Sospesa la nomina
Maggioranza Ursula a rischio, il ruolo di Fitto scatena la rivolta della sinistra: Meloni nei guai
La battaglia di Fitto avrà una notevole importanza non solo per quel che riguarda la politica italiana ma per tutta l’Europa. Un’apertura alle destre della Von der Leyen, avrebbe il valore di una vera e propria rottura nella storia dell’Europa del dopoguerra
Editoriali - di Piero Sansonetti
In Europa è scoppiata la rivolta dei partiti di sinistra e di centro contro l’ipotesi di Raffaele Fitto commissario e vicepresidente. Liberali, verdi e socialisti, cioè praticamente la metà della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen, hanno lanciato l’ultimatum alla Presidente: o lui o noi. Cioè hanno minacciato di sgretolare la maggioranza se la Von der Leyen non rinuncia all’apertura ai meloniani.
Il veto sul nome di Raffaele Fitto in Europa
Noi, qui in Italia, ci accapigliamo sulla questione del fascismo. Ma negli altri paesi europei le cose sono diverse. E più semplici. Fratelli d’Italia non è considerato un partito con le carte in regole per appartenere alla comunità democratica. La discriminante antifascista in Europa è molto forte ed è politicamente sentita. E così, sebbene Fitto sia di sicuro un non fascista, anzi, sia da tutti considerato per quel che è, e cioè un democristiano, persino figlio d’arte, il veto scatta perché comunque fa parte di Fratelli d’Italia, e cioè del partito erede del Msi di Almirante e che del Msi di Almirante custodisce il ricordo e persino il simbolo (la fiamma tricolore).
La nomina di Raffaele Fitto: le altre ipotesi
Tutto questo crea un problema serio all’Italia. Nei giorni scorsi era stata giustamente presentata come un importante successo di Giorgia Meloni la scelta di Raffaele Fitto per un ruolo rilevantissimo nella commissione Europea. Ora cambia tutto. Ed è difficile che la Meloni possa portare un risultato a casa. Nel migliore dei casi potrebbe ottenere una nomina di Fitto con deleghe molto ridotte rispetto a quelle che erano state promesse. Cioè sarebbe comunque costretta a un considerevole passo indietro. E a imporre alla sua – diciamo così – “nazione” un prezzo davvero alto. Perché sarebbe evidente che per una sua impuntatura sul nome di uno dei suoi fedelissimi , l’Italia perderebbe molto potere all’interno della Commissione. Se invece Meloni dovesse decidere di ritirare la proposta Fitto e di trattare su un nome più digeribile (preferibilmente di Forza Italia, e quindi appartenente al partito popolare) sarebbe una cosa buona per il paese ma costerebbe molto a lei in termini di immagine. Terza ipotesi, Meloni non tratta, il commissario va ai socialisti e lo schiaffo diventa clamoroso.
La nomina di Fitto contraria all’idea stessa di Europa
La battaglia di Fitto avrà una notevole importanza non solo per quel che riguarda la politica italiana ma per tutta l’Europa. Un’apertura alle destre della Von der Leyen, dopo l’apertura di Macron, in Francia, alla destra ex fascista di Marine Le Pen, avrebbe il valore di una vera e propria rottura nella storia dell’Europa del dopoguerra. Anche dal punto di vista simbolico. Credo che sia questa la principale preoccupazione dei socialisti e dei verdi e dei liberali. Il timore che possa iniziare una vera e propria marcia verso il potere dei gruppi reazionari post fascisti. Che stravolgerebbe l’idea stessa di Europa, sia quella di Spinelli, sia quella costruita concretamente da Schuman, Adenauer e da De Gasperi. Solo a pensarci vengono i brividi.