La regione contesa
La storia del Nagorno-Karabakh e il perché del conflitto
Dichiarato il cessate il fuoco sotto la supervisione della Russia. Ieri l'attacco dell'Arzebaigian contro le forze armene separatiste. Un conflitto iniziato alla fine degli anni '80 ed esploso dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Gli equilibri del Caucaso e l'importanza energetica e strategica di questo territorio
Esteri - di Andrea Aversa
È stato dichiarato il cessate il fuoco dopo l’operazione antiterrorismo (così nominata dalle autorità azere) lanciata dall’Arzebaigian contro le truppe armene nel Nagorno – Karabakh. Secondo l’agenzia russa Interfax, i separatisti avrebbero deposto le armi e accettato le condizioni poste da Baku. Già domani, nella città azera di Yevlakh, ci saranno i negoziati tra le controparti mediati dalla Russia. Proprio Mosca ha fatto sapere – tramite l’agenzia Tass – che, “Le forze di pace russe continuano ad evacuare i civili del Nagorno-Karabakh dalle aree più pericolose e a fornire assistenza medica ai feriti. Sono stati evacuati oltre 2.000 civili, tra cui 1.049 bambini. Tutti gli evacuati hanno ricevuto una sistemazione temporanea e pasti caldi. Inoltre, i medici di un’unità medica speciale hanno fornito assistenza medica ai feriti“.
La storia del Nagorno-Karabakh e il perché del conflitto
Intanto, le autorità armene hanno reso noto che almeno 32 persone, tra cui sette civili, siano morte e oltre 200 siano rimaste ferite nell’operazione militare lanciata ieri nel Nagorno-Karabakh dalle forze armate azere. “Tra la popolazione civile, sette persone sono state uccise, due delle quali erano bambini, e 35 sono rimaste ferite, di cui 13 bambini“, ha detto la responsabile armena della difesa dei diritti umani Anahit Manasyan. Ma qual è la storia del Nagorno-Karabakh e il perché del conflitto? La regione è molto piccola, conta circa 120mila abitanti di etnia armena (e religione a maggioranza cristiana) e fa parte dell’Arzebaigian (paese a maggioranza musulmana). Le cose sono cambiate dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, di cui il Nagorno – Karabakh faceva parte.
Dopo l’Urss
Questo territorio godeva di una sostanziale autonomia politica. Nel 1988 il governo locale chiese l’annessione all’Armenia causando uno scontro tra le milizie armene e quelle azere. All’epoca entrambi i paesi facevano parte dell’Unione Sovietica. Nel 1991, dopo il crollo dell’Urss, venne a mancare la forza diplomatica e militare sovietica e così scoppiò il primo conflitto. La guerra causo circa 30mila morti. Nel 1994 ci fu la fine dello scontro mediata dall’Onu. Intanto, però, il Nagorno – Karabakh aveva proclamato la propria repubblica autonoma, quella di Artsakh, con capitale Stepanakert. Quest’ultima non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale che ha sempre considerato la regione parte dell’Arzebaigian.
La nuova guerra
Nel 2020 si sono riaccese le ostilità. Questa volta è stata Baku a lanciare l’offensiva approfittando della propria superiorità militare. L’Armenia dopo 44 giorni di guerra ha dovuto dichiarare la resa. Erevan ha negoziato i termini con il supporto della Russia mentre il governo azero ha potuto contare sul sostegno turco. L’Arzebaigian con quell’attacco si è impossessato di circa 150 chilometri quadrati di territorio. Ieri l’ultimo assalto, dopo che da tempo Baku aveva messo nel mirino il corridoio di Lachin. Quest’ultimo è un tratto che collega il Nagorno – Karabakh all’Armenia, garantendo il passaggio di aiuti, merci e beni primari. Il transito era salvaguardato dalle truppe russe. Ma il Cremlino, dopo l’invasione dell’Ucraina, ha perso di vista il Caucaso.
L’importanza strategica e geopolitica
E sono proprio gli equilibri di questa zona ad essere a rischio. Il conflitto tra Mosca e Kiev prima e l’aggressività azera poi, hanno minato la sicurezza caucasica. Una regione di grande importanza che comprende molti paesi e che geograficamente confina ad ovest con la Turchia, a Nord con la Russia, a Est con l’Asia e a Sud con il Medio Oriente. Nel Nagorno – Karabakh passano due oleodotti e due gasdotti (il principale oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e il gasdotto Trans-anatolico). L’energia, gas e petrolio, attraversa il Caucaso e l’Arzebaigian. Tali risorse vengono esportate in Occidente sfruttando anche il canale russo. In proposito, una guerra lunga potrebbe causare enormi problemi. Intanto in Armenia non c’è un bel clima politico. La sconfitta di Erevan e l’accettazione dell’accordo mediato dal Cremlino, ha messo nei guai il Presidente Nikol Pashinyan. Quest’ultimo, alla luce della guerra esplosa in Ucraina, ha messo in discussione la dipendenza militare, economica, energetica e strategica da Mosca. Sulla carta per motivi di sicurezza. Così la piccola Armenia ha al momento solo nemici (di peso, come la Turchia e l’Arzebaigian) e – pare – nessun alleato.