Dopo l'ennesima vittima di femminicidio
L’educazione sessuale a scuola all’epoca di Valditara: tra oscurantismo e censura
L’emendamento al ddl Valditara, approvato in Commissione Cultura alla Camera, estende il divieto anche alle scuole medie, cancellando uno degli strumenti più importanti per educare al rispetto, al consenso, alla parità, alla relazione sessuale
Politica - di Irene Manzi
Nel giorno in cui il Paese piange l’ennesima vittima di femminicidio, una giovane donna uccisa per mano di un uomo che non ha accettato la libera scelta della sua compagna, il Parlamento, con la maggioranza, scrive una delle pagine più buie della recente storia scolastica italiana. Con un emendamento al disegno di legge Valditara, approvato in Commissione Cultura alla Camera, si vietano tutte le attività legate all’educazione sessuale e affettiva anche nelle scuole medie, estendendo un divieto già previsto per l’infanzia e la primaria.
Non si tratta solo di una forzatura ideologica: è un attacco diretto all’autonomia scolastica, alla libertà di insegnamento e, soprattutto, al diritto delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi a ricevere un’educazione completa, inclusiva, capace di fornire strumenti per affrontare con consapevolezza e rispetto le relazioni umane. Oggi, mentre servirebbero più formazione e consapevolezza per contrastare la violenza di genere, si imbocca con determinazione, e un incredibile furore ideologico, la strada opposta: quella della censura e del silenzio. Si toglie alle scuole uno degli strumenti più importanti per educare al rispetto, al consenso, alla parità, all’empatia, alla relazione sessuale. E lo si fa proprio nella fascia d’età, quella tra gli 11 e i 14 anni, in cui si cominciano a formare l’identità personale e le prime relazioni affettive e sociali. Una fascia di età che, come dimostrano ricerche e fatti di cronaca, è al centro di una crisi profonda contro cui si fa fatica a trovare risposte adeguate.
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Un recente sondaggio Ipsos, riportato dal Corriere della Sera, rivela che l’80% dei genitori italiani è favorevole all’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva a scuola, anche già a partire dalla primaria. Una maggioranza trasversale, che include famiglie di ogni orientamento politico, e che smentisce la narrazione secondo cui simili percorsi sarebbero imposti “contro” la volontà dei genitori. Al contrario, è proprio la domanda delle famiglie a restare inascoltata, mentre il legislatore sembra piegarsi a una crociata ideologica lontana dalla realtà vissuta quotidianamente da ragazze, ragazzi, genitori e insegnanti. Per decenni, molte scuole italiane hanno promosso, spesso in collaborazione con le ASL, progetti fondamentali su prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze precoci, bullismo, violenza di genere. Ora tutto questo rischia di essere cancellato. E non viene proposta alcuna alternativa. Si sceglie il vuoto. Si sceglie di assecondare la strampalata teoria secondo cui la sinistra vorrebbe indottrinare studentesse e studenti al gender attraverso il lavoro di pericolosissime associazioni. Una posizione grottesca e demenziale che, davvero, non fa onore a chi rappresenta le istituzioni.
La scuola viene ancora una volta trattata come un campo di battaglia ideologico, mentre dovrebbe essere il primo presidio di prevenzione culturale. Vietare l’educazione alla sessualità e rendere più complicato l’accesso a quella all’affettività significa lasciare che a “educare” siano i social, la rete, la pornografia online, le fake news. La jungla dentro cui molte ragazze a ragazzi oggi sono persi e soli. Si nega così ai giovani la possibilità di confrontarsi con esperti qualificati, con figure sanitarie e docenti formati. Una scelta miope e pericolosa, che ci allontana dai migliori esempi europei: l’Italia è oggi uno dei soli sette Paesi UE in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria. Ora, con questo provvedimento, si sceglie non solo di non fare un passo avanti, ma addirittura di fare un drammatico passo indietro.
La destra vuole un’educazione che parli solo di “rispetto” dentro l’educazione civica, svuotando però di contenuti ogni riferimento concreto a sessualità, affettività, relazioni. Ma senza parole chiare e strumenti adeguati, il rispetto resta un’astrazione. Un medioevo culturale ed educativo di cui la destra dovrà assumersi la responsabilità. Non possiamo accettare che il nostro sistema educativo venga piegato a una visione oscurantista, che si traduce in una grave negazione di diritti fondamentali. Le nuove generazioni hanno bisogno di una scuola che le aiuti a capire sé stesse e il mondo che le circonda, non di una scuola che le lasci sole davanti alle sfide più complesse della crescita. Per questo daremo battaglia in parlamento per non far passare questa scelta vergognosa sotto silenzio. Per una scuola che sia luogo di educazione libera, laica, civile. Perché dove si censura la conoscenza, si alimenta l’ignoranza. E dove manca l’educazione, cresce la violenza.
*Responsabile nazionale scuola del Partito democratico