L'orrore nella Striscia
Ameen Abed: chi è l’attivista palestinese anti-Hamas catturato, torturato e massacrato dai miliziani di Gaza
Non solo i civili come scudi umani e le strutture pubbliche come depositi di armi: ecco cosa succede a chi osa contestare il regime degli islamisti
Esteri - di Andrea Aversa
Assetati di sangue, affamati di violenza e attaccati al potere. Per Ameen Abed, attivista palestinese 35enne, i capi e i miliziani di Hamas non hanno altro interesse, se non quello di combattere Israele con il solo obiettivo di perseguire i propri obiettivi. Altro che bambini, donne e uomini della Striscia di Gaza. I diritti umani e civili di un’intera popolazione, già martoriata dalla guerra, non sono una priorità per i terroristi islamisti. Non solo le persone comuni usate come scudi umani e le strutture pubbliche utilizzate come depositi di armi. Ora anche la testimonianza di come è trattato il dissenso all’interno dei territori gestiti dagli uomini di Haniyeh, Sinwar e Deif. L’8 luglio scorso Abed, noto oppositore di Hamas, ha scritto e pubblicato un post sui social. Un testo nel quale ha duramente attaccato le azioni del gruppo islamista e terrorista.
Chi è Ameen Abed
Abed ha affermato che i miliziani hanno diviso il popolo palestinese, importandosene delle 100mila persone uccise e della distruzione piombata nella Striscia di Gaza. “Siamo stanchi mondo“, ha concluso l’attivista, laureatosi in lettere all’università Al-Azhar di Gaza City e che vive nel nord della Striscia, nel campo profughi di Jabalia, aiutando i cittadini. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il giorno dopo, verso le 13.30, Abed è stato rapito, torturato e massacrato di botte da almeno venti uomini di Hamas. Il suo corpo è stato trascinato per 500 metri tra le macerie, dalla scuola di Fakhoura a Tawba. Gli hanno spezzato gambe e braccia e l’hanno pestato per almeno 40 minuti. Qualcuno ha provato a intervenire ma gli aggressori hanno sparato contro gli uomini e le donne accorse sul posto.
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Il post ‘sovversivo’ su Facebook
“La guerra è un’operazione suicida…coloro che hanno sostenuto Hamas per 17 anni, ora vogliono disfarsene. Dopo esser riusciti a dividere il popolo palestinese, mettendo fine al suo sogno di uno Stato indipendente (…), Hamas vuole mantenere il suo regime a Gaza, non gli importa se 100.000 persone sono state uccise. Gaza è distrutta, senza economia, senza edifici e senza ricordi. Stanno combattendo fino all’ultimo dei nostri figli. Cos’è questa stupidità, questo crimine contro l’umanità? Siamo stanchi, mondo“. Dopo il violento pestaggio, invece, Ameer ha scritto e pubblicato su Facebook: “Mi aspettavo che Hamas mi uccidesse e hanno sbagliato a non farlo perché finché il mio cuore batterà e la mia lingua potrà parlare non potranno continuare a derubare i poveri di Gaza in silenzio“.