Il caso Mediterranea
Mare Jonio contro Piantedosi, un video mostra i libici sparare contro la nave dell’Ong: “Ha mentito in Senato”
Cronaca - di Redazione
Un ricorso urgente al Tribunale civile di Ragusa contro l’applicazione della sanzione pecuniaria e del fermo amministrativo della nave Mare Jonio, ma soprattutto l’accusa al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di aver mentito nella sua relazione al Senato.
È quanto messo in campo dalla Ong Mediterranea Saving Humans, l’organizzazione di Luca Casarini, assista dagli avvocati Lucia Gennari, Giulia Crescini e Cristina Cecchini.
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Lo scontro con Piantedosi sui soccorsi in mare
Al centro dello scontro col governo Meloni e col titolare del Viminale c’è la ricostruzione di quanto accaduto lo scorso 4 aprile, quando la nave Mare Jonio soccorse 56 migranti in acque internazionali, a quasi 100 miglia dalla costa libica. Salvataggio ostacolato dalla cosiddetta “guardia costiera libica” che, sulla motovedetta Fezzan donata paradossalmente dall’Italia, sparò contro la nave umanitaria che stava soccorrendo le persone in mare.
Dopo gli spari della cosiddetta guardia costiera libica, Mediterranea #SavingHumans chiede al Tribunale di #Ragusa di liberare al più presto la sua nave #MareJonio.
Leggi il comunicato completo sul nostro sito👇https://t.co/OdzsDEjwTP pic.twitter.com/jeRDjfEPZ8
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) April 11, 2024
La versione di Piantedosi
Nella versione di Piantedosi, resa giovedì in Senato per rispondere ad un question time, il ministro ha giustificato così il provvedimento che ha portato al sequestro e alla multa notificate a Mediterranea e Mare Jonio al suo sbarco nel porto di Pozzallo il 6 aprile.
Per il ministro “un gommone della nave Mare Jonio lo scorso 4 aprile in acque internazionali si è avvicinato alla motovedetta libica Fezzan in un momento successivo a quello in cui quest’ultima aveva già assolto agli obblighi di salvataggio in mare – ha detto il ministro dell’Interno -. Nell’occasione, le persone presenti sul gommone incitavano i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni di salvataggio in atto da parte dell’unità libica con ciò mettendo a repentaglio l’incolumità delle persone stesse, tanto che diversi migranti si sono gettati in acqua per poi essere nuovamente soccorsi, in parte dalla motovedetta libica e in parte dal predetto gommone che li ha poi trasbordati sulla Mare Jonio. È in questa fase che risulterebbe che siano stati esplosi effettivamente alcuni colpi di avvertimento in aria affinché le predette imbarcazioni private si allontanassero, così da poter riprendere le operazioni di salvataggio”.
Le immagini di Mediterranea che smentiscono Piantedosi
Le immagini diffuse dalla Ong ripongono però una realtà dei fatti ben diversa da quella esposta in Senato da Piantedosi.
Nel video si nota infatti come sia la motovedetta Fezzan della “guardia costiera” libica ad intervenire in una zona di mare dove è presente solamente il gommone della Ong e la barca di legno dove sono presenti i migranti. I volontari di Mediterranea sono già impegnati nei soccorsi, hanno già lanciato i salvagente e portando in salvo i primi migranti. Quando poi alcuni migranti a bordo della motovedetta libica, probabilmente recuperati in altre operazioni, si buttano in acqua nel tentativo di raggiungere il gommone della Ong, i libici iniziano a sparare.
Oltre al ricorso al Tribunale amministrativo contro il fermo illegittimo, il legal team di Mediterranea sta lavorando ad un esposto penale contro il governo libico, la cosiddetta guardia costiera libica e i miliziani che si trovavano a bordo della motovedetta 658 “Fezzan”, e che hanno aperto il fuoco contro soccorritori e naufraghi nel tentativo di impedire le operazioni di soccorso.