Le bugie del ministro
Perché il ministro Piantedosi copre i miliziani libici
Quei miliziani libici, eroi per il Viminale, si vedono nei nostri video mentre frustano a bordo i naufraghi catturati. E il Viminale quei video ce l’ha
Editoriali - di Luca Casarini
Il ministro Piantedosi rispondendo all’interrogazione urgente del senatore Nicita, ha mentito sulla Mare Jonio. Mentire, dire il falso, può avere tante sfumature. Rimane di certo la scarsa considerazione del proprio ruolo istituzionale, e di quello di colui che interroga.
Ma qui la sfumatura del mentitore, del bugiardo, si arricchisce di un particolare importante: il ministro degli Interni italiano ha mentito innanzitutto per “coprire” dei complici, e cioè i miliziani armati che vengono definiti “guardia costiera libica”.
Questi personaggi, dei banditi veri e propri, li abbiamo registrati nei video mentre frustano a bordo della motovedetta le persone che hanno catturato. Si vedono naufraghi, trattati come prigionieri, costretti a stare inginocchiati con le mani dietro la schiena, probabilmente legate, e si distingue uno dei miliziani che li frusta con una cima da ormeggio ricoperta da un tubo di gomma dura, come si usa per proteggere dallo sfilacciamento i cavi.
Nemmeno lo sanno loro, i miliziani di terra, che in mare quella cima serve a legarsi ad un approdo. Sanno di torture, della paura che incute un mitra se lo spiani in faccia a qualcuno, o se gli spari addosso.
Sanno certamente di soldi, e ogni cattura sono soldi, tanti soldi: quelli del nostro governo, quelli di Malta, quelli dell’Unione Europea. E quelli dei profughi che pagano, e non poco, per comprarsi la roulette russa di un viaggio che può essere senza ritorno e senza approdo.
Le milizie – che stanno sopra quelle motovedette come potrebbe starci chi pensa, come dice il mio amico Comandante Pietro Marrone, “che il mare sia solo acqua” – sono legate da rapporti di clan e da relazioni familiari ai grossi trafficanti di esseri umani. I grossi trafficanti non sono quelli che organizzano il barcone, ma i loro capi.
Questa particolare guardia costiera, prende i soldi anche da loro, per non farli finire in galera, e poi si prende anche i motori, che vengono restituiti allo smuggler locale dietro compenso. Gli “eroi” di Piantedosi, che stuprano e seviziano donne, bambine, uomini, all’inizio non avevano voglia di sfidare il mare grosso o di spingersi a cento miglia da casa.
Per loro, che non sono marinai, è un viaggio troppo lungo, troppo pericoloso. Il mare è grande e tu, anche se sei della milizia di Zawhia, quella di tuo cugino Bija che è ricercato dal Tribunale Penale Internazionale ma ricopre il grado di “alto ufficiale” nella cosiddetta “guardia costiera libica”, sei solo un misero puntino, un granello di polvere lì in mezzo.
Anche se sei uno capace di ammazzare un uomo con un colpo alla nuca davanti a suo figlio o a sua moglie, beh, con il mare sei nessuno. Per convincere questi killer a far finta di fare i marinai, ci sono voluti soldi, tanti soldi. Non sanno nemmeno usare la radio, tanto che l’aereo militare di Malta che gli indicava i bersagli da catturare per la deportazione, doveva ripetere posizioni in loop.
Doveva farsi vedere, così lo seguivano come pollicino con le briciole di pane. I tracciati del velivolo sono esplicativi di questa conduzione “a manina” fatta con i miliziani. Può essere così strano che Piantedosi menta al Parlamento?
Tutta la politica dei respingimenti in mare, in aperta violazione della Convenzione di Amburgo e della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, si basa su questo baraccone di bugie. Dalla zona Sar in giù. E dunque Piantedosi deve reggere.
Quando ci saranno incidenti più seri, come l’arrembaggio a bordo di una nave del soccorso civile e il suo dirottamento a Tripoli, nella migliore delle ipotesi senza morti o feriti nell’equipaggio, il governo vedrà come mentire. Lo farà con un rimbrotto anche per i libici, con un volo del jet dei servizi da Pratica di Mare all’aeroporto di Tripoli, che testimoni il “grande impegno ad evitare questi spiacevoli incidenti”.
Sempre mentendo spudoratamente, ma in maniera un po’ più avveduta di come ha fatto un Ministro, senza tener conto dei video che lo smentiscono ed erano già in suo possesso. Che poi, se noi della Mar Jonio avessimo davvero organizzato il sabotaggio di una deportazione ad opera di carcerieri infami, ci sarebbe da rivendicarlo fino in fondo, sarebbe un dovere farlo.
Senza mentire, anche a costo di finire in galera. Cosa c’è di male a rispettare i diritti dell’uomo, ad aiutare esseri umani a non morire in un lager o in mezzo al mare, a fuggire dalla schiavitù e dall’inferno? Piantedosi, come ogni domenica, andrà a messa domani.
Da buon cattolico si dirà, tra sé e sé, che è un brav’uomo, al servizio dello stato e della giustizia. Ma si possono imbrogliare gli uomini, si può imbrogliare il parlamento, si può imbrogliare chiunque. Ma sei sicuro ministro, che riuscirai a imbrogliare proprio tutti? Nel frattempo, buona vita a tutti i fuggitivi, a tutti i fratelli e sorelle che ce l’hanno fatta. Ognuno è complice di ciò che vuole.