Il capogruppo Pd

Intervista a Piero De Luca: “Pnrr? Con Meloni è diventato il Piano Nazionale dei Ritardi e dei Rinvii”

«Si rallegrano di ricevere la rate, ma non mettono a terra i progetti: il governo sta fallendo. Già 200.000 firme online per il referendum contro l’autonomia differenziata, una battaglia che manda in tilt la stessa maggioranza»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

30 Luglio 2024 alle 08:00

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Intervista a Piero De Luca: “Pnrr? Con Meloni è diventato il Piano Nazionale dei Ritardi e dei Rinvii”

Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione politiche europee, la maggioranza di governo non ha ottenuto grandi risultati nelle trattative europee. La tanto evocata coerenza della premier non ha pagato. Il Paese che prezzo pagherà?
Il Governo sconta un deficit di credibilità e autorevolezza a livello internazionale, in relazione proprio al rapporto con l’Europa ma anche con la Nato. Dopo il passo falso sulla riforma del Patto di Stabilità, con il ricatto politico andato a vuoto della mancata ratifica del Mes, la premier di uno dei Paesi fondatori della Ue avrebbe dovuto dare ben altro segnale dopo le elezioni europee. Invece ha deciso di schierarsi ancora una volta dalla parte dei nemici dell’integrazione europea, condannando all’irrilevanza il nostro Paese. Per la prima volta l’Italia è fuori dalla partita delle principali nomine europee, perché Meloni ha operato come capo di partito anziché come premier, sacrificando gli interessi degli italiani a quelli del suo gruppo politico a Bruxelles. Una scelta autolesionista che ci ha reso purtroppo irrilevanti.

Sul versante Nato invece?
Anche qui il Governo è in difficoltà. Non è un caso che sia stato scelto uno spagnolo -invece di un italiano- come inviato per il fronte sud. Con un vicepremier che è il megafono della propaganda di Putin in Europa insieme a Le Pen ed Orbán come possiamo essere credibili rispetto agli impegni e alla linea politica in particolare sull’Ucraina? Chiarisco che sarebbe un errore dare segni di cedimento rispetto al sostegno con tutte le forme di assistenza necessarie. Come UE e alleanza atlantica abbiamo assunto decisioni inimmaginabili, sanzioni, misure di aiuto umanitario e finanziario oltreché militare. Se Putin voleva indebolire l’Europa e la Nato, ha raggiunto un risultato opposto. Guai a fermarci ora. È in gioco la nostra stessa democrazia. Ovviamente nella piena consapevolezza dell’assoluta necessità di un maggiore impegno europeo ed internazionale verso un’azione negoziale per una soluzione diplomatica di pace.

Adesso diventeranno difficili tutte le trattative che ci aspettano nei prossimi mesi, dalla gestione del PNRR fino all’infrazione per deficit eccessivo.
Le parole del Ministro Giorgetti, che nei giorni scorsi auspicava un rinvio delle scadenze, confermano quanto stiamo denunciando da mesi. Il Pnrr sta diventando il Piano Nazionale dei ritardi e dei rinvii. Il Governo sta fallendo. Dopo aver accentrato a Palazzo Chigi la gestione, dopo aver modificato 144 progetti su 349, dopo aver spostato in avanti 7,5 miliardi della quinta rata, oggi sono in panne. Altro che entusiasmo della premier Meloni e del Ministro Fitto. È la spesa a dimostrare il fallimento del Governo. I Ministeri sono fermi al 21% delle risorse assegnate e la spesa complessiva, compresi gli enti locali, si attesta a poco più di 50 miliardi. Si rallegrano di ricevere la rate, ma non stanno mettendo a terra i progetti, visto che 4 gare su 5 sono ferme. E questo rischiamo di pagarlo come Paese, in termini di sviluppo, crescita e lavoro.

Nei giorni scorsi il Presidente Mattarella ha usato parole molto dure a difesa della libertà di stampa. Questo è un governo che ha problemi con la libertà di informazione?
Condivido pienamente le parole del Presidente Mattarella. Oggi rileviamo il rischio di un vulnus grave per la democrazia. Non è normale che dopo l’inchiesta di Fanpage, la premier abbia evocato il giornalismo di regime. Mi pare di interesse pubblico sapere se l’organizzazione giovanile di Fdi è fascista, razzista e antisemita. Allo stesso modo non è tollerabile la minimizzazione al limite del giustificazionismo della seconda carica dello Stato rispetto al pestaggio di Andrea Joly da parte di alcuni militanti di CasaPound. C’è un clima pesante. Sembra che per la destra il problema siano i giornalisti che fanno il loro lavoro o chi contesta democraticamente Ministri ampiamente inadeguati. Non è un caso che sia arrivata una bocciatura al governo proprio sull’informazione dal rapporto della Commissione sullo Stato di diritto. Come al solito, invece di prendere atto delle raccomandazioni europee, Meloni invia una lettera irrituale alla UE per lamentare complotti politici inesistenti.

