Il "Paese terzo sicuro"

Il lavoro sporco di Saied, i lager che la Meloni chiama “dimensione esterna”

Rastrellate a Sfax e deportate in campi di concentramento al confine con la Libia 400 persone lasciate senza acqua e senza cibo, denuncia Hrw. 1200 espulsi da giugno, conferma un deputato tunisino

Esteri - di Angela Nocioni

7 Luglio 2023 alle 16:00 - Ultimo agg. 7 Luglio 2023 alle 16:21

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Il lavoro sporco di Saied, i lager che la Meloni chiama “dimensione esterna”

Eccola qua la «dimensione esterna» di cui parla Giorgia Meloni. L’ha descritta con discreta precisione il deputato tunisino Moez Barkallah all’agenzia Tap: 1.200 migranti subsahariani espulsi, da fine giugno ad oggi, dalla città di Sfax verso le regioni di confine in Libia e Algeria. Vengono rimpatriati a gruppi di 200. Ogni giorno partono da Sfax quattro navette per deportarli in zone sotto controllo militare della polizia di frontiera. Dice di augurarsi «che entro la fine della settimana possano venire espulsi dai tre ai quattromila migranti”.

E’ questa la Tunisia “paese terzo sicuro” secondo la presidente del Consiglio. Il governo che queste deportazioni decide è quello del dittatore Saied, quello che Giorgia Meloni è andata a trovare per ben due volte il mese scorso la prima da sola, la seconda accompagnata da Ursula Von Der Leyen, perché l’aiutasse a far pressione su Saied e al fine di convincerlo in cambio di soldi, molti soldi, a rendere più efficiente il suo lavoro di catturare e fermare i migranti in attesa di partire per le coste europee.

Oltre a accordarsi per far costruire lì campi di concentramento per i deportati che verranno espulsi in Tunisia dall’Italia e da altri stati europei. In un articolo di Luca Casarini pubblicato qui il 10 giugno scorso  si anticipava quel che Saied sta facendo in questi giorni: «Non si tratta solo, per la parte tunisina, di farsi pagare il controllo poliziesco della frontiera sud dell’Europa. È chiaro che una volta deportate le persone, pur non avendo commesso alcun reato se non quello di essere al mondo, verranno internate in zone di concentramento che fonti ben informate dicono già individuate al sud del paese. Vicino al deserto, che è come il mare: può inghiottire facilmente e senza che restino tracce».

Il primo rastrellamento con deportazione di massa di cui si ha notizia certa è del 2 luglio. Il 3 luglio Alarm Phone e Human rights watch hanno dato elementi precisi su una singola retata avvenuta a Sfax a cui è seguita la deportazione degli arrestati: agenti hanno preso a Sfax e trascinato via 48 persone, tutte migranti, venti di loro, tra cui due donne incinte – una delle quali è stata poco dopo uccisa – una sedicenne e altre due donne, sono state deportate da militari ai confini con la Libia in una zona sotto assoluto controllo militare e lì lasciate senza cibo e senza nulla. Si sa per ora che sono almeno 400 le persone deportate dai tunisini ai confini con la Libia. Secondo una testimonianza di una persona sul posto riportata da don Mattia Ferrari, di Mediterranea save humans, le condizioni igienicosanitarie sono gravissime: “bambini costretti a bere acqua di mare”. Ci sono anche bambini di sei mesi. I passaporti dei fermati vengono sistematicamente distrutti, chi protesta viene pestato.

La formula della zona militare consente a Saied di impedire l’accesso all’area a giornalisti, agenzie Onu e avvocati. Da Sfax raccontano di gruppi di persone a terra per i controlli e le perquisizioni dopo il rastrellamenti, di case date a fuoco e di gente locale che esulta al passaggio di autobus carichi di essere umani deportati verso i campi di concentramento. Qualcuno vorrà chiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di andare spiegare in Parlamento, dopo la denuncia di Hrw e la conferma del deputato tunisino Barkallah, se è certa che la Tunisia di Saied sia un Paese terzo sicuro e se quando dice «dimensione esterna» intende lager?

7 Luglio 2023

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