La supervisione sul Pnrr
Cosa fa la Corte dei Conti: il controllo sui lavori che rischia di rallentarli
Vi spiego perché comprendo la volontà del governo di escludere, sull’esecuzione delle opere previste, sia la verifica concomitante, e cioè in corso di esecuzione, sia la responsabilità contabile per l’ipotesi di mera colpa
Editoriali - di Astolfo Di Amato
Il sentimento che, più di ogni altro, favorisce l’abbandono del garantismo è la sfiducia verso gli altri. La più nota delle citazioni di Piercamillo Davigo è quella, che fu pronunciata il 27 settembre del 1994 a un convegno della rivista Micromega, in risposta all’allora ministro del Governo Berlusconi, Giuliano Ferrara, che aveva criticato l’azione della magistratura.
Secondo l’esponente del pool di Mani Pulite, l’Italia avrebbe dovuto essere «rivoltata come un calzino». Il presupposto, che si è indotti ad immaginare, di una tale affermazione è la convinzione che si fosse in presenza di un popolo di mascalzoni, ai quali, dunque, andrebbe raddrizzata la schiena. Del resto, perfettamente coerente con questo presupposto appare essere un’altra affermazione, anch’essa attribuita al pool, secondo cui non esisterebbero politici innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Si tratta di una sfiducia, che ha indotto poteri pubblici e operatori privati a considerare chi abbia ricevuto un avviso di garanzia come un appestato, da espellere dal mercato. Con conseguenze tanto nefaste quanto ingiustificate, sia per i singoli e sia per l’economia nel suo insieme.
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In questo contesto non può sorprendere che il settore delle opere pubbliche e, in particolare, degli appalti sia divenuto il sospettato numero uno come crocevia più importante del diffuso malaffare, che si suppone esistente in Italia. La reazione è stata trasformare le procedure per l’esecuzione di opere pubbliche in una via crucis. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La progettazione dell’autostrada del Sole, che corre attraverso 800 km da Napoli a Milano con un numero sterminato di viadotti e di gallerie, iniziò nel 1955 e la costruzione fu completata nel 1964.
Oggi, per la realizzazione di opere rilevanti, sebbene di dimensioni e impatto infinitamente inferiori, sono necessari tra i dodici e i quindici anni. Le ragioni di un tale insostenibile ritardo sono comunemente individuate nella pletora di controlli e di adempimenti burocratici, cui ogni opera è soggetta. La sfiducia, di cui si è detto inizialmente, ha influito sotto molteplici profili.
In primo luogo, l’esecuzione di un’opera pubblica è stata concepita come un percorso con trappole successive per poter prendere i ladri con le mani nel sacco. Percorso nel quale i controllori finiscono con l’essere più numerosi dei controllati. Basti pensare che, per le opere maggiori, intervengono Comuni, Regioni, vari Ministeri, Sovrintendenze ai beni culturali, Asl, Autorità anticorruzione, Corte dei conti, e, molto spesso, anche l’Autorità giudiziaria, quanto meno per verificare la sussistenza o no del reato di abuso in atti di ufficio, che nonostante le riforme continua a restare largamente indeterminato.
In secondo luogo, sia la responsabilità penale, di cui si occupano le Procure della Repubblica, e sia la responsabilità contabile, di cui si occupa la Corte dei conti e che riguarda anche le ipotesi di mera colpa, hanno raggiunto una tale estensione che, per i rappresentanti degli organismi pubblici, mettere una firma significa assumere un rischio dagli esiti imprevedibili. Di qui una riluttanza diffusa a firmare e la inderogabile richiesta di un occhiuto controllo di tutti gli adempimenti formali, prima di ogni firma. In proposito, non si può dimenticare la dolorosa vicenda di Lorenzo Necci, protagonista dell’ultima grande opera pubblica dell’Italia: l’Alta Velocità. In relazione a quella attività è stato sottoposto ad una quarantina di procedimenti penali e più volte all’onta del carcere. Poi è stato assolto.
Del resto, una palese conferma dell’insostenibilità del sistema viene dalla osservazione di quanto avvenuto per la ricostruzione del Ponte Morandi: sono stati sufficienti appena otto mesi! Ma un tale record positivo è stato possibile solo perché sono stati sospesi, per la realizzazione di quest’opera, tutti i lacci e i lacciuoli di ordine burocratico, che, come si è detto, ostacolano l’esecuzione di un’opera pubblica. La vicenda in qualche misura è stata paradossale. Quello stesso Legislatore, che, pressato dalle mozioni di sfiducia, ha costruito un percorso ad ostacoli, nel momento in cui ha avuto coscienza dell’urgenza dell’opera, ha riconosciuto la totale inefficienza di quel percorso.
È questo il quadro generale, nel quale va considerata la polemica scoppiata tra la Corte dei conti ed il Governo Meloni. Oggetto della polemica è stata la volontà del Governo e delle forze di maggioranza di escludere, con riguardo alla esecuzione delle opere previste dal Pnrr, sia il controllo concomitante, e cioè in corso di esecuzione, da parte della Corte dei conti e sia la responsabilità contabile per le ipotesi di mera colpa.
Per meglio comprendere la vicenda è, anche, opportuno ricordare che, per poter ottenere l’erogazione effettiva dei finanziamenti concessi dall’Europa, è necessario il rispetto di tempi molto ristretti, del tutto incompatibili con le lungaggini burocratiche delle procedure ordinarie. Ecco, quindi, che la posizione del Governo appare ragionevole siccome adeguata all’interesse pubblico, che dovrebbe essere prevalente, di realizzare tempestivamente le opere previste dal Pnrr.
È indubbio, difatti, che il controllo concomitante della Corte dei conti costituisce un appesantimento burocratico. Né appare fondato gridare ad una illecita apertura al malaffare, nel momento in cui resta comunque fermo e indiscusso il controllo successivo. A sua volta, anche l’esclusione della responsabilità contabile meramente colposa è rivolta a contrastare quella diffusa riluttanza alla firma, che molta parte ha nelle lungaggini, che segnano la esecuzione delle opere pubbliche.
Sabino Cassese, intervenendo al Festival dell’Economia di Torino ha affermato: “Ha fatto benissimo il Governo a limitare il controllo preventivo della Corte dei Conti…..Ci sono aspetti di merito sui controlli e di metodo sul modo in cui si è svolta questa vicenda che danno completamente ragione al Governo e dimostrano che bisognerebbe che le grandi corporazioni dello Stato ripensassero al modo in cui agiscono nei confronti dello Stato di cui sono i rappresentanti”.
Dopo queste parole sono subito iniziate le polemiche contro l’illustre studioso, sostenendo che si tratti di un deplorevole tentativo di captare la benevolenza del centrodestra al governo del Paese. Il che dimostra solo che la sfiducia, che ha ormai permeato indissolubilmente determinate menti, non consente di concepire che un uomo, da tutti considerato uno dei massimi maestri del diritto di quest’epoca, che ha ormai raggiunto traguardi altissimi e che certamente non ha ambizioni da coltivare, possa, nell’interesse del Paese, esprimere liberamente le convinzioni, cui lo conducono un equilibrio, una autonomia di pensiero, un sapere ed un’esperienza, con cui pochissimi possono confrontarsi.