La firma di punta di Haaretz

“Con Netanyahu Hamas è più forte, ora deve dimettersi”, l’accusa di Alon Pinkas

Il diplomatico, firma di Haaretz: il “governo dei peggiori ha tradito il cuore del patto con gli israeliani”, “col suo golpe costituzionale ha danneggiato la sicurezza del paese"

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

11 Ottobre 2023 alle 11:30 - Ultimo agg. 11 Ottobre 2023 alle 11:52

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“Con Netanyahu Hamas è più forte, ora deve dimettersi”, l’accusa di Alon Pinkas

Chi scrive conosce da anni Alon Pinkas, una carriera diplomatica di grande rilievo alle spalle, un bagaglio di conoscenze, relazioni, che hanno impreziosito la sua attività di analista, una delle firme di punta di Haaretz, il più autorevole giornale israeliano. Pinkas non è un estremista, né un romantico pacifista. Il suo possente j’accuse contro Benjamin Netanyahu non nasce da pregiudizi ideologici ma da una documentata disamina dei comportamenti del premier più longevo nella storia d’Israele.

Pinkas non ha esitazioni nell’affermare, e scrivere, che “Benjamin Netanyahu dovrebbe essere rimosso dalla carica di primo ministro immediatamente, non ‘dopo la guerra’, non dopo un patteggiamento nel processo per corruzione, non dopo le elezioni. Adesso”. E’ quello che dovrebbe fare ma che non farà mai. Annota in proposito Pinkas: “Nessuno si aspetta che si dimetta, non solo perché non ha la decenza e l’integrità per farlo dopo il giorno probabilmente peggiore della storia di Israele. Ma anche per le accuse penali che deve affrontare.
Dimettersi è controproducente per i suoi interessi personali e sono loro, non lo Stato di Israele, a contare. La sua priorità è il suo processo, non la sicurezza di Israele. Ha perso ogni legittimità e non ci si può fidare di lui, soprattutto in un periodo di guerra in cui è necessario prendere decisioni così importanti. Il fatto che sia il primo Primo ministro nella storia delle democrazie a muovere guerra al suo stesso Paese, alle sue istituzioni e alle sue fondamenta, è evidente. Per anni, ma soprattutto da quando ha lanciato il suo golpe costituzionale antidemocratico a gennaio, ha dichiarato guerra alle élite israeliane, al sistema giudiziario, ai controlli e agli equilibri e, per estensione, all’esercito che considera una cabala elitaria che mina la sua agenda politica. La reazione popolare al suo tentativo di cambio di regime sembra ormai storia lontana, perché sabato 7 ottobre non è stata solo una tragedia di dimensioni epiche, ma una disfatta. Netanyahu e il suo gabinetto hanno tradito in modo insensato la sacra fiducia, il cuore del patto degli israeliani con il loro governo: la sicurezza. Per questo non c’è redenzione, né pentimento, né salvezza. Deve andarsene e deve farlo ora. Niente scuse, niente accordi politici, niente circostanze attenuanti. A tutti gli effetti, è incapace e non può adempiere ai doveri del suo ufficio”.

Durissimo è il suo giudizio sul governo che “Bibi” presiede: “ Il suo governo è estremista, messianico, vuoto, inetto e intrinsecamente ‘kakistocratico’ – un governo dei peggiori. Ha ceduto al primo momento di crisi. Lui e i suoi disfunzionali ministri hanno tradito Israele e di fatto il suo governo non è più in grado di funzionare, fatta eccezione forse per il ministro della Difesa. Non è Winston Churchill, a cui si paragona, e non è Abraham Lincoln. Nessuno lo ammira nel momento della tragedia e della crisi; solo i sicofanti si fidano di lui”.

Ed ancora: “Il suo curriculum è caratterizzato dall’incompetenza e dall’illusione di massa – e c’è il rischio chiaro e presente che tutte le sue decisioni di guerra siano inquinate da considerazioni personali, legali e politiche meschine. Non ci si può fidare di lui, né è credibile per gestire la guerra che è appena iniziata. Il suo colpo di stato costituzionale ha danneggiato gravemente la sicurezza nazionale e ha compromesso la preparazione delle forze armate. Il capo di stato maggiore dell’esercito e gli ex primi ministri, ministri della difesa, capi di stato maggiore e centinaia di ex generali lo avevano avvertito. Infatti, a marzo ha licenziato con noncuranza il ministro della Difesa Yoav Gallant perché quest’ultimo avrebbe dovuto rilasciare una dichiarazione in cui sosteneva che il colpo di stato costituzionale di Netanyahu metteva a rischio la sicurezza di Israele. Ha dimostrato un’arrogante incoscienza, una negligenza del dovere e delle responsabilità e una grave negligenza nella gestione della sicurezza nazionale di Israele”.

Quanto alla politica di Netanyahu verso i palestinesi, Alon Pinkas va giù durissimo: “Hamas – annota – ha lanciato l’attacco più letale di sempre contro Israele. Qualunque sia l’esito dell’attuale guerra, durante il regno di Netanyahu Hamas è diventato forte come sempre, armato come sempre, audace e assassino come sempre. Netanyahu, l’uomo che solo pochi anni fa si era vanamente impegnato a “cancellare Hamas”, non ha fatto nulla. Assolutamente nulla. Ha effettivamente rafforzato Hamas, ha permesso che decine di milioni di dollari provenienti dal Golfo venissero incanalati verso il gruppo terroristico per far implodere l’Autorità Palestinese in modo da poter procedere con l’annessione. Sotto Netanyahu, la debolezza e l’inettitudine dell’Autorità Palestinese ha portato Israele più vicino che mai all’impraticabilità del modello dei due Stati. Israele è pericolosamente vicino a uno stato binazionale in cui la realtà è binaria: O Israele cessa di essere uno stato ebraico o diventa uno stato di apartheid. La maggioranza degli israeliani non vuole nessuna delle due cose”.

Le conclusioni a cui giunge sono perentorie: “Non ci si può e non ci si deve fidare di Netanyahu per gestire Israele in questo momento. I meccanismi per rimuoverlo sono complicati e non c’è un percorso chiaro. Ma riporre fiducia in un uomo che ha portato Israele a questo punto è molto più irresponsabile”.

11 Ottobre 2023

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