Grande Paura
Rapina a Roberto Baggio: la villa, la banda, il bottino, la paura: “Mi sono sentito impotente”
L'irruzione nella tenuta mentre la famiglia guardava la partita della Nazionale. L'ex calciatore colpito alla testa con il calcio di una pistola. È caccia alla banda
Cronaca - di Redazione Web
Al momento dell’irruzione dei banditi nella villa di Altavilla Vicentina, Roberto Baggio era in casa con la moglie Andreina, la suocera e i figli Mattia e Leonardo. Guardavano la partita della Nazionale agli Europei contro la Spagna. Momenti di terrore quelli vissuti la sera di giovedì 20 giugno. Uno dei malviventi ha sferrato subito un colpo in testa all’ex calciatore con il calcio di una pistola. Erano in cinque, tutti armati. È stato aperto un fascicolo per rapina a mano armata e lesioni, potrebbero esserci gli estremi anche per sequestro di persona.
“Quando mi ha dato il colpo mi sono sentito impotente … Per fortuna a livello fisico ho rimediato solamente alcuni punti di sutura e qualche livido, oltre alla grande paura e allo spavento per quanto accaduto. Ma è qualcosa che occorre superare. Mi rimane tanta rabbia”, le sue parole ai carabinieri riportate da Il Corriere della Sera. Baggio vive da tempo, ormai lontano dal mondo del calcio, in una villa in mezzo e alla campagna e ai boschi. Ha una tenuta di una decina di ettari.
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Il sindaco Carlo Dalla Pozza ha spiegato che il campione li ha comprati poco a poco e che i rapinatori avrebbero potuto scavalcare ovunque. Secondo quanto riporta il quotidiano si sta dando la caccia a un gruppo di slavi. E nella provincia è salita la paura per i colpi di questo genere. Il vicentino è la terza provincia per reddito pro capite e la prima per impianti di sicurezza.
Le bande di rapinatori hanno imperversato anche in passato. Quasi sempre con l’aiuto di basisti del posto o che il posto lo conoscono molto bene, per studiare abitudini e caratteristiche delle vittime. Di solito preferiscono fare irruzione quando le persone sono all’interno per scongiurare che allarmi e telecamere di videosorveglianza possano interrompere il colpo.
“Io ho reagito istintivamente perché ho visto la mia famiglia in pericolo e mi è venuto da difenderla”, avrebbe raccontato ancora il campione ai militari. Con la famiglia ha passato una quarantina di minuti chiuso in una stanza mentre i banditi facevano razzie. Ancora da quantificare il bottino. Sembra che il Pallone d’Oro vinto nel 1993 dal “Divin Codino” non sia stato rubato perché custodito all’interno di una cassaforte speciale.