Il caso del primo serial killer italiano
Chi era Pietro Pacciani, accusato di essere il Mostro di Firenze: le figlie, i compagni di merende, la poesia, la morte, la serie tv
Lo chiamavano "il Vampa", già condannato per l'omicidio dell'amante della compagna e per lo stupro delle figlie. Lettere anonime lo segnalarono a chi indagava, morì prima che si potesse chiarire la sua posizione
Cronaca - di Redazione Web
Si chiude come se non fosse ancora finita, la serie Netflix Il Mostro diretta da Stefano Sollima che racconta i delitti del famigerato Mostro di Firenze. Si chiude con l’irruzione nel primo caso di omicidi seriali in Italia della più nota delle persone coinvolte nelle indagini, Pietro Pacciani, che venne condannato e assolto e che morì prima che la sua posizione potesse essere chiarita definitivamente e ogni altra implicazione investigata a fondo. E invece quella del Mostro di Firenze resta in larga parte una vicenda ancora oscura e in sospeso.
La serie racconta le indagini, le piste battute da queste, che partivano dalla ricerca dell’arma che venne utilizzata per la prima volta il 21 agosto del 1968 in un duplice omicidio che venne considerato il primo dei delitti del cosiddetto “maniaco delle coppiette”, in un primo momento”, o “mostro di Firenze”. L’arma era una Beretta serie 70 calibro 22 caricata con proiettili Winchester con la lettera H sul fondello del bossolo. Quella serie di otto duplici omicidi in tutto terminò soltanto diciassette anni dopo, nel 1985. Le vittime erano tutte giovani coppie che si appartavano nella campagna in provincia di Firenze. In alcuni casi l’assassino aveva asportato il pube delle ragazze uccise, a volte anche il seno sinistro.
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Pacciani si trovava in carcere, nel 1991, accusato e condannato per aver stuprato le sue due figlie. Aveva già scontato anni prima una condanna di 13 anni per aver ucciso l’amante della fidanzata, dopo averli sorpresi in atteggiamenti intimi. Era cresciuto ad Ampinana di Vicchio ed era conosciuto come “il Vampa” per il suo carattere irascibile. Anni prima, nel 1985, una lettera anonima richiamava l’attenzione degli inquirenti a indagare su quel personaggio violento e tirannico in famiglia, già all’epoca schedato dalla SAM (Squadra Anti-Mostro) tra le persone che potevano avere il profilo dell’assassino seriale.
Quando venne perquisita la sua abitazione, vennero ritrovati articoli di giornale che parlavano del Mostro, un proiettile calibro 22 compatibile con quelli degli omicidi, il foglio con il numero di una targa. Pacciani venne arrestato nel gennaio 1993, accusato degli omicidi delle otto coppie, l’anno dopo venne condannato dal Tribunale di Firenze per sette di quegli otto duplici omicidi a 14 ergastoli. La sentenza di assoluzione venne annullata dalla Cassazione nel 1996, la Corte ordinò un nuovo processo ma Pacciani morì il 22 febbraio 1998. Altro giallo nel giallo: Pacciani venne ritrovato morto in casa, mezzo nudo, con tracce di un farmaco anti-asmatico nel sangue.
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Successivamente furono arrestati e processati i cosiddetti “compagni di merende”, amici di Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, considerati colpevoli per quattro degli otto duplici omicidi commessi. Successivamente si ipotizzò che gli omicidi fossero stati commissionati, non si escluse nemmeno una pista esoterica. Le famiglie di tre delle vittime, appena tre anni fa, avevano chiesto con due istanze alla Corte d’Assise di Firenze di riaprire le indagini sulla scorta di alcuni dettagli lasciati inesplorati anni prima.
Ormai è un cult la poesia che Pacciani scrisse e che declamò durante il processo. “Se ni’ mondo esistesse un po’ di bene e ognun si honsiderasse suo fratello ci sarebbe meno pensieri e meno pene e il mondo ne sarebbe assai più bello”. La sua implicazione ha sollevato il quesito sulla possibilità che l’identità del Mostro potesse coinvolgere più persone se non un livello di mandanti, dietro le quinte. Sarà sulla pista che lo ha coinvolto il possibile prosieguo della serie tv. Quello del “mostro di Firenze” resta intanto ancora oggi un giallo mai chiarito in tante sue componenti.