La nuova offensiva israeliana

Siria, raid israeliani su Damasco: bombardato palazzo presidenziale e ministero della Difesa dopo gli scontri tra drusi e beduini

Esteri - di Redazione

16 Luglio 2025 alle 15:56

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Siria, raid israeliani su Damasco: bombardato palazzo presidenziale e ministero della Difesa dopo gli scontri tra drusi e beduini

Dopo giorni di bombardamenti, anche intensi, nel sud della Siria, mercoledì l’esercito israeliano ha alzato il tiro. Le forze di difesa hanno colpito il ministero della Difesa nella capitale Damasco: in un primo momento alcuni droni hanno colpito l’ingresso dell’edificio, poi sono seguiti diversi bombardamenti sempre più intensi sempre nella stessa area nel cuore della capitale. Al momento non è noto il bilancio degli attacchi, né se vi sono persone ferite o morte.

Un attacco “rivendicato” dal ministro della Difesa Israel Katz, che su X ha pubblicato il video che mostra una presentatrice tv siriana sorpresa dall’attacco al ministero della Difesa, sobbalzare sulla sedia del suo studio e cercare riparo dopo il raid.

 

Successivamente è finito sotto attacco anche il palazzo presidenziale di Damasco, noto come il “Palazzo del Popolo” e utilizzato dal presidente siriano Ahmed al Sharaa.

L’offensiva israeliana in Siria va avanti da giorni, in cui l’esercito israeliano ha bombardato in più occasioni le forze di sicurezza siriane nella regione di Suwayda e la città stessa, nel sud della Siria, dove è in corso uno scontro violentissimo tra la comunità drusa, storicamente protetta da Israele, che da anni occupa militarmente le Alture del Golan al confine con la Siria e che negli ultimi mesi ha creato una “zona cuscinetto” tra lo stato ebraico e il Paese che ha visto cadere il regime di Assad, e quella sunnita beduina.

Scontri che secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione non governativa con sede a Londra ma dotata di una rete di attivisti sul terreno, avrebbe provocato oltre 300 morti nell’area di Suwayda: a perdere la vita secondo la Ong 69 combattenti drusi e 40 civili, di cui 27 vittime di “esecuzioni sommarie da parte di membri dei ministeri della Difesa e dell’Interno”. Inoltre, sono morti anche 165 membri delle forze governative, 18 combattenti beduini e 10 membri della sicurezza siriana in seguito a raid israeliani.

L’intervento militare israeliano in Siria viene “motivato politicamente” proprio dalla volontà di difendere la popolazione drusa. “Stiamo operando per salvare i nostri fratelli drusi”, ha scritto in un comunicato alla stampa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha inoltre lanciato un appello ai drusi di cittadinanza israeliana di non entrare in Siria, dal momento che corrono il rischio di essere sequestrati o uccisi.

Dopo la caduta di Bashar al Assad lo scorso dicembre e la conquista del potere di Ahmad al Sharaa e del gruppo islamista Hayat Tahrir, quello che un tempo si faceva chiamare Abu Mohammed al Jolani e con un passato da militante nello Stato Islamico e in Al Qaeda, aveva promesso di voler essere garante delle minoranze del Paese, compresa quella drusa. Quest’ultimi però si dicono preoccupati da possibili attacchi settari, in particolare quelli dei beduini, tribù nomade sunnita diffusa in Siria come in diversi Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente.

L’unica certezza è che l’attacco odierno nel cuore di Damasco, colpendo l’edificio che ospita il ministero della Difesa e il palazzo presidenziale, rappresenta una prima notevole escalation rispetto ai bombardamenti nel sud siriano dei giorni  scorsi, soprattutto nei rapporti diplomatici tra lo stato ebraico ed il governo del presidente “ad interim” di al Sharaa.

Di fronte a nuovi rischi di un conflitto nell’area arrivano i messaggi di Unione Europea e Stati Uniti affinché si plachino le violenze.  “Esortiamo tutti gli attori esterni a rispettare pienamente la sovranità e l’integrità territoriale della Siria”, ha detto un portavoce del Servizio per l’Azione esterna dell’Ue in una nota, aggiungendo che “l’Ue è allarmata dai continui scontri a Sweida, che hanno causato numerose vittime, e condanna fermamente le violenze contro i civili segnalate. Esortiamo tutte le parti ad attuare immediatamente l’accordo di cessate il fuoco raggiunto ieri, a proteggere i civili senza distinzioni e a porre fine ai discorsi d’odio e settari”. Poi sottolinea che “le autorità di transizione hanno la responsabilità di allentare la tensione e ripristinare la calma, di garantire la responsabilità per tutti i crimini e di portare avanti una transizione inclusiva. L’Ue è pronta a fornire assistenza”. Anche da Washington il segretario di Stato Marco Rubio aggiunge che gli Stati Uniti sono “molto preoccupati” e l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Tom Barrack, chiede che “tutte le parti facciano un passo indietro e si impegnino per un dialogo significativo che porti ad un cessate il fuoco duraturo”.

di: Redazione - 16 Luglio 2025

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