Il partito della guerra
Cosa è l’Unwra e perché la vogliono chiudere: 12 dipendenti su 30mila sospettati di complicità con Hamas
Il partito antipalestinese è in grande spolvero. 12 dipendenti dell’Unwra (su 30 mila) sono sospettati di complicità con Hamas. Tolti i finanziamenti
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
L’attacco all’Onu, alle sue Agenzie, non nasce con lo” scandalo Unrwa”. L’attacco va avanti da anni. Molto, molto prima del 7 ottobre. Perché le agenzie delle Nazioni Unite che operano sul campo, a Gaza, in Cisgiordania, sono spesso testimoni scomodi. Per la forza occupante. Lo è l’Unrwa (di cui è stato per lungo tempo Commissario l’italiano Filippo Grandi, oggi a capo dell’Unhcr), lo sono l’Unicef, l’Oms…
Il possibile coinvolgimento di 12 dipendenti dell’Unrwa nell’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre, con gli orribili crimini perpetrati, è un fatto grave, scioccante, di cui giustamente il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “inorridito” chiedendo al Commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, di agire con la massima celerità e durezza contro i colpevoli, individuando anche eventuali connivenze dentro l’organizzazione. «Sono accuse scioccanti», ha ammesso Lazzarini.
Promettendo di licenziare immediatamente quella dozzina. D’avviare un’indagine interna. E di perseguire, anche penalmente, «qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo». E i licenziamenti sono scattati. Ma questo terribile episodio non può cancellare una storia. O riscriverla, sotto il segno della criminalizzazione. Come vorrebbe Israele.
“Chiediamo all’Onu di assumere azioni immediate contro la leadership dell’Unrwa”, sentenzia il ministro degli esteri israeliano Israel Katz dopo aver ringraziato Usa e Canada per la decisione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa.“Per anni abbiamo messo in guardia: l’Unrwa perpetua il tema dei rifugiati, ostacola la pace e serve come braccio civile di Hamas a Gaza”.
Katz – che si è augurato che altri Paesi seguano l’esempio dei Usa e Canada – ha sottolineato che l’Unrwa “deve pagare un prezzo per le sue azioni. L’Unrwa non è la soluzione”. E “Israele farà in modo che l’Unrwa non sia parte del dopoguerra a Gaza”, incalza Katz, aggiungendo che “lavorerà” per ottenere il sostegno bipartisan negli Usa, nell’Ue e in altre nazioni a livello globale a favore di questa politica volta a fermare le attività dell’Unrwa a Gaza.
Una giornalista israeliana, Ruthie Blum, ha cercato di piantare un altro chiodo nella bara dell’agenzia: “Nessuna misura più blanda della chiusura dell’Unrwa può essere ritenuta soddisfacente, perché la sua stessa esistenza è una truffa criminale… Nel frattempo, consoliamoci con la meritata umiliazione pubblica dell’agenzia”.
Quanto a Benjamin Netanyahu, Il primo ministro israeliano è arrivato al punto di accusare l’agenzia di perpetuare piuttosto che alleviare la difficile situazione dei palestinesi e ha invitato le Nazioni Unite a scioglierla. Scioglimento. Cancellazione. Ancora non si è arrivati all’”annientamento”, ma poco ci manca.
Dopo Usa (con 343 milioni di dollari, primo contributore), il secondo è la Germania con 202), Canada e Australia, anche l’Italia (18 milioni) ha deciso di sospendere i fondi all’Unrwa. “Il governo italiano ha sospeso finanziamenti all’Unrwa, dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Paesi Alleati hanno recentemente preso la stessa decisione. Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele”. Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X. Una linea adottata anche da Finlandia e Regno Unito.
La decisione di alcuni Paesi di sospendere i fondi all’Unrwa “comporta grandi rischi di soccorso politico e umanitario, come in questo momento particolare”, afferma Hussein al-Sheikh, segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), esortando i Paesi in questione a “revocare immediatamente” l’iniziativa contro l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. “Abbiamo bisogno del massimo sostegno a questa organizzazione internazionale e di non interrompere l’assistenza ad essa”, ha aggiunto.
