistrati che emettono sentenze (sto pensando alla questione migranti) pienamente in linea con le leggi e con la Costituzione ed eventualmente in contrasto con il potere politico. Perché questi magistrati difendono in modo limpido la legge e impediscono al potere esecutivo di dilagare nel campo della giustizia, e di arrogarsi il diritto di limitare o cancellare la libertà personale delle persone, garantita dall’articolo 13 della Costituzione. La possibilità di ridurre la libertà di una persona spetta esclusivamente alla magistratura, e al giudice naturale, che deve peraltro fare bene attenzione ad usare in modo molto molto parsimonioso questa facoltà.

A me non è piaciuta nemmeno la presa di posizione dell’Anm (associazione sulla cui legittimità nutro molti dubbi) perché al solito si concentra nella difesa della magistratura e del suo potere, e non sul diritto dei cittadini e degli imputati. È un copione che conosco bene. Corporativo. Pericolosissimo. Se lo scontro tra magistratura e governo si concentra – come è stato per l’Albania – sulla contrapposizione tra i garantisti (in questo caso i magistrati) e i giustizialisti (il governo) è chiaro che sto dalla parte dei magistrati. Se lo scontro diventa uno scontro tra poteri arroganti è difficile schierarsi. Intanto schieriamoci con Stefano Musolino.

19 Novembre 2024

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