La Striscia dopo l'accordo
Militari italiani a Gaza, la forza di interposizione e i carabinieri al valico di Rafah: “Ma il governo Meloni era invisibile durante la distruzione”
A Palazzo Chigi la task force sugli aiuti. Confusione sul riconoscimento: "Stato di Palestina più vicino ma con Hamas è difficile". Abu Mazen atteso a Roma, Israele non apre il passaggio verso l'Egitto
Esteri - di Redazione Web
Apre alla possibilità di militari italiani come forza di stabilizzazione nella Striscia di Gaza. “Abbiamo sempre tenuto vivo il dialogo con Israele e Anp” e “il ruolo attivo dell’Italia per la pace è stato riconosciuto, a partire dagli Usa”, le parole del ministro degli Esteri e vice primo ministro del governo Meloni, Antonio Tajani, alla Camera, in un’Aula semideserta. Sostegno all’operazione da parte delle opposizioni, a partire da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Tajani ha lanciato un appello all’unità politica sulla forza di interposizione. I dem si sono detti pronti a sostenere la missione anche se l’esecutivo di centrodestra “parla di ricostruzione ma era invisibile durante la distruzione” secondo il partito più forte all’opposizione. Per Giuseppe Conte, ex premier e leader del Movimento 5 Stelle, “adesso l’Italia potrebbe svolgere un ruolo a Gaza: abbiamo dei professionisti apprezzati sempre in tutto il mondo con una capacità di dialogo e la capacità straordinaria di realizzare un processo di pacificazione con le popolazioni locali”.
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Otto carabinieri parteciperanno intanto alla missione Eubam Rafah (European Union Border Assistance Mission), quella che supervisionerà la riapertura del valico che collega la Striscia con l’Egitto. La missione era stata lanciata nel 2005, sospesa nel 2007, riattivata a inizio 2025. I militari italiani partecipano con un contingente di otto Carabinieri inquadrati nella Forza di Gendarmeria Europea (Eurogendfor), insieme a personale della Guardia Civil spagnola e della Gendarmerie francese. Collaborano all’addestramento e formazione del personale dell’Anp e supporto ai compiti di sicurezza. Secondo il Guardian, tuttavia, l’agenzia di aiuti militari israeliana Cogat che l’apertura del valico sarà annunciata prossimamente ma che gli aiuti non transiteranno da quel varco.
Alla riunione di governo, presieduta da Tajani, su delega della premier Meloni, presenti i ministri dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini, dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, della Salute Orazio Schillaci, degli Affari Regionali Roberto Calderoli, della Disabilità Alessandra Locatelli, della Protezione Civile Nello Musumeci, nonché il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i vertici dell’intelligence, il Capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano e rappresentanti del ministero della Difesa e del ministero dell’Istruzione. Il governo si prepara anche all’invio di 100 tonnellate di aiuti umanitari, la spedizione più sostanziosa finora, come annunciato dal ministro Lollobrigida. La Protezione civile, ha spiegato il ministro Musumeci, può “allestire in pochi giorni un ospedale di campo e approntare delle casette prefabbricate modulari per ospitare famiglie anche a medio termine”. Valditara ha assicurato l’impegno sulla “ricostruzione delle scuole di Gaza” e la sua collega Bernini ha proposto tra l’altro “l’attivazione di corsi a distanza, con atenei tradizionali e telematici e la costruzione di un’università nella Striscia”.
“Adesso vogliamo continuare a lavorare per costruire e rafforzare questa tregua, per trasformarla in una pace più solida. Due obiettivi molto chiari: mantenere sempre vivo il dialogo tra le parti e alleviare per quanto possibile le sofferenze della popolazione civile palestinese”, ha spiegato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Il Mattino nel giorno in cui al Palazzo Reale di Napoli si apre l’11esima edizione della Conferenza Med Dialoghi Mediterranei. “Abbiamo potuto svolgere un ruolo attivo perché in questi mesi abbiamo preservato canali di dialogo sia con Israele sia con l’Autorità Nazionale Palestinese”. A Napoli ci saranno anche la ministra degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese Varsen Aghabekian Shahin e il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar.
Lo scenario: mettere in sicurezza il territorio nella prima fase, quella precedente alla ricostruzione. Alla quale lo stesso ministro degli Esteri e vice primo ministro aveva subito chiamato presente l’Italia, a poche ore dall’annuncio dell’accordo da parte del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “L’Italia è pronta a fare la sua parte – aveva detto il vicepremier a Rainews24 – sia per la ricostruzione, sia per gli aiuti umanitari, sia per la formazione della futura classe dirigente palestinese. Siamo anche pronti a dare un contributo militare per una forza internazionale che possa unificare Gaza e Cisgiordania”.
La Farnesina ha individuato in Bruno Archi il nuovo inviato speciale della Farnesina. A Palazzo Chigi, la task force ha delineato una tabella di marcia con linee di intervento su sanità, istruzione, agricoltura, sicurezza e intelligence dopo che a Sharm El Sheikh, in Egitto, dov’era volata per il vertice con Trump, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato un paper sulla ricostruzione che sarà presentato prossimamente. Tajani annunciato “un primo pacchetto di aiuti da 60 milioni di euro”, una prima missione tecnica della Farnesina arriverà a Gerusalemme, a seguire sarà a Ramallah, in Cisgiordania, e in Giordania. Tajani ha aggiunto, a Montecitorio, che l’accordo potrebbe accorciare i tempi per il riconoscimento dello Stato palestinese ma anche che “finché c’è Hamas è difficile poterlo fare”. Abu Mazen, Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, è atteso il 7 novembre a Roma. Dovrebbe essere ricevuto a Palazzo Chigi e al Quirinale.