La prima donna Arcivescovo
Chi è Sarah Mullally, l’arcivescova di Canterbury nel mirino della Chiesa reazionaria
I social cattolici di destra all’attacco di chi plaude alla scelta della Chiesa anglicana “colpevole” di aver designato la troppo inclusiva Sarah Mullally
Esteri - di Fabrizio Mastrofini
Cosa può diventare un post su X? Un esempio di disinformazione e malafede, strumentalizzato ad arte? E naturalmente senza interpellare l’autore, il che è la prova provata del tentativo di spingere i propri followers verso una direzione ideologica. Il caso è personale, ma l’esempio vale come dimostrazione della tendenza generale sui social media quando si scrive senza freni. Il 3 ottobre arriva la notizia della nomina di Sarah Mullally ad arcivescovo di Canterbury, prima vescovo donna ad entrare in questa carica. Il mio post è questo, dal mio account personale: “GREAT decision. Very important. A positive, inclusive sign for Europe, for the whole world and Religions!” (“GRANDE decisione. Molto importante. Un segno positivo, inclusivo per l’Europa, il mondo, le religioni”).
Cosa diventa? Un post scandaloso con 57mila visualizzazioni e qualche decina di commenti. Il più gentile è “vergogna”. È una dichiarazione scandalosa perché la nuova arcivescovo di Canterbury è, ovviamente, pro-aborto e pro-Lgbtq. Da dove verranno prese queste informazioni non si sa, forse dal fatto stesso che è anglicana, quindi per definizione. Il mondo dei social è massimalista. Ma torniamo alla vicenda e alla disinformazione. Che comincia con Michael Haynes (che ha cambiato incarico da Ewtn all’agenzia stampa PerMariam.com), e attribuisce rilievo al post perché è convinto che il mio lavoro sia come responsabile della comunicazione della Pontificia Accademia per la Vita. Quindi avremmo una dichiarazione ufficiale del Vaticano. Addirittura. Poi Haynes capisce di avere sbagliato perché ho cambiato ufficio, e si corregge. Ma non basta per il seguito dei commenti negativi. Il più gentile è che dovrei venire licenziato.
Ma non finisce qui. Oltre ai soliti che prendono per valido il mio incarico alla Pontificia Accademia per la Vita (terminato l’1 settembre, per la cronaca). Ce ne sono altri che mi definiscono “responsabile dei contenuti” nel Dicastero per la Comunicazione. Ad esempio lo fa il blog “Messa in latino”. Al quale è necessario spiegare che non è vero e che “responsabile dei contenuti” è un titolo che dice niente. Per loro che correggono, dozzine di altri prendono tutto per buono e valido e continuano il diluvio dei commenti negativi. Ma anche “Messa in latino” è un caso significativo di informazione che piega verso il malevolo. Infatti correggono la mia qualifica, derubricandoni da “responsabile dei contenuti” a uno che lavora in Vaticano, uno qualunque – dunque non si capisce perché sarebbe importante – però dicono che il mio post è un “bizzarro” commento. E fanno loro stessi una “bizzarra” traduzione, la seguente: “Ottima decisione. Molto importante. Un segnale positivo e inclusivo per l’Europa, per il mondo intero e per le religioni!”.
Se chi legge è attento, potrà vedere che di “bizzarro” qui c’è la traduzione di “Messa in latino”, perché “GREAT decision” non si traduce con “ottima decisione”. Con “ottima” viene attribuita una qualità che non esiste. Quindi si manipola l’autore e il lettore, indotto a vedere qualcosa che non c’è. È un caso esemplare di disinformazione e distorsione. Da tenere presente che lo stesso effetto non ce l’ha la dichiarazione del cardinale Koch, questa sì una dichiarazione ufficiale vaticana. Dunque in rete si è prodotta una singolare inversione: un post di uno che lavora lì, uno qualunque, diventa più importante della dichiarazione ufficiale del cardinale. Da notare – inserisco un elemento più personale – che quando ho parlato al telefono con Luigi Casalini (peraltro un’amabile persona) si è riferito al mio post come a una “dichiarazione”. L’equivoco è molto singolare: un post è un post, non una dichiarazione. E un singolo dipendente senza incarichi specifici, non fa dichiarazioni. Sarebbe semplice da capire, se non ci fosse una punta di malafede.
Ma veniamo all’elemento di notizia. Un acuto commentatore come Matteo Matzuzzi, Il Foglio, si chiede se la “importante” decisione di cui si parla nel post incriminato, sia nel fatto di avere una donna come arcivescovo di Canterbury. In questo caso, fa intendere il giornalista, sarebbe un po’ triste. Ebbene anche qui si fa finta di non capire: qualsiasi nuovo arcivescovo di Canterbury è una importante decisione. In questo caso il fatto di avere nominato una donna, per la prima volta, è certamente più significativo. La nuova arcivescovo è a favore dell’aborto e del matrimonio per le persone dello stesso sesso? Vedo solo su Sky news in inglese che la nuova arcivescovo ha dichiarato dopo il voto: “Questo è un momento di speranza per la Chiesa. (…) Prego che quanto concordato oggi rappresenti un passo avanti per tutti noi all’interno della Chiesa, comprese le persone Lgbtq+, mentre continuiamo a impegnarci a camminare insieme”. Che è soltanto, a mio avviso, una dichiarazione di inclusione, spero condivisibile da tutti i nostri lettori.