Scontro coi fedeli palestinesi
Israele, l’ultima provocazione della destra di Netanyahu: assalto dei coloni alla moschea di Al-Aqsa
Scortati dalle forze di sicurezza. Il governatorato avverte: “I gruppi del terzo tempio stanno preparando nuove azioni”. Il console di Israele a New York contro il candidato sindaco Mamdan
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Scortati dalla polizia hanno vandalizzato il terzo luogo sacro dell’Islam, nel cuore di Gerusalemme. Centinaia di coloni israeliani hanno fatto irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa, scortati dalle forze di sicurezza israeliane. L’incursione, avvenuta nelle prime ore del mattino, ha provocato scontri e momenti di grande tensione tra i fedeli palestinesi presenti e i militari che presidiavano l’area.
Secondo quanto riportato dalle autorità locali, oltre un migliaio di coloni avrebbe attraversato i cortili del complesso, alcuni recitando preghiere ebraiche e riti talmudici in violazione delle disposizioni che regolano l’accesso al sito. Il Waqf islamico, ente che gestisce il luogo sacro, ha denunciato un’ennesima violazione dello status quo che da decenni regola la delicata coesistenza religiosa nella Spianata delle Moschee. Le autorità palestinesi hanno definito l’incursione una “provocazione deliberata” e hanno messo in guardia contro l’escalation di violenza che tali azioni possono innescare. Anche a Gerusalemme Est si sono registrate manifestazioni di protesta, rapidamente disperse dalle forze israeliane.
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Secondo il governatorato di Gerusalemme i “gruppi estremisti del Terzo Tempio”, organizzazioni ebraiche, stanno intensificando apertamente le loro attività attraverso istituzioni religiose ed educative, in particolare la scuola Yeshivat Har Habayit, che ha recentemente diffuso dei video che mostrano “i preparativi per la costruzione del presunto Terzo Tempio”. Tra queste rientrano “l’addestramento dei sacerdoti a offrire sacrifici animali, il confezionamento dei loro indumenti speciali e la creazione di modelli architettonici che rappresentino il presunto Terzo Tempio”, misure che, secondo il documento, mirano a preparare l’opinione pubblica “ad accettare l’idea di una costruzione sulle rovine della moschea di Al-Aqsa”.
Neanche un mese fa, l’8 ottobre, Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale di Israele, uno dei leader dell’ultradestra, si era recato, con una imponente scorta di forze di polizia in assetto di guerra, alla Spianata delle Moschee per “pregare per la distruzione di Hamas, la vittoria in guerra e il ritorno degli ostaggi”. Non è la prima volta che il ministro di ultradestra viola i termini dell’accordo sull’area del Monte del Tempio. Anche lo scorso 3 agosto Ben-Gvir si era recato alla Spianata per una preghiera a favore di telecamere prima della quale aveva dichiarato: “Dal luogo più sacro per il popolo d’Israele e che appartiene solo allo stato d’Israele, affermo che non permetteremo mai la dichiarazione di uno Stato palestinese”.
Da Gerusalemme a New York.
Zohran Mamdani, principale candidato democratico a sindaco di New York, che tutti i sondaggi danno per vincente nel voto di ieri (i seggi chiudono alle 3 di notte in Italia) rappresenta un “chiaro e immediato pericolo per la comunità ebraica” della Grande mela. Lo ha dichiarato alla radio dell’esercito israeliano nel giorno del voto il console generale di Israele Ofir Akunis, ex ministro dell’Innovazione ed esponente di rilievo del Likud, il partito di Benjamin Netanyahu.
Akunis ha affermato che, se eletto, Mamdani permetterebbe ai manifestanti pro-terrorismo, “erroneamente etichettati qui come pro-palestinesi”, di marciare e scatenare rivolte per le strade di New York. Il console ha aggiunto che la sua elezione rappresenterebbe una “minaccia chiara e immediata per le istituzioni ebraiche e le sinagoghe, la maggior parte delle quali sono sorvegliate dal Dipartimento di Polizia di New York, comprese quelle che sono state prese di mira da questi manifestanti in passato. C’è un pericolo chiaro e attuale per la sicurezza delle comunità ebraiche e degli israeliani in visita qui. Un avvertimento dovrebbe essere rivolto a tutte le comunità ebraiche, non solo ad alcune”. Questo perché “tagliare il bilancio della polizia e ridurre il numero di agenti che pattugliano la città dà più margine di manovra ai manifestanti filo-palestinesi”.
Il riferimento è ad alcuni tweet del 2020 in cui Mamdani affermava di voler “togliere fondi alla polizia”. In realtà nel suo programma il candidato dem propone di creare un’agenzia chiamata Department of Community Safety (DCS) della città di New York, con un budget stimato in circa 1,1 miliardi di dollari, che avrebbe il compito di gestire casi attualmente affidati al New York City Police Department che riguardano tematiche come la salute mentale e i senzatetto, liberando così le forze dell’ordine che sarebbero più libere di concentrarsi maggiormente sui crimini violenti.
Il console ha parlato anche con il Jerusalem Post, al quale ha affidato un altro avvertimento: “Ci sono persone che dicono che (nel caso di una vittoria di Mamdani, ndr) prenderanno in considerazione l’idea di vendere le loro proprietà e trasferirsi da New York alla Florida, e sentiamo anche voci che parlano di aliyah“, ovvero il trasferimento in Israele. “Questo fenomeno è molto interessante – ha aggiunto -. Non possiamo ignorarlo, e non so quanto accadrà effettivamente. Per quanto riguarda l’aliyah in Israele, queste voci vengono ascoltate, e ci stiamo preparando al consolato, dando per scontato che Mamdani vincerà davvero e che quegli ebrei e israeliani che parlano di emigrare lo faranno “.