A 40 anni dal sequestro della Achille Lauro

Storia di Sigonella, il giorno in cui l’Italia conquistò l’indipendenza

Craxi disse no a Reagan e fece circondare i marines dai carabinieri. Poi andò in Parlamento, difese la Resistenza palestinese, citò Mazzini e si prese l’ovazione dei nemici di sempre: i comunisti

Politica - di Bobo Craxi

9 Ottobre 2025 alle 18:00

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Storia di Sigonella, il giorno in cui l’Italia conquistò l’indipendenza

Nella celebrata notte di Sigonella, e soprattutto nella coda finale, decisiva, di quell’incidente diplomatico fra l’Italia e l’USA, altamente rischioso, il diritto internazionale non fu fatto valere “fino ad un certo punto” ma venne rispettato tutto intero. É forse la pagina più nobile scritta da mio padre Bettino nella sua lunga carriera politica. Sicuramente la più difficile, perché a principi di carattere generale – come sono quelli contenuti nel diritto internazionale – si univano profonde convinzioni politiche e personali: la salvaguardia delle vite umane, il rapporto di lealtà nei confronti degli alleati internazionali occidentali e mediterranei, la comprensione della legittima aspirazione di un popolo di muoversi per la sua autodeterminazione, la difesa dell’integrità della sovranità della nostra Patria. Oltre a questo c’era la necessità di dare giustizia, assicurando ad un tribunale italiano la possibilità di pronunciarsi su un efferato assassinio e su un sequestro illegale di una nave da crociera.

Questa, che appare un’agenda  vasta per un periodo lungo, dovette essere affrontata in poco meno di una settimana, in un pugno di minuti e di ore, sotto la pressione di governi stranieri, di alleati politici italiani, di forze chiare ed oscure che remavano contro, come spesso accade in queste occasioni, affinché non si addivenisse ad alcuna soluzione in un caso assolutamente intricato nel fumoso caleidoscopio mediorientale che oggi come allora  appare confuso e senza prospettive di soluzioni durature, nonostante gli sforzi compiti da metà degli anni ottanta sino ai primi anni del duemila. La paziente tela con la quale l’Italia mantenne un equilibrio nella zona mediorientale era oggetto di attenzioni e di incursioni, come dimostra la presenza di forze oscure protagoniste della scena mediorientale anche all’interno della stagione dove prevalse la strategia della tensione. Soggetti arabi, agenti israeliani sulla scena di diversi delitti, attentati, stragi il cui reale svolgimento rimase spesso senza mandanti e colpevoli acclarati.

Ricevere Yasser Arafat (che per la verità andò anche da Papà Wojtyla) in parlamento fu per i due segretari della sinistra italiana, Craxi e Berlinguer, considerato più che un azzardo. Mio padre conosceva Abu Ammar (Arafat) dalla fine degli anni 50; il giovane dirigente palestinese partecipava alle riunioni universitarie della cosiddetta Unione Democratica che racchiudeva tutte le esperienze giovanili del fronte progressista di chiara influenza sovietica.  Fu questa dimestichezza di rapporti che contribuì negli anni a rendersi ai suoi occhi sempre più affidabile come interlocutore, soprattutto una volta conquistata la guida del governo italiano. L’Olp doveva cambiare strategia, abbandonare la sterile strategia della lotta armata senza sbocco per avviarsi ad una capacità negoziale che fondasse la sua forza sulla diplomazia politica e sul consenso derivato dall’internazionalizzazione della lotta palestinese. Al Fatah, l’Olp erano un gruppo di disperati, sbandava perché senza un punto di appoggio politico affidabile e sicuro.

Quando negli anni ‘80 si affermano nel Mediterraneo leadership socialiste, cambia la prospettiva anche per la lotta palestinese che infatti viene a più riprese ostacolata dal fronte progressista ancora legato a Mosca e dagli oltranzisti fondamentalisti (quelli che poi divennero Hamas). La genesi del sequestro dell’Achille Lauro sta tutta in questa chiave, fu un attentato alla nuova linea palestinese e fu un modo per cercare di mettere in difficoltà l’Italia. Fu l’assassinio di un cittadino americano di origine ebraica, che aveva collaborato nel suo passato con il servizio di sicurezza israeliano, che modifica i termini della questione relativa a quel sequestro.  Improvvisamente tanto i palestinesi del dialogo quanto il governo che più si è esposto alla ricerca di quel dialogo si trovano in una trappola infernale. La vita dei passeggeri in bilico era la metafora della posizione politica che prediligeva il dialogo allo scontro radicale, e che in quel momento veniva smentita dai fatti, ovvero da coloro che nel conflitto vedevano l’unica soluzione della questione israelo-palestinese.

Mio padre non attribuiva le cause del rovescio politico che lo ha raggiunto negli anni 90 alla sua condotta lineare nel caso di Sigonella. Certamente andava fiero di ciò che aveva fatto, tanto più che all’inizi di ottobre del 1985 si trovò disarcionato per avere difeso la vita di quegli italiani, privo di una maggioranza politica e contestato da ampi settori della destra italiana, del centro moderato, della stampa che cercò nella condotta del governo più i difetti che le virtù. La verità è che fu una pagina nobile, forse una delle prime scritte nell’Italia del dopo guerra da un paese che era uscito dal secondo conflitto mondiale sconfitto ed umiliato, incapace di rialzare la testa e di dire la sua esercitando pienamente la propria sovranità nazionale. Quel che ancora mi colpisce è che questa condotta politica fu assunta senza alcuna retorica: fu accolto con favore da una parte della sua maggioranza e dai banchi della sinistra comunista proprio nei mesi nei quali era in corso una dura polemica  che era seguita alla vicenda di San Valentino.

Mio padre, che era amante della storia patria, non ebbe alcun pudore a paragonare la lotta irredentista palestinese a quella del Risorgimento italiano, commemorando la figura di Giuseppe Mazzini dinnanzi ai banchi repubblicani che reagirono esterrefatti.  “.. Mazzini nel suo esilio, lui uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva, disegnava e progettava gli assassini politici: questa è la verità della storia e contestare a un movimento che voglia liberare il proprio paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro alle leggi della storia…”. Parole che riascoltate oggi potrebbero apparire eversive o insurrezionali se non si vuole comprendere sino in fondo le cause dei conflitti irrisolti del nostro tempo, verso i quali siamo sempre portati ad esprimere giudizi facili, semplici, ignorando la complessità delle questioni. Oggi la situazione è bloccata da una perversa alleanza distruttiva che vede  tra le forze coinvolte un pezzo  del sofferente mondo ebraico. E persino la consegna di aiuti umanitari è stata colpita e demonizzata da una parte del mondo occidentale che rifiuta di affrontare la complessità della lunga storia che ha devastato il medio oriente. Quando faccio capolino al cimitero di Hammamet, e leggo le firme lasciate sul registro dei visitatori, mi è capitato di scorgere negli anni quella di qualche cittadino italiano che recitava grosso modo così : “grazie per aver difeso la nostra sovranità nazionale nella notte di Sigonella”. Sulla pagina successiva ce n’era un’altra di un anonimo arabo scritta in francese “ grazie per aver difeso la causa del popolo palestinese” .

9 Ottobre 2025

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