Dal primo gennaio 2024
Il Nagorno Karabakh non esiste più: sciolte tutte le istituzioni della repubblica separatista
L'annuncio del Presidente Samvel Sahramanyan, dopo l'avanzata azera e la resa delle autorità dell'enclave separatista. Almeno 65mila rifugiati in Armenia. Arrestato l'ex Presidente Vardanyan
Esteri - di Redazione Web
Il Nagorno Karabakh non esiste più. O meglio, non esisterà più. Un epilogo annunciato, stando agli eventi delle ultime settimane con l’operazione militare dell’Azerbaijan, il cessate il fuoco dal sapore di resa, la fuga di centinaia di cittadini dall’enclave verso l’Armenia. Il Presidente Samvel Sahramanyan ha annunciato di aver firmato un decreto che sancisce ufficialmente la dissoluzione della Repubblica separatista a partire dal primo gennaio 2024.
“Nagorno” in russo vuol dire “montagna”; “Karabakh” ha origine turca e persiana e significa “giardino nero”. Il nome ufficiale era Repubblica dell’Artsakh, un’enclave divisa in sette Regioni, capitale Stepanakert. Di fatto indipendente dal 1993, non era riconosciuto dalla comunità internazionale. Un’enclave a maggioranza armena ma in territorio azero, con istituzioni ed autorità armene e in stretto contatto con Erevan. Già nel 2020 Baku aveva lanciato un’operazione che aveva portato alla riconquista di gran parte del territorio. Quella piccola parte rimasta sotto il controllo armeno e governata indipendentemente era collegata all’Armenia dall’unico “corridoio di Lachin”.
- Esplode deposito di carburante, strage in Nagorno-Karabakh: almeno 20 morti e 300 feriti
- Fuga dal Nagorno-Karabakh, migliaia di persone in Armenia dopo gli attacchi dell’Azerbaijan
- Nagorno Karabakh, l’Armenia capitola in 24 ore: la regione separatista sotto controllo azero, proteste contro il premier “traditore”
- La storia del Nagorno-Karabakh e il perché del conflitto
Il blocco del canale attuato dall’Azerbaijan negli ultimi nove mesi aveva già portato a una penuria di generi di prima necessità nel territorio separatista. L’operazione di Baku ha costretto in appena due giorni alla resa le autorità locali, le truppe azere hanno occupato la maggior parte del Paese. L’attacco era partito martedì 19 settembre. Il cessate il fuoco è stato mediato dalla Russia, che da anni mantiene delle forze di peacekeeping nell’enclave ma che tuttavia non sono intervenute quando è scattata l’operazione azera.
Lo scorso fine settimana per paura di persecuzioni e pulizie etniche, è partito un grande esodo dalla regione fino all’Armenia. Dei 120mila abitanti armeni dell’enclave, 65.036 rifugiati sono già arrivati in Armenia. Alcuni sono arrivati in autobus e altri in auto, alcuni in ambulanza. Impressionanti le immagini dell’esodo, con strade bloccate dai veicoli. La settimana scorsa il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, aveva dichiarato che Erevan era pronta ad accogliere 40mila famiglie. Le autorità dell’Azerbaijan intanto hanno arrestato Ruben Vardanyan, ex capo di governo della Repubblica separatista, mentre cercava di attraversare il confine.