A destra volano stracci

La ruspa di Salvini si abbatte sulla Meloni: tra Europee e Sardegna nervi tesi nella maggioranza

Dopo il passo indietro del leader leghista, anche Tajani si chiama fuori e Meloni è vicina a dover rinunciare all’eurocandidatura. Tra padani e Fratelli d’Italia nervi sempre più tesi: citofonare casa Solinas

Politica - di David Romoli - 10 Gennaio 2024

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La ruspa di Salvini si abbatte sulla Meloni: tra Europee e Sardegna nervi tesi nella maggioranza

Lo sgambetto Giorgia Meloni non se lo aspettava. Pensava che ci sarebbe stato modo di discutere il nodo delle candidature alle europee, la sua e quelle degli altri due leader della coalizione, a porte chiuse e faccia a faccia.

Salvini ha bruciato i tempi, in tutta evidenza proprio per bloccare la manovra dell’alleata prima che fosse troppo tardi. Senza avvertire nessuno, direttamente in tv, ha annunciato che lui comunque non si candiderà.

Gioca di sponda con Tajani, che ha altrettanta poca voglia di verificare i consensi personali dovendosela vedere con l’uragano Giorgia ma batte una via più obliqua: quella per cui sarebbe anche disponibile, certo obtorto collo, purché la decisione fosse identica per tutti e tre.

Insomma, “O tutti o nessuno” e dopo la brusca frenata di Salvini l’ipotesi “tutti” è esclusa. Tanto meglio per il ministro degli Esteri che nutre ambizioni diverse da quella di farsi bastonare dalle urne dalla potente alleata: mira al posto di Commissario europeo, pronto ad abbandonare per questo la Farnesina, e da ex presidente del Parlamento europeo avrebbe certamente le carte in regola.

Il posto però, farebbe gola anche a Raffaele Fitto e anche lui, con la lunga trattativa sul Pnrr alle spalle, ha le sue brave carte da giocare. Il passo falsamente indietro di Salvini non mira solo a fermare la premier evitando comunque il confronto diretto.

Il leader della Lega mira a piazzare nelle liste, in postazione quanto più vistosa possibile, un nome che oggi dovrebbe funzionare egregiamente come acchiappavoti a destra.

Forse il più fastidioso possibile per la corsa di Giorgia anche se fino a pochi mesi fa non lo conosceva nessuno: quello del generale-scrittore Roberto Vannacci.Mi piacerebbe che fosse in lista, è un’altra vittima della sinistra radical-chic”, butta là Salvini.

Il generale ringrazia, non dice di no ma neppure va oltre l’apertura di uno spiraglio: “Ringrazio il ministro. Valuterò a mente fredda valutando sia la sua proposta sia le tante alternative che ho nella mia vita”.

Più che la collocazione nelle liste leghiste, tutto sommato ottima per lui, è probabile che le esitazioni del generale dipendano invece dalla prospettiva del Parlamento europeo, che lo lascerebbe senza alcun ruolo in Italia, con piena soddisfazione della destra e in particolare proprio di Salvini.

Non è affatto detto, peraltro, che la manovra a tenaglia Salvini-Tajani basti a fermare la premier. I fedelissimi, ieri, si affannavano a chiarire che l’ipotesi di una sua candidatura alle europee non è affatto tramontata e la realtà è che la premier scalpita sia perché ci tiene a ribadire con un grosso successo personale il consenso di cui gode in questo momento nel Paese, sia perché i sondaggisti sostengono che la sua presenza in campo potrebbe portare al partito un paio di punti percentuali in più secchi.

Le quotazione della candidatura, però, ieri erano comunque in forte picchiata ma non è escluso che alla fine Giorgia decida all’ultimo momento di andare avanti comunque, sgarbo o non sgarbo nei confronti degli alleati.

Almeno in parte sulla decisione potrebbe incidere l’esito del braccio di ferro sulla candidatura in Sardegna, che invece di stemperarsi si fa di giorno in giorno più duro.

Lunedì sera era stato FdI a puntare i piedi facendo sapere, per vie informali, di non avere alcuna intenzione di rimangiarsi la decisione di puntare sul sindaco di Cagliari Truzzu, che già parla apertamente da candidato, mollando il presidente uscente Solinas.

Ieri è tornata alla carica la Lega, altrettanto decisa a non cedere. Comunicato ufficiale: “La Lega ribadisce la candidatura Solinas. Nessun passo indietro”. Rapida replica tricolore, con la coordinatrice sarda Zedda che s’impunta: “Per la stragrande maggioranza del tavolo regionale il candidato è Truzzu. Chiedo alla Lega di fare un passo coraggioso e sostenerlo”.

La parola passa al vicesegretario leghista Crippa, che sta al capo come il pupazzo al ventriloquo: “Questa storia del tavolo ha stancato. Uno non può valere uno e la Dc di Rotondi non può valere la Lega. Per noi rimane Solinas come rimangono tutti gli uscenti”.

Messa così proprio FdI, il primo partito resterebbe a bocca asciutta. Per Crippa non è un problema: “FdI potrà presentare i suoi migliori esponenti quando si voterà nelle Regioni dove oggi governa la sinistra”. Va da sé che la soluzione a Meloni non sembri affatto soddisfacente e dall’incontro con Donzelli esce una decisione secca: “Sulla Sardegna non si molla”.

10 Gennaio 2024

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