Imputati 6 ufficiali
Cosa è successo a Cutro e perché fu strage di Stato: chi pagherà per il mancato salvataggio
I reati che ora si configurano sono omissione di soccorso e disastro colposo. Ma è chiaro che i responsabili non furono solo quei sei ufficiali che adesso rischiano svariati anni di prigione: fu il governo.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Volano gli stracci. Sembra che tre ufficiali della Guardia Costiera e tre ufficiali della Guardia di Finanza saranno rinviati a giudizio per la strage di Cutro, oltre cento morti, avvenuta giusto un anno fa sulla costa calabrese.
La procura di Crotone non se l’è sentita di archiviare. Le prove del fatto che l’Italia poteva agevolmente salvare tutti, e decise di non farlo, sono schiaccianti e lo erano sin dal primo minuto. Nel giornale pubblichiamo la riproduzione delle pagine del Riformista (che allora dirigevo io) dedicate al disastro appena avvenuto. Era già tutto chiarissimo.
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Però il governo negò, Meloni sostenne che l’Italia non era stata avvertita dell’emergenza (mentendo al Parlamento), Piantedosi accusò le vittime di essersela cercata e poi andò alla Camera e fece un gran pasticcio senza spiegare niente. Salvini si nascose dietro la porta e si finse morto. Ora la magistratura inizia a certificare quello che è successo, e che è esattamente quello che scrivemmo noi un anno fa.
L’Italia sapeva che c’era una barca piena di profughi in difficoltà, non poteva ignorare che si rischiava il naufragio ma trattò quel caicco da soccorrere come un carico da arrestare, mandò una motovedetta della guardia di Finanza che, spaventata dal mare grosso, rientrò precipitosamente. A quel punto poteva intervenire la Guardia Costiera, che ha mezzi “ognitempo” che non temono il mare grosso: ma non lo fece. Perché? C’è una spiegazione.
La Finanza fa operazioni di polizia, cioè di contrasto all’immigrazione clandestina. La Guardia Costiera fa operazioni di salvataggio. A Cutro qualcuno decise di contrastare e non di salvare. E’ la linea del governo: respingere, respingere (ed anche: bloccare le Ong).
L’effetto quella notte furono 100 morti. I reati che ora si configurano sono omissione di soccorso e disastro colposo. Ma è chiaro che i responsabili non furono solo quei sei ufficiali che adesso rischiano svariati anni di prigione: fu il governo.
I ministri coinvolti sono tre: Trasporti, Difesa e Interno: Salvini, Crosetto e Piantedosi. Qualcuno di loro risponderà? C’è un solo modo dignitoso per affrontare questa tragedia: dimettersi. Tenete presente che recentemente è stato costretto alle dimissioni un sottosegretario accusato di aver tenuto alcune conferenze sulla storia dell’arte, ricevendo un compenso. Dico Sgarbi.
Sarà un po’ più grave aver lasciato che 100 persone perdessero la vita. O no? O il giustizialismo moderno prevede che le cose gravi sono solo quelle che riguardano i soldi, e che 100 morti non valgono una conferenza su Guido Reni?