Le omissioni del ministro
Da Cutro alla Mare Jonio tutte le balle del ministro Piantedosi
Piantedosi, chiamato a riferire in Aula sulla strage, diede numeri sballati. E in Commissione alla Camera pronuncio frasi incomprensibili
Politica - di Angela Nocioni
Non è mica la prima volta che il ministro Piantedosi mente al Parlamento. Sulla strage di Cutro l’anno scorso ha mentito alla Camera e poi al Senato. E ha infilato un lunga serie di omissioni.
Chiamato nel marzo del 2023 in Aula a riferire sul mancato soccorso a quel caicco schiantatosi il 26 febbraio a due passi dalla costa calabrese con la sua stiva piena di bambini (94 morti, una ventina di dispersi) Piantedosi anche quel giorno diede informazioni non vere.
Con una mano ad accarezzarsi la testa, lampi di sguardi ogni tanto in cerca di un appiglio tra i banchi della maggioranza, Piantedosi disse allora che la prima segnalazione di emergenza era delle 4 del mattino, ossia a naufragio avvenuto.
Invece Frontex aveva inviato a Roma già la sera prima una scheda fitta di dati espliciti sul caicco avvistato «senza giubbotti di salvataggio visibili», «con probabili persone sottocoperta». E omise di dire che nella sala operativa di Frontex Varsavia c’erano due ufficiali italiani in quelle ore in costante contatto con Roma.
Omise di dire che il Centro di coordinamento soccorsi di Roma aveva un evento Sar già aperto, ossia una allerta già lanciata, evitando di spiegare che per questa ragione la Guardia costiera era tenuta dal regolamento ad uscire per qualsiasi anche vaghissimo segnale di pericolo: figurarsi per una segnalazione Frontex con tanto di foto termica allegata da cui si vedeva un mezzo con linea di galleggiabilità bassa, quindi con stiva piena di gente, dirigersi verso le nostre coste scogliose.
Nulla disse sul ritardo dei soccorsi a terra di almeno mezz’ora. Nemmeno una parola sulla volante mandata a Steccato di Cutro soltanto alle 4 e un quarto, quando i carabinieri ricevono una chiamata e riescono a capire da dove viene. E si trovano di fronte a una risacca di cadaveri.
E quando Piantedosi, sempre su Cutro, ha dovuto rispondere ai deputati in Commissione che gli chiedono perché e da chi è stata decisa una operazione di contrasto all’immigrazione e non di soccorso, ha proferito le seguenti parole: «Alcune cose ci tengo a dirle. La qualificazione dell’evento, ho dato la disponibilità, il governo deciderà nella sua collegialità, io ho premesso e volutamente ho cominciato a parlare nel rendere questa informativa che doveva essere sulle linee programmatiche ho messo doverosamente questo punto di informazione su questo tragico episodio premettendo che questo non lo ritengo esaustivo di una informativa che so essere stata richiesta e che sono disponibile a dare se questa dovesse essere calendarizzata».
E’ la trascrizione esatta delle sue dichiarazioni. Andatevelo a sentire (dal minuto 1.26.30 in poi) sul sito della Camera dei deputati. «È opportuno quando si parla di attribuzione di responsabilità per evento molto grave, perché è stato evento molto grave, non solo nella sua valenza umana ma anche in quello che possono essere attribuzioni e individuazioni di eventuali responsabilità lasciar fare la magistratura il che non vuol dire governo, rappresentanti del governo, ho cominciato a farlo oggi potere e dovere dare una prima rappresentazione dei fatti che gli risultano da atti perciò facevo e me ne scuso riferimento alle fonti perché è importante dire di cose colte così senza che ci sia una fonte io sono abituato così».
Sempre in quell’audizione cerca di dar conto delle parole da lui usate il 27 febbraio. subito dopo la strage. Queste: «Beh, comunque credo che la disperazione non può mai giustificare viaggi che mettono in pericolo i propri figli».
«Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso». Parole che avevano scatenato un putiferio, s’era trovato a doverle giustificare.
E le spiegò così: «Ora io adesso poi sulle espressioni premesso che quando l’ho detta non c’era l’analisi specifica delle persone arrivate che peraltro si sapeva insomma per una serie di riferimenti le provenienze era un riferimento generalizzato a tutte le provenienze tutto quello che riguarda il fenomeno migratorio che basta vedere le nazionalità che riguardano in generale non in questo caso l’arrivo sul territorio nazionale e vede impegnate molte provenienze da paesi che per carità poi il sogno di una vita migliore altrove è un diritto della persona che va stabilito sempre quando da diritto naturale si deve trasformare in legittima aspirazione giuridica ma riguarda anche prevalentemente paesi che non hanno condizioni di guerra almeno non come sono codificate in maniera tale da giustificare poi la protezione internazionale. Quindi quando io ho fatto quell’espressione quando ho voluto ricordare peraltro era riferito a quella cosa era una questione di carattere generale non riguardo alle persone che erano, ahimé, impegnate in questo evento migratorio che si è rivelato tragico».