Ursula rieletta

Perché Meloni ha votato contro Ursula von der Leyen: FdI resta isolato e ininfluente

La premier contava in un’apertura dell’ultim’ora che non è arrivata. Ursula ha messo al primo posto il green

Politica - di David Romoli

19 Luglio 2024 alle 11:00

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Ursula von der Leyen Giorgia Meloni 21386926_large
Ursula von der Leyen Giorgia Meloni 21386926_large

Siamo rimasti coerenti con la posizione espressa nel Consiglio europeo di non condivisione del merito e del metodo”: Giorgia Meloni spiega così, in serata, la decisione di non votare per la presidente della Commissione europea comunque eletta. È la prima volta che in Europa un presidente è eletto senza il sostegno dell’intera maggioranza italiana e i leader dell’opposizione sparano ad alzo zero contro una premier che secondo Schleinsta isolando il nostro Paese per anteporre gli interessi di partito a quelli del Paese” e secondo Conte, che pure ha votato contro Ursula, “ha mandato l’Italia in panchina”.

La premier avrebbe preferito votare all’opposto esatto. Non le sfugge certo quel che il suo capodelegazione Procaccini ammette senza perifrasi: “È stata una sconfitta”. Ma non poteva quasi fare altro, dopo la decisione della candidata di sbilanciarsi in favore degli ecologisti. Ursula von der Leyen ce l’ha fatta grazie al soccorso verde, che le ha permesso di sfuggire all’agguato dei franchi tiratori. Ha ottenuto una larga maggioranza, 401 voti, quaranta in più del necessario. Ma senza i 53 voti dei Verdi, tra i quali pure ci sarà stato qualche cecchino ma meno di una decina, avrebbe mancato il traguardo per 5 voti. La presidente è consapevole del grosso debito contratto e promette subito di onorarlo: “Sono molto grata. Lavorerò con chi mi ha sostenuto ed è pro-Ue, pro-Ucraina, pro-Stato di diritto”. Gli stessi Verdi non tarderanno a reclamare il saldo, chiedendo un accordo scritto sulla riconversione ecologica.

Nel discorso programmatico sulla base della quale, ieri mattina a Strasburgo, la candidata ha chiesto la fiducia non a caso il Green Deal figurava al primo posto. Ursula ha confermato senza sbavature l’intero Green Deal, con l’obiettivo ribadito di arrivare a una diminuzione delle emissioni del 90% entro il 2040. Nessuna neppure lieve e formale correzione di rotta. Nessun appiglio per FdI e neppure per quella ampia porzione del Ppe che, con Tajani più loquace di tutti, chiedeva da settimane un cambio di passo sull’ambiente. Von der Leyen aveva deciso a chi appoggiarsi e ha proceduto con la necessaria drasticità sacrificando l’amica e alleata Giorgia. Meloni è la grande sconfitta e non si tratta di una sconfitta come tante ne capitano. La batosta azzoppa l’intera strategia del governo in Europa, ridicolizza le numerose affermazioni della premier sul protagonismo ritrovato dell’Italia dovuto a lei e solo a lei, la precipita nel recinto affollato ma angusto della destra sovranista. Meno infrequentabile degli altri ma non al punto di essere considerata una vera europeista democratica. In quel recinto, peraltro, è ormai guardata con sospetto, considerata a ragion veduta una leader costretta al voto contrario quasi con le cattive. Salvini gongola, Crippa si scaglia contro “lo schifo antidemocratico”, Vannacci si complimenta con la ravveduta Giorgia. Sanno benissimo che applausi e complimenti, in questo caso, sono una lama girata nella ferita aperta.

Fdi era arrivata in aula nutrendo ancora qualche speranza in un segnale nel discorso della presidente ricandidata che permettesse di votarla. I tricolori sono stati gelati subito: non solo dalla totale adesione alle richieste dei Verdi, che infatti hanno subito ufficializzato il loro sostegno, ma anche dalla durezza estrema contro “gli estremisti che vogliono distruggere l’Europa ma non lo permetterò”. Sull’immigrazione, poi, la presidente ha cercato di rabbonire per quanto possibile la sinistra e i verdi, parlando solo di “nuovi modi per fermare l’immigrazione illegale nel rispetto dello Stato di diritto”. Una volta scelto di sbilanciarsi a sinistra non avrebbe avuto senso rischiare anche su quel fronte alzando troppo i toni sull’immigrazione. Il grosso del discorso è bellicista. Di fatto la presidente promette il riarmo, lo scudo aereo europeo, la concentrazione delle risorse sulla difesa cibernetica, il tutto coronato dalla creazione di un Commissario alla Difesa, oltre che di un altro nuovo commissario per il Mediterraneo. A Meloni l’esaltazione della Difesa va benissimo ma non può bastare a fronte di un equilibrio europeo che si è spostato decisamente a sinistra. I tricolori non annunciano in anticipo il loro voto, svelano il pollice verso solo a votazione conclusa: “Dopo il sostegno ufficiale dei Verdi non potevamo che votare no”, spiega sintetico il capodelegazione Fidanza. “Von der Leyen si è messa nelle loro mani”, aggiunge l’altro capodelegazione, Procaccini. La parola che rimbalza da una dichiarazione all’altra è “coerenza”. Il voto contrario era obbligatorio pena appunto l’incoerenza ma non influirà, assicura lo stesso Fidanza, sulla nomina del commissario italiano.

In buona parte le cose andranno davvero come profetizza il capodelegazione tricolore. Bruxelles ha voluto mettere all’angolo, umiliare e tagliare fuori dai centri decisionali la leader dei Conservatori, non la premier dell’Italia e probabilmente cercherà di dimostrarlo proprio con la nomina di un commissario con deleghe soddisfacenti, anche se non da tripudio. Ma credere che la rottura di ieri non incida nei rapporti tra palazzo Chigi e palazzo Berlaymont è impossibile. L’idillio tra Giorgia Meloni e la Commissione europea, sbocciato a sorpresa pochi mesi dopo la vittoria della destra in Italia e proseguito per oltre un anno non sarà mai più lo stesso. L’establishment europeo, dopo l’affermazione della destra alle europee si è trovato di fronte a un bivio: dividere la destra stessa oppure alzare un muro anche correndo il rischio di compattarla. I Popolari avrebbero voluto battere la prima strada. Socialisti e Liberali hanno imposto la seconda. Solo i fatti diranno se sia stata una scelta strategica giusta o sbagliata e lo diranno presto.

19 Luglio 2024

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