La riforma giustizia
Separazione delle carriere, l’inaccettabile sfida dell’ANM al Parlamento
Un potere che domina indisturbato il proscenio della nostra democrazia ben oltre le competenze e le funzioni che sono state attribuite dal Costituente alla magistratura.
Giustizia - di Redazione Web
L’Associazione Nazionale Magistrati lancia apertamente la propria sfida al Parlamento e sceglie la strada di una aperta politicizzazione della sua azione. Si potrebbe dire che il potere giudiziario abbia gettato la maschera, contrapponendosi apertamente a quello legislativo, se non fosse che è evidente a tutti da almeno trent’anni che nessuna riforma possa essere portata a termine in questo Paese senza il consenso della magistratura. Un potere che domina indisturbato il proscenio della nostra democrazia ben oltre le competenze e le funzioni che sono state attribuite dal Costituente alla magistratura.
È altrettanto evidente che l’esercizio di questo potere, incontrollato e straordinariamente efficace, si è mosso seguendo le vie opache del correntismo e delle logiche di spartizione opponendosi pregiudizialmente ad ogni modifica dell’assetto ordinamentale. Partendo dalla oggettiva e innegabile constatazione della posizione egemonica assunta dal pubblico ministero e dello squilibrio fra la fase delle indagini e quella del dibattimento, la necessaria e non più rinviabile riforma della separazione delle carriere non mira affatto ad indebolire il pubblico ministero ma a rafforzare il giudice, rendendolo terzo, oltre che imparziale, affinché possa svolgere effettivamente la propria funzione di limite al potere esercitato dalle procure, rendendo la giustizia più giusta e più equilibrata nell’interesse di tutti i cittadini.
La campagna di disinformazione lanciata dalla magistratura sostiene che questo avverrebbe, o potrebbe avvenire in futuro, diminuendo le garanzie del pubblico ministero, quando nel disegno di legge governativo, che sul punto riprende quello dell’UCPI, è chiaramente scritto l’esatto contrario: al pubblico ministero sono riservate le medesime garanzie di autonomia e indipendenza del giudice, senza alcun condizionamento o controllo da parte del potere esecutivo.
La Giunta dell’Unione camere penali