Il capo dello Stato tunisino
Dissidenti in cella, bavaglio alla stampa: ecco chi è Kais Saied, il beniamino di Meloni
È la strada imboccata dal presidente-autocrate della Tunisia, Kais Saied, che tanto piace ai sovranisti di Roma. È l’inverno tunisino.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Governare riempendo le carceri di oppositori. Eliminare i partiti politici, arrestandone i leader, militarizzare il paese. Mettere il bavaglio alla stampa indipendente, criminalizzare le organizzazioni della società civile, a cominciare dai sindacati. Con il consenso codardo e strumentale dell’Europa e, in prima fila, dell’Italia. È l’inverno tunisino. La gelida fine di quella “primavera” fiorita con la “rivoluzione dei gelsomini”.
È la strada imboccata dal presidente-autocrate della Tunisia, Kais Saied, che tanto piace ai sovranisti di Roma. Così Amnesty International: “Dopo l’approvazione del 25 luglio 2022, tramite un referendum cui ha preso parte solo il 30,5 per cento degli aventi diritto, la nuova Costituzione della Tunisia è entrata in vigore il 27 agosto andando a sostituire quella del gennaio 2014″.
“È molto preoccupante che la Tunisia abbia adottato una nuova Costituzione che compromette i diritti umani e mette in pericolo i progressi fatti dalla rivoluzione del 2011. Il nuovo testo costituzionale smantella molte garanzie sull’indipendenza del potere giudiziario, cessa di tutelare i civili dai processi in corte marziale e garantisce alle autorità il potere di limitare l’esercizio dei diritti umani o di rinnegare gli obblighi internazionali in nome della religione”, rimarca Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“A differenza di quella del 2014, la nuova Costituzione è stata redatta a porte chiuse, con una procedura completamente sotto il controllo del presidente Kais Saied. Alle tunisine e ai tunisini non è stato spiegato come sono andate le cose né è stato chiarito perché la precedente Costituzione doveva essere sostituita”, aggiunge Morayef. “La nuova Costituzione è stata sottoposta a referendum esattamente un anno dopo il giro di vite attuato dal presidente Saied. Durante l’ultimo anno, le autorità hanno preso di mira voci critiche e oppositori politici e hanno compromesso le protezioni sui diritti umani con una velocità allarmante. La nuova Costituzione non dovrà essere il pretesto per arretrare rispetto agli obblighi internazionali sui diritti umani della Tunisia”, conclude Morayef.