Il caso e le teorie
Giulia Cecchettin, il complotto un anno dopo il femminicidio: “Filippo Turetta non esiste”
Il satanismo, anche un gruppo Telegram chiamato “Turetta non esiste”. Secondo altri utenti in aula ci sta andando un’altra persona al posto dell’imputato, una sorta di attore. E se Turetta non esiste non esiste il femminicidio
Cronaca - di Redazione Web
A Elena Cecchettin hanno dato perfino della satanista: per delle t-shirt, per le sue idee contro il patriarcato, per essersi esposta dopo aver perso la sorella Giulia in una maniera inimmaginabile. Non sono mancate situazioni grottesche, momenti assurdi nel caso della 22enne vittima di femminicidio, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Il processo con rito abbreviato per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e dall’occultamento di cadavere è cominciato lo scorso settembre nell’aula di Assise di Venezia. E intanto, nonostante le ammissioni, il dolore, una ricostruzione che non lascia spazio a dubbi, per quanto può sembrare assurdo e suonare strano, per molta gente Filippo Turetta non esiste: non è mai esistito.
Il caso di Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin aveva 22 anni, di Vigonovo, in provincia di Padova. Viveva con il padre, l’ingegnere Gino Cecchettin, la sorella Elena e il fratello Davide. La madre Monica Camerotto era morta nel 2022 a causa di un tumore. Era tutto pronto per la sua laurea in ingegneria biomedica, all’Università di Padova, dove aveva conosciuto il 23enne Filippo Turetta, di Torreglia. Erano stati insieme, una coppia fino ad agosto 2023 quando lei lo aveva lasciato. Avevano continuato a vedersi, soprattutto su insistenza di lui: le indagini hanno ricostruito le centinaia di migliaia di messaggi che mandava alla ragazza. “Ti comporti come uno psicopatico. Ogni tanto mi fai paura”, gli aveva detto la ragazza.
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Il ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin e l’arresto di Filippo Turetta
Giulia Cecchettin avrebbe dovuto discutere la sua tesi il 16 novembre. L’11 manda una mail alla sua relatrice e va a un centro commerciale a Marghera per comprare le scarpe che avrebbe indossato alla cerimonia. La accompagna Turetta, manda un ultimo messaggio alla sorella Elena alle 22:43 e scompare nel nulla. La famiglia denuncia, neanche Turetta si trova. Il caso in pochi giorni sale all’attenzione della ribalta nazionale. Si moltiplicano gli appelli al ritorno a casa e le preghiere affinché i due stiano bene.
Uno dei primi elementi a emergere è il racconto di un vicino di casa dei Cecchettin che racconta di aver sentito una coppia litigare in un parcheggio. Una telecamera registra l’aggressione e il passaggio dell’auto di Turetta viene ripreso a Fossò, in provincia di Venezia. I carabinieri, nel luogo dell’aggressione, trovano un coltello dalla lama lunga 21 centimetri e una grande quantità di sangue.
Per Turetta scatta il mandato di arresto europeo: sarà ritrovato in Germania, il 18 novembre, sulla corsia d’emergenza dell’autostrada A9 tra Bad Dürrenberg e lo svincolo Rippachtal. Finiti i soldi, finita la benzina. A quel punto il cadavere di Cecchettin era già stato ritrovato nei pressi del lago di Barcis. La ragazza è stata accoltellata, è morta per dissanguamento, il corpo abbandonato nella boscaglia. Turetta viene estradato il 25 novembre del 2023 e trasferito nella casa circondariale di Verona. Ottomila persone accorrono ai funerali. Il processo a Turetta è cominciato il 23 settembre. L’imputato ha ammesso l’omicidio.
La famiglia di Giulia Cecchettin
A far discutere è anche la postura della famiglia di Giulia Cecchettin. Il padre e la sorella si espongono, si esprimono. Gino Cecchettin legge un lungo testo ai funerali. “Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo?”.
Elena Cecchettin si esprime in più occasioni contro il patriarcato, una cultura machista e violenta che legittima gli abusi e nasconde la tossicità delle relazioni affettive. “Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro – scrive in una lettera al Corriere della Sera – ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura”.
Il complotto di Filippo Turetta: “Non esiste”
Il complotto su Filippo Turetta ha ripreso a circolare proprio con l’inizio del processo, l’hashtag #TurettaNonEsiste circolava già da prima. Sono state generate immagini false con l’intelligenza artificiale o grazie ad altri tool. Secondo altri il volto di Turetta sarebbe cambiato nel corso del tempo, le immagini del reo confesso diffuse nell’ultimo anno non corrisponderebbero tra loro. Come ricostruisce Open in un lungo articolo, una delle voci più propositive sui social della teoria è Cesare Sacchetti, già titolare del blog “La Cruna dell’Ago” ed ex blogger de Il Fatto Quotidiano.
“Turetta evidentemente sta compiendo un processo unico e particolare che riguarda la sua persona. È in continua evoluzione. Non è mai uguale a sè stesso”. Altri profili avevano modificato foto e filmati di Turetta sostituendo al volto di Turetta quello del cantante dei System of a Dawn Serj Tankian e quello del giornalista David Parenzo. È stato formato anche un gruppo Telegram chiamato “Turetta non esiste”. Secondo altri utenti in aula ci sta andando un’altra persona al posto dell’imputato, una sorta di attore.
Il lago di Barcis è stato descritto come un luogo di culto esoterico, non esiste alcuna prova in merito. E d’altronde era stato un politico, Stefano Valdegamberi, ad agitare nei confronti di Elena Cecchettin lo spettro del satanismo per via di alcuni dettagli nell’abbigliamento della ragazza. Altri dubbi e teorie alternative sono stati sollevati lungo tutto l’arco delle indagini e del processo. Dall’arresto al ritrovamento del corpo, dall’autopsia all’estradizione. Ma perché tutto questo?
Chi sminuisce la vicenda, ne fa argomento di black humour, mette in discussione perfino l’esistenza di Turetta e quindi il femminicidio in sé, innesca un’operazione volta a negare la violenza di genere, la questione dei femminicidi – per la maggior parte dei casi consumati in famiglia -, un’educazione sentimentale e sessuale carente a tutti i livelli e in ogni ambito, il patriarcato come sistema di potere dominante nella società, asfissiante e tossico sia per le donne che per gli uomini. “Volevo tornare insieme a lei, e lei non mi voleva”, ha ammesso Turetta.