La tragedia al lago di Gibuti
Ennesima strage in mare, 38 morti a pochi metri dalle nostre coste
L’ennesima deportazione, tra le tante di cui non si riesce ad avere notizia perché avvengono senza testimoni in grado di raccontarle, è stata segnalata ieri da Alarmphone, una rete di attivisti che raccoglie gli sos dei naufraghi.
Cronaca - di Redazione Web
Trentotto cadaveri, tra loro i corpi di alcuni bambini, sono stati trovati tra i resti dell’ennesimo naufragio di migranti. Altre sei persone, dicono i sopravvissuti, mancano all’appello. La tragedia, l’ennesima di cui si ha notizia tra le tante che avvengono senza se ne sappia nulla, è avvenuta al lago di Gibuti. L’ennesima deportazione, tra le tante di cui non si riesce ad avere notizia perché avvengono senza testimoni in grado di raccontarle, è stata segnalata ieri da Alarmphone, una rete di attivisti che raccoglie gli sos dei naufraghi.
Sono state catturate dalle motovedette libiche, date ai miliziani libici dal governo italiano, ottantatré persone finite alla deriva in zona Sar maltese, ossia nella porzione di acque internazionali in cui il coordinamento dei soccorsi è teoricamente spettante al centro coordinamento soccorsi di Malta che però non soccorre quasi mai nessuno e molto spesso nemmeno risponde al telefono alle navi di soccorso che segnalano salvataggi da fare o da coordinare.
Alarmphone, che aveva ricevuto l’allarme dalla imbarcazione alla deriva, scrive: “Queste ottantatré persone invece di essere messe in salvo sono state intercettate e costrette con la forza a salire a bordo dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Questi crimini in mare devono finire”.