Lo stesso approccio, diciamo così “costituzionale”, vale sul capitolo carceri. Anche qui il Presidente ha lanciato un allarme su una situazione diventata, dice il capo dello Stato, “inumana”.
La destra ha affossato la proposta di legge Giachetti, volta a dare prime risposte al sovraffollamento carcerario che è indegno per un Paese civile. I numeri sono spaventosi così come i dati dei suicidi solo di quest’anno. Il governo, in nome della propaganda securitaria, preferisce non occuparsi delle condizioni dei detenuti e neppure del personale penitenziario che è allo stremo. Non è più tollerabile l’indifferenza rispetto a situazioni esplosive che equivalgono ad una vera e propria “tortura”. Così come è giunto il momento di affrontare con serietà il dramma dei bambini di mamme detenute in carcere.

Quali sono le iniziative previste per i prossimi mesi?
Come Pd abbiamo deciso in questi mesi di essere al fianco dei più fragili e di batterci su temi che toccano la vita delle persone. Penso anzitutto alla battaglia per la sanità pubblica. La destra ha tagliato fondi, ha cancellato 500 progetti di case ed ospedali di comunità dal Pnrr, ha approvato un decreto bluff sulle liste d’attesa, privo di risorse e strumenti. Bisogna fare l’esatto opposto. Lo abbiamo chiesto nella proposta a prima firma Schlein. Bisogna stanziare più risorse fino al 7,5% del Pil, in linea con la media europea, e sbloccare il tetto alle assunzioni del personale medico.

Ci sono altre battaglie?
Ci stiamo battendo a tutela della scuola pubblica e degli asili nido, per il salario minimo, per una transizione verde sostenibile, in grado di tutelare l’ambiente e accompagnare aziende e famiglie chiamate ad investimenti. E poi c’è il tema dell’ Autonomia differenziata, una proposta secessionista sbagliata perché rompe lo spirito del regionalismo solidaristico previsto dalla Costituzione. Dopo le delibere dei 5 consigli regionali a guida centro sinistra è partita una mobilitazione popolare di raccolta firme per il referendum abrogativo. Un successo, viste le circa 200.000 sottoscrizioni raccolte online finora. Trovo fuori luogo gli attacchi di uno Zaia particolarmente nervoso ad uno strumento di partecipazione democratica dei cittadini. Questa battaglia peraltro ha mandato in tilt la stessa maggioranza, a conferma delle nostre preoccupazioni rispetto ad un provvedimento sbagliato e pericoloso che spacca l’Italia. La mancata previsione di risorse per l’attuazione preventiva dei livelli essenziali di prestazione dei servizi pubblici fondamentali su tutto il territorio nazionale, la possibilità di utilizzare il cosiddetto residuo fiscale, la facoltà di stipulare da subito intese nelle materie non Lep, porterà inevitabilmente le regioni più ricche a diventare sempre più ricche e quelle più fragili a collassare. Si cristallizza per legge la presenza purtroppo di cittadini di serie A e di Serie B. Ma l’Italia intera diventerà più debole e meno competitiva, divisa in 20 politiche e normative in settori strategici. Questa autonomia leghista tradisce anche le esigenze di semplificazione e di modernizzazione dell’Italia avvertite dai ceti produttivi del Nord.

E’ su queste premesse che state costruendo il nuovo campo largo? Con Renzi è davvero possibile dialogare?
Le alleanze vanno fatte sui programmi e sui contenuti, sulle idee per il Governo del Paese, non in laboratorio o con fusioni a freddo. Abbiamo però il dovere politico di fare ogni sforzo per aggregare e unire, senza veti pregiudiziali, tutte le forze progressiste e riformiste, con l’obiettivo di sconfiggere alle prossime elezioni la destra. È positiva dunque l’apertura ad un confronto anche da parte di Renzi. Non possiamo non tener conto dei danni che questa maggioranza sta provocando e dei pericoli che sta portando al rispetto di diritti e libertà fondamentali nonché agli assetti istituzionali del Paese.

Come pensate di fare per tenere insieme le varie forze d’opposizione.
Vanno individuati alcuni punti programmatici chiari per il futuro dell’Italia, lavorando su ciò che ci unisce e smussando col dialogo ciò su cui siamo distanti. Ci sono temi importanti che ci vedono coesi, dalla difesa della sanità pubblica alla realizzazione di una transizione socialmente giusta; dagli investimenti in istruzione e servizi sociali al diritto ad un lavoro stabile, sicuro e dignitoso; dalla difesa della coesione nazionale alla consapevolezza che l’Europa è la nostra comunità di destino da rafforzare e migliorare ma non certo da distruggere. Dobbiamo costruire non un’alleanza contro ma un’alternativa per il governo del Paese. Come ripete la nostra segretaria dobbiamo essere testardamente unitari, mettendo da parte pregiudizi soprattutto personali. In questo quadro, le prossime tre elezioni regionali saranno un banco di prova significativo. Per quanto riguarda il Pd i nostri elettori vogliono un partito forte e unito che non venga meno alla sua vocazione pluralista. Il risultato delle europee lo testimonia. Spetta a noi rappresentare una fetta ampia della società, dagli studenti alle famiglie, dal mondo del lavoro ai ceti produttivi, dall’associazionismo al mondo cattolico, senza delegare ad altre forze anche la rappresentanza di sensibilità riformiste e liberali, ed essere così il baricentro di un’alleanza programmatica credibile per la guida dell’Italia in futuro.

30 Luglio 2024

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