80 anni fa
Sant’Anna di Stazzema, l’eccidio nazifascista di uomini, donne, anziani, bambini: 560 italiani uccisi e bruciati
I nazisti accompagnati da fascisti italiani uccisero chiunque si trovarono davanti. Uno dei massacri più gravi consumati in Italia durante la II Guerra Mondiale, una cieca furia omicida
Storie - di Redazione Web
Uccisero chiunque si trovassero davanti, 560 persone. Il massacro di Sant’Anna di Stazzema resta una delle stragi nazifasciste consumate in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Donne, bambini, anziani. Un eccidio di cui quest’anno ricorre l’80esimo anniversario, di cui è stata possibile una ricostruzione più accurata soltanto quando nel 1994 vennero ritrovati in un armadio a Palazzo Cesi, negli archivi della Procura generale militare a Roma, 695 fascicoli sulla strage. Rammarico del sindaco di Stazzema Maurizio Veronaper l’assoluta mancanza di esponenti del governo.
Era l’alba del 12 agosto del 1944 quando tre reparti delle della 16ª divisione Panzergrenadier “Reichs führer-SS” raggiunsero con l’aiuto di fascisti italiani il paese in provincia di Lucca. Un quarto gruppo chiuse ogni via di fuga. A Stazzema nei mesi precedenti erano arrivati centinaia di sfollati, vi erano attivi diversi gruppi di partigiani antifascisti. La zona si trovava sul fronte occidentale della cosiddetta Linea Gotica, il fronte di guerra italiano. Gli uomini, quando il paese fu circondato dai nazifascisti, fuggirono nei boschi per la paura dei rastrellamenti. Donne, anziani e bambini erano rimasti nelle loro case.
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L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema
I nazisti prelevarono almeno 140 persone dalle loro case e le portarono sulla piazza della chiesa. Furono uccisi a colpi di mitragliatore. Con i corpi, i materassi recuperati nelle case e le panche della chiesa, crearono un cumulo cui appiccarono il fuoco. Altre vittime furono uccise nelle case o nei campi. Le case vennero incendiate. “Quel giorno uccisero Evelina – ha raccontato a Rainews Mario Marsili, che all’epoca aveva solo sei anni – che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera”.
Le indagini sulla strage di Sant’Anna di Stazzema
Soltanto 390 della 560 vittime furono identificate. Anche neonati furono trucidati. Circa 200 i sopravvissuti che si rifugiarono in montagna per oltre un mese. Soltanto a settembre, con l’arrivo degli Alleati, tornarono nelle poche case non distrutte. Le indagini sull’accaduto partirono nell’ottobre del 1944 ma fino al 1994 non fu possibile avanzare sostanzialmente. Il processo penale cominciò dieci anni dopo, nel 2004, finito con la condanna all’ergastolo per dieci soldati tedeschi confermata in Cassazione nel 2007. La Procura di Stoccarda nel 2012 archiviò l’inchiesta sulla strage sostenendo che le prove non fossero sufficienti per condannare i tre accusati.
Il messaggio del Presidente Mattarella
“Il baratro nel quale allora sprofondò l’umanità ha reso questi luoghi un sacrario europeo del dolore, e un simbolo di riscatto di quella rinascita umana e civile che ha saputo opporsi alla barbarie, generando democrazia, libertà, pace, laddove si voleva cancellare ogni speranza – ha dichiarato in una nota il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Ai discendenti e alle genti di Stazzema, che rinnovano oggi il dolore della propria comunità per lo sterminio dei propri cari, va il sentimento commosso dell’intera Nazione. Una grande eredità morale è stata lasciata dai sopravvissuti. La Repubblica può qui riconoscere le sue radici. Quelle che, anche oggi, ci spingono a respingere le ragioni della guerra come strumento di risoluzione delle controversie. Il testimone della memoria e dell’impegno continuerà, come a Sant’Anna di Stazzema, a passare di mano in mano, per ricordarci che si tratta di crimini imprescrittibili, per accompagnarci sulla strada della civiltà e della pace, sconfiggendo chi fa crescere l’odio”.