La visita
Poggioreale, carcere invaso da topi e blatte. Il Garante Ciambriello: “In cella anche 10-12 persone, docce senza acqua calda”
Il Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello, ha fatto la consueta visita d'agosto presso il penitenziario napoletano. Tante le criticità, da un punto di vista strutturale, igienico - sanitario e di vivibilità
Giustizia - di Redazione Web
Nella giornata di ferragosto ha visitato il carcere di Poggioreale (i padiglioni Napoli, Italia, Genova, Firenze) il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello. Erano presenti ieri 2.064 detenuti su una capienza ufficiale di 1639 posti. Questo significa che ci sono oltre 400 persone ristrette in più rispetto alla capacità dell’istituto, non solo in termini di spazio fisico ma anche del personale penitenziario, educativo e in area sanitaria. Ecco il report, le denunce e le proposte del garante Samuele Ciambriello, dopo la visita al carcere di Poggioreale:
Visita nel carcere di Poggioreale
“Per prima cosa voglio ringraziare gli agenti di polizia penitenziaria che, pur in numero ridotto, hanno, con professionalità, reso possibile la mia visita come Garante. Ho riscontato un sovraffollamento che significa che in una cella con letti a castello impilati per tre possiamo trovare anche 10 -12 persone, ma anche l’impossibilità a garantire con tempestività alle persone detenute interventi sociali e sanitari adeguati rispetto al bisogno“.
Struttura fatiscente
“Il primo punto che voglio evidenziare è la necessità di interventi di manutenzione ordinaria nei reparti che garantiscano il rispetto della dignità umana e, per quanto possibile, della vita privata, e rispondere alle condizioni minime richieste in materia di sanità e di igiene, tenuto conto delle condizioni climatiche. Sono costretto a segnalare che in alcune reparti non si riesce a garantire la doccia calda, così come ancora in molte celle ci sono evidenti segni di muffa e umidità che rendono gli ambienti insalubri.
In certi casi è necessario poi procedere a una ristrutturazione straordinaria che adegui i reparti detentivi a quanto previsto dallo stesso regolamento di esecuzione penitenziaria e dalle indicazioni della Corte dei diritti dell’uomo. Ci sono risorse stanziate da molti anni che però non si riesce a utilizzare, mi domando come sia possibile e perché non si riesca a trovare una soluzione“.
Ratti e blatte
“Il secondo punto su cui intendo richiamare l’attenzione è l’urgenza di procedere immediatamente a una derattizzazione perché ci è stata segnalata e confermata la presenza di ratti che entrano nei reparti detentivi con rischi gravissimi per i ristretti e il personale. Così come ritengo sia necessaria anche una disinfestazione per la presenza di blatte“.
Diritto alla salute
“Terzo punto, sui cui intendo aprire un tavolo di confronto permanente, sono i livelli di assistenza sanitari e la presenza di personale medico e specialistico in grado di offrire servizi sanitari sanità che assicurino una adeguata presa in carico della persona e che tengano conto della maggiore difficoltà di accesso alle cure e di maggiore complessità dovuta alla privazione della libertà.
Non è pensabile che si attendano mesi per una radiografia urgente o per una visita specialistica, che non si garantiscano presidi medici multi professionali in ogni reparto. Trovo poi indispensabile, visto l’alto numero di detenuti con problemi psichici, rafforzare gli interventi di prevenzione, cura e sostegno del disagio psichico“.
L’appello alle istituzioni
Il garante Ciambriello lancia infine un appello alla politica e alle istituzioni penitenziarie ai vari livelli, ma anche ai singoli cittadini perché ci siano provvedimenti e presupposti politici e culturali nuovi sul carcere e sul suo utilizzo come estrema ratio: “So che si tratta di un elenco numeroso di criticità e che non tutte si possono risolvere a breve. Però non possiamo rassegnarci a questo stato di cose, tutti possiamo e dobbiamo fare di più e fare meglio.
Una persona detenuta perde la libertà, non può e non deve perdere la dignità di essere umano. Considerato che il carcere in molti casi è veleno piuttosto che medicina, il vero rimedio consiste nel ridurre drasticamente l’impiego, con meno custodia cautelare in carcere, e poi utilizzare più misure alternative al carcere da parte della magistratura di sorveglianza, depenalizzare i reati minori e evitare di coniugare il populismo penale con quello politico“.