La polemica
De Micheli incalza Elly Schlein: “Con l’Unità si deve dialogare”
L’ex ministra chiede conto alla segretaria della fatwa di Ruotolo contro il nostro giornale. “Solo incomprensioni che vanno risolte per il bene del Pd”
Politica - di Giulio Seminara
Ieri al Nazareno oltre il Pnrr, la guerra in Ucraina e il nodo alleanze, ha trovato spazio una piccola questione che riguarda la sinistra italiana e questo quotidiano, una vicenda di autonomia e libertà nel giornalismo. Parliamo dei rapporti tra il Partito Democratico e l’Unità, tornata recentemente in edicola dopo sette anni di assenza e per la prima volta nella sua storia senza il partito come editore. Rapporti che qualcuno nel Pd vorrebbe forse tramutare in ostilità, come se un giornale e un partito possano essere rivali o incompatibili, specie a sinistra.
È un tema che ieri in direzione nazionale la deputata ed ex ministra Paola De Micheli ha posto alla segretaria Elly Schlein in questi termini: “Cara Elly aprire un conflitto con un giornale della sinistra che si chiama Unità, che non è nostro ma di un editore dichiaratamente di sinistra, che è un pezzo della nostra storia lo ritengo un errore”. Una critica cui è seguito un suggerimento: “Ti invito ad aprire un dialogo per risolvere quelle che spero siano state solo incomprensioni, per il bene del Pd e della sua necessità di essere raccontato in maniera corretta”. In questo intervento c’è il desiderio di tenere vivo il dialogo tra il foglio fondato da Antonio Gramsci nel 1924 e il principale partito della sinistra, e una richiesta di chiarimento figlia di rumors ed equivoci.
La scorsa settimana un articolo di Repubblica raccontava di una presunta ostilità dei vertici del Pd nei confronti di questo quotidiano, con tanto di disconoscimento de facto e annunciata messa al bando dalle prossime feste di partito, chiamate storicamente proprio “feste dell’Unità”. In particolare nel pezzo veniva riportava la presa di distanza dal nostro giornale di Sandro Ruotolo, responsabile Informazione e Cultura in segreteria nazionale e già noto giornalista. L’ex inviato di Michele Santoro ha dichiarato che “hanno ragione” i quattro figli di Enrico Berlinguer, autori di una lettera pubblicata sempre la scorsa settimana su Repubblica, nella quale contestavano la campagna pubblicitaria de l’Unità con la celebre fotografia ritraente il loro padre e storico segretario del Pci con una copia dell’Unità in mano.
Insomma, questo ritorno del foglio fondato da Gramsci senza più il partito come editore-padrone ha provocato in alcuni spaesamento e avversione. Il titolo di Repubblica così recitava: “Il Pd scarica l’Unità: ‘Alle feste del partito il quotidiano non ci sarà’. Né Ruotolo né qualsiasi altro esponente dem ha smentito questa ricostruzione, eppure un nuovo giornale dovrebbe avere il tempo di essere valutato e in caso contestato, e non combattuto in culla.
Il direttore Piero Sansonetti con un editoriale ha voluto rispondere alle critiche rilanciando: “Questo è un giornale di sinistra, indipendente, con idee socialiste, libertarie e cristiane, che non risponde e non prende ordini da nessuno”. Una rivendicazione di autonomia da tutti, anche dal Nazareno, non in un’ottica di scontro ma nel tentativo di “restituire alla sinistra uno strumento di dibattito, di elaborazione e di idee”. Ma perché il Partito Democratico dovrebbe rifiutare uno spazio di idee e dibattito?
Per quale motivo gli esponenti dem dovrebbero rinunciare a confrontarsi con un giornale che nelle intenzioni annunciate dal suo direttore vuole “criticare”, “approvare” o “difendere” il Pd esclusivamente sulle ragioni della politica? Cosa c’è da temere in una Unità che non ha il partito come editore-padrone? Sono queste le domande indirettamente sollevate da Paola De Micheli. Noi confidiamo che la segretaria Schlein possa presto smentire con i fatti certi pregiudizi e tentativi di boicottaggio. Intanto continueremo a raccontare lei e il Partito Democratico con simpatia e autonomia.