Il dibattito sulla riforma

Premierato: doppio turno e italiani all’estero, così va rivista la riforma

Ieri al Senato la conferenza stampa di Magna Carta, Libertà Eguale, Riformismo e libertà e Io cambio: proposti due emendamenti per tamponare gli effetti collaterali della riforma

Politica - di Vittorio Ferla - 7 Maggio 2024

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Premierato: doppio turno e italiani all’estero, così va rivista la riforma

Due lettere aperte, una per la maggioranza e una per l’opposizione. E due emendamenti per “migliorare” e “colmare alcune lacune” del testo del governo.

Il dibattito sul premierato non si ferma e a tenerlo in vita al di là degli steccati tra fazioni contrapposte, sono quattro associazioni e fondazioni di diversa ispirazione culturale – Magna Carta, Riformismo e libertà, Libertà Eguale, Io cambio – desiderose di offrire un contributo per evitare che una riforma così rilevante si esaurisca in un nulla di fatto o, peggio, in uno scontro ideologico a priori.

“Un modello di premierato bell’e fatto, da prendere e importare, non esiste”, assicura nella sua lettera aperta alla maggioranza Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, a lungo parlamentare per il centrodestra e già ministro delle Riforme costituzionali nel governo Letta.

Perché il risultato sia all’altezza delle aspettative, secondo Quagliariello, servono almeno quattro elementi: garantire al premier una forte legittimazione “che gli dia gli strumenti per governare la sua coalizione”, “definire in Costituzione i requisiti fondamentali del sistema elettorale” il cui nesso con la forma di governo è cruciale, risolvere a livello costituzionale le incongruenze provocate dall’esistenza della circoscrizione Estero e del bicameralismo paritario, rivedere la base di legittimazione e il metodo di elezione del presidente della Repubblica.

In parallelo, nella sua lettera aperta all’opposizione, Enrico Morando, presidente di Libertà Eguale ed ex viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni, ricorda al Pd in particolare che “un modello di premierato con sistema elettorale decidente e norme europee sulla forma di governo è stata la base di riferimento tradizionale delle forze che si collocano nel centro-sinistra”.

Il riferimento è soprattutto alla Tesi 1 dell’Ulivo del 1996, successivamente trasformata in precisi articolati nella Bicamerale D’Alema rispettivamente da parte dei parlamentari Salvi (per il centrosinistra di Governo), Cossutta e Bertinotti (per Rifondazione Comunista). Motivi sufficienti per evitare le soluzioni aventiniane cioè il rifiuto aprioristico del dialogo con la maggioranza.

Tuttavia il testo che da domani, 8 maggio, comincia il suo iter nell’Aula del Senato conserva delle lacune rilevanti. Ecco perché i riformisti delle quattro associazioni, con l’aiuto di Peppino Calderisi, ex parlamentare di Forza Italia e super esperto di leggi elettorali, e Stefano Ceccanti, costituzionalista e già parlamentare del Pd, hanno suggerito ieri a Roma, nella Sala Stampa del Senato, due emendamenti considerati assolutamente necessari per consentire al modello del premierato di funzionare.

Il primo emendamento punta a risolvere le questioni della circoscrizione estero e del bicameralismo paritario. Il modello di legge attuale renderebbe determinanti i quasi 5 milioni di italiani che sono fuori dal Paese.

Per evitarlo, la legge elettorale dovrebbe prevedere il ballottaggio e computare i voti degli italiani all’Estero in base al rapporto tra il numero degli elettori e quello dei seggi rispettivamente della circoscrizione estero e delle circoscrizioni del territorio nazionale. Il ballottaggio sarebbe necessario pure per evitare il rischio di esito difforme nelle due Camere considerata la diversità per quanto riguarda la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni.

Il secondo emendamento propone infine di estendere la platea degli elettori del presidente della Repubblica facendo votare anche gli europarlamentari italiani e un “numero di delegati delle autonomie locali pari a quello dei delegati regionali”. In più, si vuole innalzare al 55% la maggioranza richiesta dopo il sesto scrutinio “in modo da ampliarne e rafforzarne la base di legittimazione”.

7 Maggio 2024

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