Le sanzioni

Rissa in Parlamento, 11 deputati sospesi: opposizioni in piazza

La decisione degli uffici disciplinari della Camera. Lezzi e Donno rispettivamente puniti con 15 e 4 giorni di sospensione. Intanto le opposizioni hanno invocato le piazze per manifestare contro l'atteggiamento definito squadrista di alcuni parlamentari della maggioranza

Politica - di Redazione Web

13 Giugno 2024 alle 21:45

Condividi l'articolo

Rissa in Parlamento, 11 deputati sospesi: opposizioni in piazza

Bagarre e ancora bagarre, con le opposizioni che annunciano la piazza e Lorenzo Fontana, Presidente della Camera, che ha disposto le sanzioni per diversi parlamentari dopo il rissone in Aula: 15 giorni di sospensione per Igor Iezzi della Lega e un pacchetto di 7 giorni per Federico Mollicone, Gerolamo Cangiano e Enzo Amich, tutti e tre di FdI. Nelle maglie della giustizia dell’ufficio di presidenza finiscono anche Domenico Furgiuele, altro leghista, e il Pd Nico Stumpo ( 7 giorni anche a loro), nonché altri 4 giorni per il pentastellato Leonardo Donno. A casa per 3 giorni ci dovranno stare anche Vincenzo Amendola (Pd) e Stefano Candiani( Lega). Due giorni per Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi, altri due parlamentari dem. Sanzioni che non piacciono a Pd ed M5s per il fatto che, a loro avviso, sarebbero stati messi sullo stesso piano aggrediti e aggressori. Dire che il cammino parlamentare delle riforme procede in aule agitate in queste ore è quindi limitativo. Dopo i disordini alla Camera un deputato del M5s è finito al pronto soccorso, e il giorno dopo il clima è rimasto tesissimo. A Palazzo Madama, dove è in discussione il premierato, le senatrici di opposizione hanno occupato i banchi del governo. A Montecitorio, i primi passi verso l’Autonomia sono stati accompagnati dalle note di “Bella Ciao” e pure da grida come “Fuori i fascisti“, in risposta al vicesegretario della Lega Andrea Crippa, che aveva detto: “Io credo che richiamare il comunismo” con Bella ciao, “sia un po’ peggio che richiamare gli incursori della Marina“.

Bagarre in Senato per il premierato e disordini alla Camera per l’Autonomia: cori e risse

In entrambi i rami del Parlamento, sedute sospese più volte e forze di minoranza che hanno continuato a sventolare i tricolori, abbandonando l’Aula. Una protesta a cui non hanno partecipato però le forze centriste. Per martedì, quando è atteso il voto finale in Senato sul premierato, le opposizioni hanno convocato una manifestazione a Roma: “Non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue“. L’invito è di portare le bandiere dell’Italia. Tutto questo accadeva mentre era in corso il “l’istruttoria” sulla bagarre a Montecitorio. Il presidente della Camera e i questori hanno visionato le immagini e ascoltato i protagonisti per ore. E nei corridoi di Montecitorio si sovrapponevano le voci di un possibile rinvio del verdetto, anche alla luce del fatto che alcuni parlamentari coinvolti non si erano presentati a testimoniare, come – per esempio – Domenico Furgiuele e Igor Iezzi. Un quadro che ha dato la sensazione di un vero e proprio braccio di ferro all’interno della maggioranza. Alla fine restano i fatti e le parole del presidente Fontana: “Non ci possono essere comportamenti che minano la credibilità” della Camera, ha tra l’altro detto mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa pensava al summit in corso in Puglia: “Anziché cercare di far vedere l’Italia conscia del proprio ruolo e della propria importanza“, proprio durante il G7stiamo dando un’immagine peggiore di quella che diamo normalmente. Mi sembra un harakiri“.

Le sanzioni alla Camera di Fontana e le parole di La Russa

Un commento che probabilmente – si ragiona in ambienti della coalizione di governo – potrebbe aver fatto – o quantomeno pensato – anche la premier Giorgia Meloni, impegnata a presiedere la riunione dei grandi a Borgo Egnazia. Quello che è accaduto in Aula è stata “un’aggressione“, ha protestato la segretaria Pd Elly Schlein, che più tardi ha aggiunto anche una definizione: “squadrista“. La versione M5s l’ha data il presidente Giuseppe Conte: “Il nostro deputato Donno voleva semplicemente consegnare il nostro tricolore al ministro Calderoli. Ne è nata una reazione inaccettabile. Lo hanno aggredito tanti deputati delle forze di maggioranza con minacce, spintoni, cazzotti e calci“. Donno ha annunciato che denuncerà “chi gli ha dato un cazzotto sullo sterno. È un deputato di FdI“. In attesa della manifestazione di martedì, è scesa subito in piazza la Cgil con un sit-in di fronte a Montecitorio contro la riforma dell’Autonomia: si sono unite delegazioni del Pd con Schlein, di Avs con Fratoianni e Angelo Bonelli e del M5s, senza Giuseppe Conte ma con una nutrita squadra di deputati.

13 Giugno 2024

Condividi l'articolo