Hamas ha invece condannato la decisione dell’Unrwa di licenziare 12 suoi dipendenti “sulla base di informazioni provenienti dal nemico sionista” e ne ha chiesto la revoca. In una nuova dichiarazione su Telegram ha attaccato l’Agenzia dell’Onu per aver “descritto la resistenza del popolo palestinese come terrorismo”.
“Non è compito dell’Unrwa annunciare posizioni politiche sul conflitto” ma piuttosto – ha aggiunto – “difendere il diritto dei rifugiati che rappresenta”.”Il diritto di protezione e di resistenza all’occupazione – ha concluso – con ogni mezzo possibile”.
Un po’ di storia. Il mandato dell’Unrwa si estende alla fornitura di servizi ai rifugiati palestinesi nei suoi cinque campi operativi: Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est), Striscia di Gaza, Siria, Libano e Giordania. Pertanto, i rifugiati palestinesi che si trovano in questi ambiti non rientrano nel mandato dell’Unhcr. Tuttavia, l’Unhcr ha un mandato nei confronti dei rifugiati palestinesi quando si trovano al di fuori delle aree operative dell’Unrwa in determinate circostanze.
Quando l’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente (Unrwa, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) inizia ad operare, rispondeva ai bisogni di circa 750mila rifugiati palestinesi.
Oggi il numero è salito a circa 5.9 milioni e, a causa della recente escalation del conflitto, è destinato ad aumentare in tempi rapidi. Si stima che dal 7 ottobre 2023 ci siano già 1.5 milioni di nuovi rifugiati nelle strutture e oltre 28mila persone hanno richiesto supporto psicologico nell’ultimo mese. L’Unrwa continua a fornire ogni giorno beni di prima necessità agli sfollati, come acqua potabile, farina e farmaci salvavita.
Filippo Grandi è stato nominato Commissario generale dell’Unrwa il 20 gennaio 2010, dopo aver ricoperto a partire dall’ottobre del 2005 l’incarico di Vice commissario generale della stessa agenzia. Nella sua lettera inaugurale al personale Unrwa, ha rimarcato – citazione testuale presa dal sito ufficiale unrwa.org – che “… l’incarico di Commissario Generale non è un onore personale concesso a un individuo, ma una missione da svolgere con e per i profughi di Palestina”.
Ha reso omaggio al carattere concreto e tangibile della missione dell’Unrwa, osservando che questo è “ciò che ci rende rilevanti, quello che permette al nostro lavoro di avere un impatto concreto nell’esistenza di coloro che, dopo sei decenni, continuano a vivere in una situazione di ingiustizia”. Domanda: anche Grandi è stato, uno “strumento”, sia pur inconsapevole, di Hamas?.
Dodici. E’ il numero dei dipendenti dell’Unrwa che, secondo Israele, hanno partecipato al pogrom del 7 ottobre. Dodici. L’Unrwa, dati rilevabili dal succitato sito ufficiale, impiega circa 30.000 dipendenti, per la maggior parte profughi palestinesi. Trentamila.
Nelle 284 scuole che l’Agenzia gestisce nella Striscia e in Cisgiordania, numero ora fortemente ridotto visto che la maggior parte delle scuole a Gaza sono state rase al suolo dai bombardamenti israeliani, e nei suoi campi profughi, lavorano 13.000 palestinesi nella Striscia di Gaza, altri 4.000 in Cisgiordania. 152 dipendenti dell’Unrwa hanno perso la vita dal 7 ottobre.
“L’Unrwa sta facendo un lavoro straordinario sul campo”, ha riconosciuto lo scorso 4 novembre il segretario di stato americano Antony Blinken. Allora il capo della diplomazia Usa non era a conoscenza dello “scandalo dei 12”, ma del resto, sì. Certamente dei 74 anni di attività precedenti al tragico 7 ottobre 2023 (l’Unrwa è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite ai sensi della risoluzione 302 (IV), dell’8 dicembre 1949). Una storia che Israele e il partito della guerra vorrebbero ora cancellare. Anzi, annientare.