L'ultimatum dell'Aja
Interrompete il genocidio, la Corte di giustizia dell’Aja durissima con Netanyahu
La Corte internazionale di giustizia intima a Tel Aviv di impedire il genocidio, ma non ordina il cessate il fuoco. Netanyahu: “Vergogna, nostra guerra è contro i terroristi”. Terremoto all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi: licenziati 12 dipendenti accusati di essere coinvolti negli attacchi del 7 ottobre. Gli Usa sospendono i finanziamenti
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
All’Aja si scrive la storia. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ritiene che esista una controversia tra Israele e Sudafrica e attribuisce alla corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso. Lo ha affermato la giudice americana Joan Donoghue, secondo cui “almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio”, e “la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso”.
La Cig ha ordinato a Israele di adottare misure “per impedire che siano commessi atti” che violano la Convenzione sul genocidio, ma non ha soddisfatto la richiesta del Sudafrica per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Tuttavia, a larga maggioranza, i 17 giudici della Corte hanno stabilito che Israele deve adottare misure per prevenire qualsiasi atto che rientri nell’articolo II della Convenzione, ossia uccidere membri di un gruppo, causare danni fisici e mentali a un gruppo, infliggere in modo deliberato condizioni di vita progettate per provocare la distruzione totale o in parte di un gruppo, imporre misure per impedire le nascite.
La Corte ha chiesto a Israele di preservare le prove del presunto genocidio a Gaza. La presidente Donoghue ha ordinato a Israele di riferire alla corte entro un mese e ha anche affermato che devono essere adottate misure per migliorare la situazione umanitaria nella Striscia.
Durissima la reazione israeliana. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la decisione della Corte internazionale di Giustizia “ha giustamente respinto la richiesta oltraggiosa di negare a Israele il diritto all’autodifesa di base a cui ha diritto come Paese”. Lo riferisce Haaretz citando il video messaggio diffuso dall’ufficio del primo ministro.
Secondo il premier, “la stessa affermazione che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della Corte di discuterne è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni”. “Il 7 ottobre – rimarca Netanyahu – Hamas si è macchiato delle peggiori atrocità contro il popolo ebraico dall’Olocausto e minaccia di ripetere altre atrocità una volta dopo l’altra”.
“La nostra guerra – ha ribadito, rivolto ai giudici dell’Aja – va contro i terroristi di Hamas, e non contro il popolo palestinese”. “La decisione del tribunale antisemita dell’Aja dimostra ciò che si sapeva in anticipo: questo tribunale non cerca giustizia, ma la persecuzione del popolo ebraico”, tuona il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, leader dell’estrema destra.
Lo riporta l’emittente israeliana Kan. “Non dobbiamo ascoltare le decisioni che mettono in pericolo la sopravvivenza dello Stato di Israele, e dobbiamo continuare a sconfiggere il nemico fino alla completa vittoria”, ha aggiunto. In precedenza, secondo Kan, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva chiesto ai suoi ministri di astenersi dal commentare la decisione della Cig sino alla formulazione di una posizione ufficiale dell’esecutivo.
Di segno opposto è la reazione di Ramallah. La leadership palestinese ha accolto con soddisfazione le decisioni giunte ieri dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. «I giudici – ha rilevato in un intervento televisivo il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki – hanno stabilito i fatti e la legge, si sono pronunciati in favore dell’umanità e del diritto internazionale».
La Palestina, ha aggiunto, fa appello a tutti gli Stati affinché sia garantita la realizzazione dei provvedimenti richiesti dalla Corte, «anche da parte di Israele, che è la potenza occupante». A riferirlo è l’agenzia di stampa palestinese Maan. La decisione della Cig è uno sviluppo importante che contribuisce a isolare Israele e a denunciare i suoi crimini a Gaza: a dichiararlo all’agenzia Reuters è uno dei leader politici di Hamas a Gaza, Sami Abu Zuhri. “Chiediamo – ha aggiunto – di costringere Israele ad attuare le decisioni del tribunale”.
Da Ramallah a Bruxelles. “Le ordinanze della Corte internazionale di giustizia sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle: l’Unione europea si aspetta la loro piena, immediata ed effettiva attuazione”. Lo si legge in una dichiarazione congiunta dell’Alto rappresentante e della Commissione europea.
Intanto, Israele e Hamas avrebbero raggiunto un’intesa di base sulla maggior parte dei termini dell’accordo che riguarda il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo riferisce il portale di Haaretz, citando fonti. Entrambe le parti hanno concordato un periodo di 35 giorni durante il quale tutti gli ostaggi saranno rilasciati, probabilmente in tre o quattro fasi. In cambio, Israele rilascerà i prigionieri palestinesi e amplierà considerevolmente l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia.
Ma quella di ieri è stata anche la giornata dello “tsunami” diplomatico, e non solo, abbattutosi sull’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Le autorità israeliane hanno fornito all’Unrwa informazioni sul presunto coinvolgimento di 12 dipendenti nei terribili attacchi del 7 ottobre.
“Per proteggere la capacità dell’agenzia di fornire assistenza umanitaria, ho preso la decisione di rescindere immediatamente i contratti di questi membri e di avviare un’indagine per stabilire senza indugio la verità. Qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo sarà ritenuto responsabile, anche attraverso procedimenti penali”. Lo ha detto il commissario generale di Unrwa Philippe Lazzarini, ribadendo la condanna degli attacchi di Hamas e parlando di “accuse scioccanti”.
E “inorridito” dalla notizia si è detto anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che, recita una nota ufficiale del Palazzo di vetro, “ha chiesto a Lazzarini di indagare rapidamente sulla questione e garantire che qualsiasi dipendente Unrwa che ha partecipato o favorito gli attacchi venga immediatamente licenziato e deferito per un potenziale procedimento penale”.